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CRONISTORIA DELL’ERUZIONE DEL 1794
La fase pre-eruttiva

Dal precedente brano di Tata e dagli altri che seguiranno si evince che già da diverso tempo, valutabile nell’ordine di circa sette-nove mesi, non vi era al Vesuvio alcuna palese manifestazione eruttiva degna di rilievo.

«... da otto mesi avea serbato un profondo silenzio, non avendo tramandato né fumo, né fuoco ...». F.M.D.C.A.T. (1794).

«... il nostro Vesuvio da circa nove mesi stavasi in un perfetto silenzio e appena in qualche dì sfogava ... mandando alcun poco di fumo dalla sua cima ... >>. Anonimo (1794a).

«... da più mesi vedovasi (il Vesuvio; N.d.R.) quietissimo ...». Anonimo (1794b).

«... il Vesuvio ... sin da 8 mesi se ne stava in silenzio, ed aveva chiusa della stessa sua bituminosa materia la bocca superiore ...». G.M.C. (1794).

«... Erano più mesi che il Vesuvio appena cacciava del fumo, e due, o tre mesi prima dell’eruzione, nemmeno mandava del fumo ...». Scotti (1794).

«... Questo spaventevole monte ... avea da sette mesi in circa cessato di emettere gl’infocati bitumi ... neppure compariva nella sua bocca il fumo solito ad uscir fuori. Compariva di tanto in tanto qualche nuvoletta di fumo ...». Petrizzi (1794).

Solo Caneva (1794) documenta una normale attività solfatarica
– <<... vapori ... sostanze saline e zulfuree ... sparse intorno al cratere ... senza strepito ... » – esplicatasi in <<... più mesi ...»,
nel breve periodo che precedette l’eruzione.

Informazioni sullo stato meteorologico dei luoghi interessati dall’eruzione ci vengono fornite da diversi cronisti, alcuni dei quali collegano l’approssimarsi dell’evento eruttivo allo stato di particolare calma meteorologica che da diversi mesi interessava l’intera area vesuviana. Si tenta, quindi, di erigere a fenomeno premonitore di imminente sciagura la mitezza dell’inverno trascorso e l’anticipato caldo primaverile che avrebbe comportato anche una mancanza di piogge fino a pochi giorni prima dell’eruzione. In realtà, nelle parole dei cronisti non si rilevano elementi particolari capaci di indicare fenomeni veramente precursori dell’eruzione.

«... L’inverno dell’anno presente è stato in Napoli, sotto la fine di Dicembre e principio di Gennaio, piovoso e accompagnato da soliti venti australi. Alla metà di Gennaio a tutto Marzo si ebbe ... prematura primavera con delle giornate serene, asciutte, secche, sotto la metà di Aprile cominciarono le piogge e l’incostanza del tempo ... Questi furono i fenomeni atmosferici fino a 12 Giugno corrente ...». F.M.D.C.A.T. (1794).

«... Dopo un verno niente tempestoso, ma piuttosto ... temperato e sereno ... Pari al verno essendo succeduta una primavera anticipata e secca ci offerì giornate amenissime ... quiete e calde ... gli uni piagnevano la perdita de seminati per mancanza di piogge, altri non cessavan temer prossimo terremoto ... perché il Vesuvio serbava quel silenzio che non era del suo fare ...». Anonimo (1794).

«... Sull’avvicinarsi dell’equinozio autunnale incominciarono abbondanti acque, e durarono circa tre mesi. Superato il Solstizio invernale avemmo nel mese di Gennaio, Febbrajo, Marzo ed Aprile, una calma nell’atmosfera, una continua serenità, ed una invernata dolcissima. Le piove principiarono sulla fine di Maggio, ma non corrisposero alla lunga siccità, che avea preceduta: nondimeno ... le campagne tutte nel mese di Maggio, ed in parte di Giugno diedero bastante copia di ... frutti d’ogni genere ... nel mese di Aprile avemmo un caldo di un’anticipata estate ...». Scotti (1794).

Tutti gli autori esaminati sono concordi sullo stato di cielo sereno che caratterizzava la Domenica 15 Giugno 1794, festa della SS. Trinità, in cui avvenne l’eruzione. Lo stato meteorologico dei luoghi, invece, nei giorni immediatamente precedenti l’eruzione non mostra alcuna particolarità, se si eccettua che la giornata del 12 Giugno fu cupa e piovosa come pure nei due giorni successivi, e le temperature erano quelle tipiche del mese di Giugno.