POSSO COMPRARE LA MORTE - 2

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Immagine della collezione ceroplastica del Museo "La Specola"
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Liberamente tratto da "Encyclopaedia Anatomica <../letteratura/testi/testi_cataloghi.htm>" ed. Taschen

 

D: Mio caro C C, veniamo al sodo altrimenti schiccheriamo l'intervista. Può dettagliare l'episodio che mi ha accennato?
R: Devo premettere che credo in Dio, come entità suprema ma inesplicabile, non soggiacevo, però sotto la costruzione letteraria della cristianità e i suoi dogma dietro 15 secoli di arbitrio amanuense che davano un senso cristiano a tutte le cose nei loro codex fino agli incunaboli. I miei miti naturalisti si sono incrinati con quella mia esperienza di prossimità al decesso; non credetti che la morte fosse solamente l'evento biologico finale dell'avventurosa scimmia umana. Non che fossi suggestionato della teoria della metempsicosi, ma presi in seria considerazione la redenzione; il pentimento è l'ultima spiaggia per diversi moribondi.
D: Vuol dire che in prossimità del decesso lei allentava la tensione per le condizioni esistenziali dell'uomo e ricusava lo scetticismo, ciò che una volta riteneva l'invenzione esorcizzante del credente invaghito da sogni di bellezza, di felicità e di giustizia divina da contrapporre alla giungla spietata e ripetitiva della natura?
R: Già, caro Luigi Mari, ebbi un dialogo serrato con Dio anche, per la prima volta, secondo la ritualità cristiana, ma invano, probabilmente il Buon Veccho non ebbe tempo per riflettere se graziarmi o meno, un guasto alle teocomunicazioni... le linee intasate... Dal fondo della camera ascoltai la fioca voce del medico dire a mia moglie che non sarei arrivato all'indomani.
Il giorno dopo le mie condizioni peggiorarono, allora mi inventai un discorso rivolto alla morte come fosse un mio interlocutore. La umanizzai, la raffigurai ed ebbi la forza di ironizzare, addirittura.
Ero in prossimità del rantolo, ma ancora lucido, sebbene affiorasse qualche momento di delirio proprio della disperazione totale che si rivela durante la massima espressione dell'impotenza umana. "Cosa te ne fai di me, bella signora, so che sei deliberata, determinata, perentoria. Non ti chiedo l'immortalità, ma concedimi una proroga, intercedi con Dio come fanno i santi, tu sei colei che mi è più vicina in questo momento, infondo sei una operaia di Dio. DiGli che sei stanca, chiederGli se puoi risparmiarmi; sono avvinghiato nei tuoi tentacoli, molla la presa per un po'."
N: Ci fu una pausa C C rimase con lo sguardo nel vuoto io gli concessi una sosta per le domande. Ma in questo punto così delicato avrei preferito concludesse lui anche nel suo modo di discutere confabulando che lasciava denotare, però, la buona fede, con la maniera né smanierata né sdilinquita di narrare l'evento. Eravamo, come al solito, nella mia bottega artigiana. Qualcuno bussò alla porta. Gli feci cenno attraverso i vetri che la tipografia era chiusa. C C sembrò scuotersi ed uscire da quella che sembrava una dimensione metafisica.
D: E così la morte le concesse la proroga. Può darsi che l'abbia fatto direttamente Dio con un giorno di ritardo?
R: E' senz'altro così, Dio è al di sopra di tutti. Ma l'invocare la morte di intercedere si è rivelata una sorta di scorciatoia. Gli analoghi eventi che si sono succeduti, tutti andati a buon fine, hanno avuto come intermediario la figura della morte, e sempre, come subalterno, la mia interposta persona.
D: Lei C C, insomma, è un sub-mediatore che da una certa ottica sfata l'assioma che la morte non si può comprare?
R: In un certo senso.
D: Il suo malcontento non è il suo eccezionale potere in se, ma il senso infermo dei suoi amici e parenti che le hanno chiesto l'intervento, cioè allungare la vita non già per soluzione terapeutica alle malattie, ma per dare una proroga ai difetti e alle debolezze umane, per detenere ancora oltre potere, danaro e quant'altro.
R: Mio caro Luigi Mari, ha centrato!
D: A me la farebbe "comprare la morte"?
R: Si, credo che la sua condotta me lo consente. La conosco da quasi mezzo secolo. In quarant'anni di bottega non ha mai intrallazzato con il potere. In questi 50 metri quadri di bottega ha sempre e solo servito il popolo. Diogene nella botte. Ma il popolo con le sue briciole l'ha tenuto in vita. Sa bene che chi scende a compromessi, chi si aggrega ai 3 cavalli trainanti del cosiddetto potere temporale finisce col farsi salde posizioni per se e per la prole, ma come si dice, non c'è un ricco che non abbia almeno un parente a casa del diavolo.
