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LUIGI D’AMATO

Fine secolo, 1999, Torresi in Cina I D’Amato

Luigi D’Amato, un signorile paperone d’Italia (cosi battezzato dal Corriere del Mezzogiorno) che ama le sfide
Pechino 12 novembre ’99

Comincio da sottozero

Non può dirsi vero uomo chi non si e cimentato almeno una volta nella vita su un tratto impervio della Muraglia Cinese, parole di Mao, almeno a detta di Li, nostra guida di Pechino -.
In coppia o uno per volta, i componenti del gruppo, a prescindere dall’età e dalle condizioni fisiche, ne fanno il tratto meno arduo (si fa per dire!).
Affannati, riposano sulla prima piazzuola e, se pur tentati dalle sinuosità rotondeggianti delle curve, dall’aria che spira pura e frizzante, dal paesaggio incomparabile (una specie di Langhe cinesi che alternano prati sempreverdi e vallate allettanti a montagne pizzute e lusinghe a larvate minacce) se pur tentati, dicevo, dal fascino dell’andare "oltre", la seconda salita e decisamente per pochi.
Le ore post-prandium non sono d’altronde le più invitanti a tanta fatica e il vento soffia e... come si farà a discendere?
Breve sosta e una figura fasciata in cappotto antracite estrae dalla tasca un berretto anch’esso scuro, di maglia, lo calza ben aderente al capo e, con determinazione, passo lento, inesorabile, cadenzato, si dona, tutto solo, sbattuto dal vento, all’avventura della Grande Muraglia.
E Luigi D’Amato. Una figura espressionistica, alla Munch per intenderci, che, malinconica, avvolta nelle spire di una natura tormentata e tormentosa, si staglia, sempre più minuscola, fino a sparire, contro il cielo azzurrissimo. Un puntino che si disperde, inghiottito dalle curve di quest’opera immane che continua per chilometri e chilometri a perpetuare una storia sintomatica, iniziata come difesa, ma anche un giuoco molto serio incompiuto, pieno di significanze, senza fondo, che ti perde.
Una meraviglia del mondo che sopravviverà, cosi ci piace pensare, alla stessa fine del mondo.
Gigi D’Amato, anche se potrebbe prendersela comoda, sotto 1’apparente pacatezza e il sorriso aperto e cordiale, e un irrequieto alla ricerca di quell’ideale irraggiungibile di dolcezza non ottenuto durante 1’infanzia nella famiglia numero- sa e pia dove contava più instillare nei ragazzi e far rispettare i sani principi e recitare all’unisono monocordi misteri dolorosi che dispensare dolcezze.
Ha un refrain ricorrente:
Ama raccontare agli intimi il suo Grande Incontro con la dolcezza. Tanto tempo addietro, ragazzo suppergiù tredicenne, usava giuocare a pallone con i compagni nello spiazzo all’aperto dell’oratorio parrocchiale. Un giorno, sospinto con veemenza, il pallone, attraverso un nespolo fronzuto, ha colpito con fragore i vetri di una finestra al piano rialzato prospiciente all’oratorio.
Si spalancano di colpo i battenti e, invece di una gragnuola d’improperi, visione delle visioni!, il mezzo busto d’una incantevole giovane donna assonnata, in impalpabile camiciola da notte.
Erano le prime ore di un rovente pomeriggio vesuviano e la voce di lei, impastata di sonno, con dolcezza celestiale: "Ragazzi, siate buoni, la smettete? Sono stanca, mi fate dormire? Vi pregooo!". Dietro di lei, il brontolio irritato "ma chi e?" di suo marito.
Luigi, pur timidissimo e rispettoso della privacy altrui, confessa che più volte, in seguito, si e procurato il piacere di rivedere e risentire la sensazione struggente generata dalla sposa, facendo rimbalzare a bella posta la palla sui vetri della fatidica finestra. Nella sua vita, quella donna e stata un mito, un modello femminile irraggiungibile.
Probabilmente in ogni donna che andò ad incontrare, ricerco quel lontano modello di tenerezza proibita legata all’infanzia. Fortuna per lui che alla sentimentalità negli affetti non ne corrisponda altrettanta negli affari.
Infatti ti sorprende per repentine decisioni che gli cambiano la vita anche in maniera drastica e scomoda. Per gli amici Gigi e un vincente con forte intuito, che ama le sfide. Pure quando sembra che la visceralità abbia il sopravvento, anche se innamorato di un suo bene, se ha sentore che la situazione non tira e gli viene fatta un’offerta vantaggiosa, non ha dubbi. Banditi i sentimentalismi, aliena il bene.
Questo gli permette di ricominciare, di riesprimersi, di darsi nuovi traguardi.
La tensione e, per tipi come lui, dotati fra 1’altro di forte senso estetico, il sale della vita.
In questa ottica Luigi vive da un paio di anni a Roma dove ha aperto una succursale della storica sede della Compagnia di Piazza Municipio a Napoli, che divide con il fratello Giuseppe. E Luigi, come tutti i sensibili, pur con frequenti ribellioni a regole familiari troppo drastiche, alla fine conviene che il fratello saggio Giuseppe, maggiore di lui di circa venti anni, fratello-padre contestato, pero adorato e rispettato perché, come dice pure Angelo, figlio di Giuseppe, alla fine, dopo tutte le contestazioni possibili, bisogna convenire che papa "ha sempre ragione".