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mezzogiorno, la quale spingendo in aria immensa quantità di lapilli cagiono quasi per 2 ore una così densa pioggia di lapilli e ceneri ...». Duca della Torre (1794).

L’attività effusiva delle altre bocche e testimoniata dai seguenti brani:

«... le quattro (bocche N.d.R.) seguenti ... vomitarono un torrente immenso di lave ardenti alzando in aria nembi di nero fumo, di roventi pietre ... baleni ... tuoni ... saette, che faceano tremare tutto il circondario ... come (N.d.R.)... effetti di un incessante terremoto... Si confondevano ... l’esplosione di codeste bocche che ... sembravano formarne una sola . Caneva (1794)

Apert’erano cinque grandissime bocche verso mezzogiorno ... le quali per lo spazio di un quarto d’ora in circa formarono due lunghissimi torrenti di fuoco, avendo preso il loro cammino verso ponente ...». Bernardino (Fr.) della Torre (1794).

«... alla falda di detto Monte aperte si sono cinque grandissime bocche, e quasi un miglio distante da queste, alla volta di ponente aperte si videro altre tre voragini, le quali unite con le cinque sgorgarono otto ampissimi torrenti di fuoco ...». Bernardino (Fr.) della Torre (1794).

«... Ad ore 3 della notte dei 15 Giugno dalla descritta fenditura, che formò sette bocche, cominciò la lava a correre per tutta la notte ...». Duca della Torre (1795).

«... Il monte s’era squarciato verso la metà del cono che forma la sua vetta, dalla parte austro-occidentale ... che riguarda Resina e la Torre del Greco. Lo squarciamento ... era composto ... di cinque aperture, poco discoste tra loro ... Da una di esse vedevansi uscire vivacissimamente, mescolate con grosse pietre infocate ... le altre quattro poi, oltre al lanciare in aria un diluvio di cenere e lapillo, vomitavano un impetuoso torrente ossia lava di materia ignea ...». Olivieri (1794).

«... Allora verso la base occidentale del cono ... si aprì una bocca, da cui si vidde sortire un torrente di fuoco. Presso di essa e nella sua medesima direzione si scorgevano ancora altre quattro bocche, dalle quali erano lanciate in alto con fremito delle si roventi pietre, che sembravano fiamme, e le loro esplosioni si confondevano ... da taluna di queste bocche si vedevano sortire de’ getti di materia, che sembrava fluida allungandosi nell’aria a guisa di una molle pasta, cosicché si può arguire, che fossero parti della lava corrente ... Allorché questa incomincio a scorrere, sul pendio del monte comparve un voluminoso vortice di nero fumo, il quale a misura che si sollevava nell’aria, prendeva la forma di un grandissimo pino ... In questa nube piniforme, che comparve nel principio dell’eruzione, e la di cui base poggiava sulla fenditura stessa da cui sgorgava la lava ... Seguendo però a scorrere la lava, svanì l’apparenza del pino. Le sue parti più grossolane caddero in forma di lapillo ... ne’ contorni del Vesuvio, l’altre rimasero ondeggianti e come sospese nell’aria ...». «... Verso la sorgente di questo fiume di lava seguivano continuati ed altissimi getti di materie infocate che divergendo a misura ... si sollevavano in alto ... voluminosi globi di denso e nero fumo ... Intorno allo spuntar del sole si perde di vista il vertice del Vesuvio ... coperto da una densa nuvola in cui si vedevano de’ frequenti lampi. Questa a poco a poco s’andò dilatando ed ingombrò tutto il Golfo di Napoli. Dessa era formata di una copiosa minutissima sabbia che qui chiamano cenere ...». Breislak R. Winspeare (1794).

 

La fase eruttiva: i flussi lavici

Le lave che sgorgarono dalle bocche ben presto si organizzarono in rivoli che con gran velocità cominciarono a scorrere lungo il versante vulcanico (fig. 11) dapprima in direzione di Resina (Ercolano) e poi, evidentemente per qualche impedimento nella topografia dei luoghi, deviarono verso Torre del Greco. Questa infelice città fu raggiunta, dopo circa sei ore, ed invasa per circa quattro quinti dalla lava che causò grande distruzione. Il torrente lavico terminò la sua corsa nel mare avanzando in esso per qualche centinaio di metri (fig.12).

«... Appena la lava cominciò a scorrere dalla squarciatura del monte si formarono sulla corrente quattro colline rilevate in forma di coni, in ciascuna delle quali vi era il suo cono rovescio a guisa di cratere, la terza però aveva l’apice terminato in due bocche separate e distinte. La profondità di questi coni era grande ... Alcune di queste colline sono contigue ... poche ore dopo che la lava aveva cominciato a sortire dalla base occidentale del cono, un ’altra si aprì una strada alla base orientale ... in distanza di due miglia in circa ... nel punto diametralmente opposto, in un piano però alquanto più basso e più distante dal vertice del cono...». Breislak (1798).