Anno I
Febbraio 2002 
n. 2

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E R C O L A N O
E   L A   S U A  
S T O R I A

di Pietro Oliviero



                     "Basilica di S. Maria a Pugliano"

 
I mille colori
di Ercolano
Ad
Ercolano si fa il mercato dei panni usati, meglio conosciuto come il mercato di Pugliano che è di origine semiclandestina e risale alla seconda guerra mondiale. Attualmente esso è il più importante centro di vendita al minuto di panni usati. Gli indumenti provengono da tutto il mondo e sono raccolti in "balle" che, non appena aperte, vedono l’affluenza di numerosi compratori alla ricerca dei capi più adatti alle proprie misure ed ai propri gusti. Anche le boutique, talvolta, si riforniscono al mercato di Pugliano per compratori dai gusti stravaganti e originali. Per questi motivi fino ad oggi il mercato degli stracci è diventato una realtà di livello internazionale a cui anche i mezzi di comunicazione di massa si sono più volte interessati. Oggi tuttavia si registra un calo delle vendite soprattutto da parte di alcune fasce di compratori, grossisti e commercianti. Un motivo possibile è che la gente, con un tenore di vita più agiato, preferisce rivolgersi direttamente alle boutique, pagando magari molte centinaia di Euro per un capo "usato e maltrattato" ma firmato da un nome prestigioso. Non bisogna dimenticare, però, che i poveri sono ancora molti e che anche i giovani spesso non dispongono di grosse somme. Per questo tipo di pubblico il mercato non solo è ancora necessario ma addirittura indispensabile. Sta di fatto che l’amministrazione comunale di Ercolano ha pensato di rilanciare il mercato e non soltanto sul territorio nazionale. La proposta è di dare a Pugliano un marchio proprio, sostenuto da un futuro regolare consorzio di imprese. L’ impulso arriva dal programma di sviluppo "Urban" sotto forma della non trascurabile cifra di oltre un milione e mezzo di Euro come finanziamenti della regione Campania. Il comune di Ercolano si affiancherà con un altro progetto denominato "Resìna" che prevede la riqualificazione di tutto il quartiere. Gli obiettivi sono molti: incentivare l’economia della zona, fare emergere le aziende dal sommerso, favorire lo sviluppo della cultura della legalità e rilanciare il turismo, insomma far sì che da città in cui se ne vedono di tutti i colori Ercolano acquisisca i mille colori della fantasia e della operosità dei suoi abitanti.

La leggenda narra che Ercole in cammino verso la Grecia, fu indotto dalle bellezze del posto a fermarsi lungo il ridente litorale e fondò una città che prese il suo nome.


Si hanno notizie della città, invece, tra il IV e il III secolo a.c., al tempo degli Etruschi, nel quale forse l’antica Ercolano sorse su un luogo dedicato ad Ercole, il cui culto era molto diffuso a quei tempi.

Se ne hanno tracce anche negli scavi di Pompei, dove è stato rinvenuto un tempio dedicato all’eroe classico, e di Ercolano dove egli compare in molti dipinti. Ercolano ebbe probabilmente il nome dai greci, infatti, si parlava di Heràkleion che significa "dedicato ad Eracle", cioè Ercole. Nell’ 89 a.c. Ercolano divenne città romana, dopo il dominio sannita. Nel 79 d.c. una tremenda eruzione del Vesuvio distrusse la città e la seppellì sotto un’enorme massa di fango che assunse poi la consistenza del tufo.
Per lunghissimo tempo, Ercolano fu dimenticata dalla storia fino al 1709, quando in seguito a dei lavori di scavo, casualmente la vecchia città venne alla luce. L’eruzione aveva fatto sì che i resti della città si fossero conservati bene nei secoli. Attualmente resta ancora sepolta una parte dell’antica città, che attende di essere definitivamente rinvenuta.
Nel corso degli anni la città fu chiamata Resina e solo nel 1969, con decreto del presidente della Repubblica, su richiesta dell’Amministrazione comunale, fu rinominata Ercolano, in onore delle sue antiche origini.


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Sterminator
V
esevo

Di fronte allo "sterminator Vesevo", ci suggerisce il poeta Giacomo Leopardi che all’ombra del Vesuvio ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita, più che l’arroganza degli uomini vale la  pazienza e il coraggio dell’umile ginestra che, sebbene consapevole della sua fragilità, non rinunzia al piacere di vivere e lo rinforza con la gioia della solidarietà.