La storia
del Vesuvio
di Maria
Pasqua Di Donna |
Il rischio
vulcanico
e il
Vesuvio
di Pietro Oliviero
Il Vesuvio è noto per l’eruzione del 24
agosto del 79 d.c. che distrusse in due giorni le città di
Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia. Dal 1944 esso è in uno
stato di quiescenza, ma è certamente ancora attivo, per cui è
necessario valutare costantemente la sua pericolosità.

Quest’ultima è la probabilità che una determinata area sia
interessata da fenomeni vulcanici; il valore è dato dal numero
di persone, di case e di terreni agricoli esposti al pericolo;
la vulnerabilità è la percentuale di valore che si stima sarà
perduto in seguito all’evento. Il prodotto di questi tre
parametri ci da il rischio vulcanico. I vulcanologi per ridurre
il rischio vulcanico si orientano soprattutto sulla valutazione
della pericolosità di un vulcano, che si basa sulla
ricostruzione delle sue attività passate e la definizione del
suo stato attuale, che avviene attraverso le reti di
sorveglianza, cioè gli strumenti che rilevano quei fenomeni che
possono precedere un’eruzione. L’Osservatorio Vesuviano ha
evidenziato che le eruzioni del vulcano sono precedute da
sollevamento del suolo, aumento della sismicità e variazione
dell’attività fumarolica. Siccome il Vesuvio è
caratterizzato da lunghi periodi di quiescenza, si prevede che
la prossima eruzione, che potrà avvenire tra decine o centinaia
di anni, sia di tipo esplosivo sub-pliniana, come avvenne nel
1631.

La Protezione Civile ha preparato il Piano di Emergenza,
che prevede per i comuni ad altissimo rischio, tra cui Ercolano,
misure di evacuazione. Vivere alle pendici del Vesuvio
rappresenta non solo quello scenario suggestivo che la natura ci
offre, ma è anche il rispetto del territorio, nella vana
speranza di superare i problemi di una caotica urbanizzazione e
confidando nel famoso motto: " Io speriamo che me la
cavo". |
Forse
non tutti sanno ancora che nell’età preistorica, il nostro
amato e temutissimo Vesuvio non esisteva, anzi si dice che era
un vulcano sottomarino e che sorse dal mare per innalzamento
della crosta terrestre, dovuto alla pressione del magma e per le
materie eruttate.
Il Vesuvio si trova in Campania, precisamente presso Napoli e
domina tutti i comuni vesuviani, esso raggiunge i 1279 metri d’altezza,
ha una circonferenza di circa 50 chilometri, è formato da due
vulcani sovrapposti: il più antico, l’attuale Monte Somma, e
il recente, che ha un vasto cratere; attualmente esso è in fase
di quiescenza, con emissione di gas e lievi scosse sismiche,
dall’ultima eruzione del 1944.
E’ l’unico vulcano attivo, a parte l’Etna, dell’Europa
continentale e la sua vivacità è costantemente registrata
dagli strumenti dell’Osservatorio Vesuviano.
La prima attività esplosiva della
"nostra montagna di fuoco" trasmessaci da Plinio il
Giovane all’amico Tacito in una lettera fu quella pliniana del
79 d.c. e con essa si dette inizio alla cronologia delle
"bravate" del nostro vulcano, anche se si dice che
già 3049 anni fa, il Vesuvio eruttasse magma.
Si presentarono poi frequenti e ripetute eruzioni e si calcola
che solo nel secolo scorso ce ne furono sette, tra le quali la
peggiore fu quella del 1631, di tipo esplosivo e
subpliniano, che distrusse tutti i villaggi che sorgevano alle
sue falde Questo cataclisma fu tanto devastante che
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un terremoto. Federico
II di Borbone, re di Napoli, volle ammonire i futuri abitanti
delle pendici vesuviane a non fidarsi del "gigante
addormentato", tanto da far scrivere su due lapidi di marmo
in latino, a Torre del Greco e a Portici, il suo monito per i
vulcano spento, poi i primi segni della sua riaccensione si
ebbero dal ’50 fino al ’62 con una lunga serie di terremoti
che devastarono tutta la Campania.
Ai tempi nostri esso tace, sta lì fermo e silenzioso,
mantenendo tutti col fiato sospeso, sotto un continuo dubbio ed
una profonda curiosità, per una futura eruzione.
Anche la più piccola scossa sismica, come quella avvenuta pochi
giorni orsono a Pozzuoli, è motivo di preoccupazione, tanto da
suscitare l’interesse della cronaca locale con un’intervista
al direttore dell’Osservatorio Vesuviano, evidenziando così
un clima di attesa di tristi presagi.
Tali ansie non le condivido perché, da buona napoletana, cerco
di vivere alla giornata, ricordandomi che del domani non v’è
certezza.
La mia ricetta contro i pessimisti e le "cicciuettele"
(i gufi maleaguranti) è di guardare avanti con un pizzico di
fatalismo e un po’ di buona saggezza popolare.
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l’Osserva-
torio Vesuviano
di
Antonio Giordano

L’Osservatorio
Vesuviano nasce nel 1845 ed è stata la prima struttura al mondo
che controllava e monitorava un vulcano. E’ ubicato in un sito
dove il Vesuvio non può lederlo. Nel 1911 Mercalli proprio
grazie all’Osservatorio Vesuviano fece nascere la sua Scala,
ancora in vigore per tarare l’entità sismica di
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Un altro protagonista del
progresso dell’osservazione di un vulcano fu il sacerdote
Ignazio Sorrentino, ricordato con una strada nel comune di Torre
del Greco.
Il primo sismografo al mondo fu installato all’Osservatorio
Vesuviano nel 1863. Il complesso eruttivo dei fenomeni vulcanici
avviene in tre fasi, ossia l’esplosione, dove avvengono
espulsione di gas e vapori, la deiezione, dove vi è la
fuoriuscita della lava e l’emanazione o fase finale, ancora
con emissione di gas.
Oggi l’Osservatorio è dotato di strumenti e macchinari molto
sofisticati e sensibilissimi, che
danno il polso della situazione sismica 24 ore su 24 e nell’antica
sede ora vi è un museo di vulcanologia, che ospita migliaia di
studenti e visitatori all’anno. Il museo è visitabile su
prenotazione, contattando i seguenti numeri telefonici:
081.6108483
telefax 081.6100811 |
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