Anno I
Febbraio 2002 
n. 2

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La storia
         del
Vesuvio
di Maria Pasqua Di Donna

Il rischio
vulcanico
e il
Vesuvio
di Pietro Oliviero

Il Vesuvio è noto per l’eruzione del 24 agosto del 79 d.c. che distrusse in due giorni le città di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia. Dal 1944 esso è in uno stato di quiescenza, ma è certamente ancora attivo, per cui è necessario valutare costantemente la sua pericolosità.



Quest’ultima è la probabilità che una determinata area sia interessata da fenomeni vulcanici; il valore è dato dal numero di persone, di case e di terreni agricoli esposti al pericolo; la vulnerabilità è la percentuale di valore che si stima sarà perduto in seguito all’evento. Il prodotto di questi tre parametri ci da il rischio vulcanico. I vulcanologi per ridurre il rischio vulcanico si orientano soprattutto sulla valutazione della pericolosità di un vulcano, che si basa sulla ricostruzione delle sue attività passate e la definizione del suo stato attuale, che avviene attraverso le reti di sorveglianza, cioè gli strumenti che rilevano quei fenomeni che possono precedere un’eruzione. L’Osservatorio Vesuviano ha evidenziato che le eruzioni del vulcano sono precedute da sollevamento del suolo, aumento della sismicità e variazione dell’attività fumarolica. Siccome il Vesuvio è caratterizzato da lunghi periodi di quiescenza, si prevede che la prossima eruzione, che potrà avvenire tra decine o centinaia di anni, sia di tipo esplosivo sub-pliniana, come avvenne nel 1631.

 
La Protezione Civile ha preparato il Piano di Emergenza, che prevede per i comuni ad altissimo rischio, tra cui Ercolano, misure di evacuazione. Vivere alle pendici del Vesuvio rappresenta non solo quello scenario suggestivo che la natura ci offre, ma è anche il rispetto del territorio, nella vana speranza di superare i problemi di una caotica urbanizzazione e confidando nel famoso motto: " Io speriamo che me la cavo".

Forse non tutti sanno ancora che nell’età preistorica, il nostro amato e temutissimo Vesuvio non esisteva, anzi si dice che era un vulcano sottomarino e che sorse dal mare per innalzamento della crosta terrestre, dovuto alla pressione del magma e per le materie eruttate.
Il Vesuvio si trova in Campania, precisamente presso Napoli e domina tutti i comuni vesuviani, esso raggiunge i 1279 metri d’altezza, ha una circonferenza di circa 50 chilometri, è formato da due vulcani sovrapposti: il più antico, l’attuale Monte Somma, e il recente, che ha un vasto cratere; attualmente esso è in fase di quiescenza, con emissione di gas e lievi scosse sismiche, dall’ultima eruzione del 1944.
E’ l’unico vulcano attivo, a parte l’Etna, dell’Europa continentale e la sua vivacità è costantemente registrata dagli strumenti dell’Osservatorio Vesuviano.

La prima attività esplosiva della "nostra montagna di fuoco" trasmessaci da Plinio il Giovane all’amico Tacito in una lettera fu quella pliniana del 79 d.c. e con essa si dette inizio alla cronologia delle "bravate" del nostro vulcano, anche se si dice che già 3049 anni fa, il Vesuvio eruttasse magma.
Si presentarono poi frequenti e ripetute eruzioni e si calcola che solo nel secolo scorso ce ne furono sette, tra le quali la peggiore fu  quella del 1631, di tipo esplosivo e subpliniano, che distrusse tutti i villaggi che sorgevano alle sue falde Questo cataclisma fu tanto devastante che



un terremoto. Federico II di Borbone, re di Napoli, volle ammonire i futuri abitanti delle pendici vesuviane a non fidarsi del "gigante addormentato", tanto da far scrivere su due lapidi di marmo in latino, a Torre del Greco e a Portici, il suo monito per i vulcano spento, poi i primi segni della sua riaccensione si ebbero dal ’50 fino al ’62 con una lunga serie di terremoti che devastarono tutta la Campania.
Ai tempi nostri esso tace, sta lì fermo e silenzioso, mantenendo tutti col fiato sospeso, sotto un continuo dubbio ed una profonda curiosità, per una futura eruzione.
Anche la più piccola scossa sismica, come quella avvenuta pochi giorni orsono a Pozzuoli, è motivo di preoccupazione, tanto da suscitare l’interesse della cronaca locale con un’intervista al direttore dell’Osservatorio Vesuviano, evidenziando così un clima di attesa di tristi presagi.
Tali ansie non le condivido perché, da buona napoletana, cerco di vivere alla giornata, ricordandomi che del domani non v’è certezza.
La mia ricetta contro i pessimisti e le "cicciuettele" (i gufi maleaguranti) è di guardare avanti con un pizzico di fatalismo e un po’ di buona saggezza popolare.

l’Osserva-
torio
Vesuviano
di Antonio Giordano

L’Osservatorio Vesuviano nasce nel 1845 ed è stata la prima struttura al mondo che controllava e monitorava un vulcano. E’ ubicato in un sito dove il Vesuvio non può lederlo. Nel 1911 Mercalli proprio grazie all’Osservatorio Vesuviano fece nascere la sua Scala, ancora in vigore per tarare l’entità sismica di

Un altro protagonista del progresso dell’osservazione di un vulcano fu il sacerdote Ignazio Sorrentino, ricordato con una strada nel comune di Torre del Greco.
Il primo sismografo al mondo fu installato all’Osservatorio Vesuviano nel 1863. Il complesso eruttivo dei fenomeni vulcanici avviene in tre fasi, ossia l’esplosione, dove avvengono espulsione di gas e vapori, la deiezione, dove vi è la fuoriuscita della lava e l’emanazione o fase finale, ancora con emissione di gas.
Oggi l’Osservatorio è dotato di strumenti e macchinari molto sofisticati e sensibilissimi, che
danno il polso della situazione sismica 24 ore su 24 e nell’antica sede ora vi è un museo di vulcanologia, che ospita migliaia di studenti e visitatori all’anno. Il museo è visitabile su prenotazione, contattando i seguenti numeri telefonici:

081.6108483
telefax 081.6100811