Pag. 8

imponenti lahars, causati dalle abbondanti piogge che dilavarono dai versanti del complesso vulcanico una massa consistente di piroclastiti poggiate in modo instabile, che raggiunsero e distrussero quasi tutti i centri abitati ubicati alle falde dell’edifico vulcanico.

L’attività post-1631

Dopo l’eruzione del 1631 il Vesuvio è stato attivo quasi ininterrottamente fino al 1944, data dell’ultima eruzione. L’analisi delle innumerevoli cronache storiche, affiancate da osservazioni e misurazioni scientifiche, in modo sistematico dal XIX sec., ha permesso di notare una certa ciclicità nel comportamento del vulcano (Nazzaro, 1985; 1997) che si è manifestato con una costante ripetizione delle seguenti fasi:
1. inizio dell’attività vulcanica con la formazione di un conetto all’interno del cratere che si accresce per lancio di scorie (attività stromboliana), alternata a tranquille effusioni laviche che invadono tutto il fondo craterico e ne innalzano il livello (attività hawaiana);
2. colmamento del cratere con trabocco dall’orlo di piccole colate laviche ed innalzamento del cono vesuviano; questa fase può a volte essere interrotta da eruzioni intermedie, con esplosioni di bassa e media energia seguite da fuoriuscita di lave dal cratere o da bocche createsi lungo fratture esterne al cono vulcanico ma sempre in prossimità del cratere (bocche subterminali);
3. quando i materiali non riescono più a contenere la pressione troppo elevata del magma saturo di gas, allora si verifica l’eruzione parossistica finale questa è caratterizzata da energia me- dio-alta che si esaurisce in pochi giorni, dopo aver espulso notevoli volumi di lave, ceneri e lapilli con forti esplosioni al cratere centrale; le esplosioni possono provocare la distruzione parziale del cono precedentemente costruito generando temporaneamente una depressione craterica più o meno allargata; i de
triti derivanti dal crollo delle pareti crateriche vanno ad intasare la parte alta del condotto eruttivo ostruendolo;
4. segue un periodo di riposo o di inattività della durata media di 7 anni, durante il quale il condotto è ostruito e solo una leggera attività fumarolica all’interno del cratere svuotato è presente. I cicli eruttivi determinanti la fase interpliniana tra il 1631 ed il 1944 sono stati 17 (Tab. I). Alcune eruzioni finali si sono generate da fratture eccentriche, al di sotto dei 500 m di quota, ed hanno dato luogo a coni di scorie allineati ed effusioni laviche. Di queste eruzioni le più importanti negli ultimi secoli sono state quelle del 1760, del 1794 e del 1861.

 
L’ultimo ciclo, durato 31 anni, è iniziato dopo 7 anni di riposo e si è concluso con l’eruzione parossistica finale del marzo 1944 (Pesce R. Rolandi, 1994). Da quella data il Vesuvio è in stato di quiescenza: un tempo molto più lungo dei precedenti periodi di riposo. Questo significa che il suo attuale stato non può più essere inquadrato nella normale successione ciclica di fenomeni eruttivi descritta precedentemente. In tal caso, è verosimile che la ripresa dell’attività vulcanica vesuviana si