Anno I
Febbraio 2002 
n. 2

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L’epitaffio del Vicerè
Il primo manifesto di Protezione civile al mondo

di M.T.

In Portici all’imbocco di Via Granturco e in Torre del Greco sulla Via Nazionale, quasi al confine con Torre Annunziata, sono poste due lapidi di marmo con lo stesso epitaffio datato 16 gennaio 1632 scritto dal gesuita padre Orso e voluto dal Viceré Emanuele Fonseca Zunica, dopo la catastrofica eruzione del 1631, lo scritto (in latino) è considerato il primo manifesto di protezione civile al mondo.
Eccone la traduzione del 1878 ad opera del padre Giovanni Colucci:

<<Posteri, Posteri
Si tratta del vostro bene
Un dì o l’altro foriero di luce: il vegnente al susseguente
State attenti
Per venti volte da che brilla nel firmamento il sole a testimonianza della storia
Arse il Vesuvio
Ai perplessi di spirito d’esterminio feral apportator perenne
Perché in avvenire non ci colga titubanti
Dovvi il seguente avviso
A profusione serba nelle sue viscere questo monte
Bitume allume ferro zolfo oro argento nitro e sorgenti d’acqua


Presto o tardi diverrà di fuoco e cogli influssi del mare erutterà
Ma pria minaccia eruzione
Si sconvolge fa tremare la terra fumicafolgoreggia tramanda fiamme
Fa echeggiare l’aria
Emette terribili muggiti, boati, tuoni, fa allontanare dai paesi abitanti
Mettiti subito in salvo mentre puoi
Lo veggo già già sgravarsi impetuosamente uscir fuori
Vomitando un lago di fuoco che precipita e ruina
Prevenendo un’inutile fuga
Se ti sorprende per tè è spacciata per sempre
Nell’anno di salute 1631 il 16 Dicembre
Ai tempi di Re Filippo IV
E del Viceré Emanuele Fonseca Zunica conte di Monteré
Ritornati i calamitosi tempi trascorsi
Ed apportativi colla più segnalata filantropia e munificenza i convenienti sussidi
Temuto salvò, non curato rese sue vittime i malaccorti ed avari
Per aver preferito la casa colle masserizie alla propria esistenza
Allora se hai senno presta orecchio all’avviso eloquente di questa lapide
Non curarti della casa né di fare fardello e senza indugi prendi il largo Essendo il Marchese Antonio Suarez


Messia vice direttore dei ponti e delle
strade>>
Per coloro che avessero poca dimestichezza con l’italiano antico i Lions club hanno provveduto a porre la traduzione dal latino in italiano di fianco alla lapide.


  "L’epitaffio del Viceré, in Portici     all’imbocco di Via Gianturco "

Scavi di Ercolano di Gianfranco Oliviero
Decumani, cardini, insule e loro cartaterizzazione



Cartaterizzare: in termini fiscali significa far divenire di un servizio.
E’ quello che il governo italiano si appresta a fare per tutte le aree archeologiche del nostro paese, visto che per tre quarti queste aree sono situate nel sud Italia.
Anche per Pompei e per Ercolano si sta procedendo su questa strada per avere subito dei soldi disponibili da investire per la tutela e la salvaguardia dei siti archeologici.
Una società di marketing avrà l’esclusiva sugli introiti dei biglietti d’ingresso alle aree archeologiche, in cambio di un titolo oneroso, e

l’incremento delle vendite dei biglietti sarà a favore della società privata.
Gli scavi di Ercolano quelli di Pompei erano amministrati da una sola Sovrintendenza archeologica. Attualmente si cerca di sviluppare dei percorsi amministrativi autonomi.
Pompei ha un maggiore spessore urbanistico vista l’estensione, mentre Ercolano ha una maggiore figurazione architettonica delle rovine. Cardini e decumani s’intersecano secondo quello che è stato il tracciato ippodameo (a mo’ di rette parallele orizzontali e verticali che s’incrociano formando dei

quadrati), a definire insule dove sono allocate case famose in tutto il mondo per la ricchezza degli orpelli ivi scavati.
Sta di fatto che la città antica si è sovrapposta alla città nuova e non è vero il contrario. Ercolano con il lungo violone d’accesso, delimita il porto dall’aree residenziali e lì dove sono allocate la palestra e gli altri edifici pubblici.
Le insule sono: insula orientalis I e II, insula II e III, IV, V e VI divise in edifici pubblici, residenze e laboratori. Verso il porto c’è il quartiere suburbano.
Le case scavate famose sono molte, come la casa dei cervi, quella del bicentenario e il Teatro; il vecchio si sovrappone al nuovo, perché gli scavi sono pervenuti a noi dopo la costruzione d’edifici monumentali di Resina come la chiesa di Pugliano e alcune ville vesuviane settecentesche.
"Cartaterizzare" in questo momento anche gli scavi di Ercolano risulta una priorità per la loro valorizzazione.