D: Troppo buono C C, ha usato il calamo e il mestichino d'oro per descrivermi e per dipingermi. Ho le mie debolezze e le mie fragilità, ho anch'io i miei peccati da farmi perdonare, creda, pur se veniali. Dica un po' non può insegnare ad altri, come dire, questa tecnica di comprare la morte sia pur per tempo determinato. Potrebbe tornare utile per casi umanitari.
R: E' da ribadire che la morte concede queste proroghe temporanee a tutti perché, nelle cose divine, presumo, vige sempre il concetto della redenzione, da parte del divino. Persiste il libero arbitrio anche dopo le grazie. Potrei insegnare a lei, signor Mari, come si compra la morte, non so se la cosa, come dire, è ereditabile, se vuole proviamo. Non occorrono riti speciali o crisma santificante, basta una forte concentrazione. E soprattutto crederci. Anzi avrei la controprova che il privilegio non è stato attribuito solo a me.
D: No, grazie, signor C C, sono fatalista, lascio fare a Dio e alla natura. Non condivido, ad esempio, la clonazione o altre pratiche snaturate. Piuttosto non ha mai riscontrato un fallimento nei suoi esperimenti?
R: Si due su dieci. Ci sono dei casi in cui la morte è testarda. Ignoro i motivi per cui non concede qualche altro anno di vita ai postulanti. Ma non dipende dalla condotta dell'individuo. Due anni fa la morte ha concesso tre anni di proroga ad un mio parente che, come diciamo noi, ha fatto piangere astrici e lavatoi. L'effettivo buio dalla luce di Dio avviene solo dopo il trapasso, prima c'è sempre speranza di redenzione.
D: Quanti anni ha ricevuto lei in proroga?
R: Non lo so, lo saprò quando sto ri-muorendo; ad oggi sono sette anni.
N: Incominciavo ad avvertire il solito malessere, come in tutte le interviste di questa sezione. Comprare la morte non è un argomento facile da trattare. Nove persone su dieci non riterranno affatto la cosa possibile e si irriteranno. Pure qui sarò tacciato di ciarlatanismo, di prevaricazione culturale con l'arma del calamo. Magari si crederà più a chi sostiene di aver venduto l'anima al diavolo o di aver riscontrato il buon esito di una seduta spiritica, ma... venire a patti con la morte... Come per gli altri personaggi avevo fatto, giorni antecedenti all'intervista, un sondaggio con le persone interessate al fenomeno rivelato da C C e, a meno che non si trattasse di ludibrio ben organizzato, (da escludere, visto l'età e lo stato cagionevole di salute di alcune persone), dovetti ritenere attendibile la cosa. D'altra parte qui non si sta parlando di diavolerie, ma di esaudimento e misericordia infinita anche verso i peccatori... Una cosa dovevo ancora chiedere a C C, visto che in parole povere si tratta di "comprare la morte", se fosse contemplata una qualsivoglia forma di pagamento: pecuniaria, naturale, ascetica o quant'altro.
D: Signor C C, La morte... come dire... non pretende... insomma...
R: ...Se si fa pagare in qualche modo?
D: Già!
R: Bisogna capire cosa s'intende per pagamento o retribuzione: "ricompensa" in questi casi?. Oserei dire, con tutto il rispetto e la devozione, che pure Nostro Signore quando spesso ci premia, si fa pagare con la devozione, l'obbedienza, che poi si traduce in uno scambio d'amore. Possiamo vedere la cosa sotto tutte le angolazioni. Sotto quest'ottica la morte si fa pagare, ma non so iconizzare il tipo di moneta, che sicuramente non avrà matricole, numeri di serie o sofisticherie anti-contraffazione.
D: Infondo, anche il danaro, cosiddetto sterco del diavolo, serve all'uomo ad appagare le sue carenze di sicurezza. Il danaro assicurerebbe potere, rispetto, amore per esorcizzare questa dannata autocoscienza di finibilità o di fragilità rispetto ai virus. Ma siamo inevitabilmente scivolati nella retorica scientifica e filosofica.
R: Credo che la morte mi conceda queste proroghe anche in cambio dell'amor proprio patologico, una porzione di egotismo da bruciare che può anche tramutarsi in una spesa in danaro.
D: Quindi c'entra il danaro propriamente detto, e chi lo riscuote?
R: I preferiti di Dio, i poveri, i diseredati, gli ammalati quando è occorso.
D: Ma se è un povero a chiedere la proroga alla morte, come la paga?
R: Caro Luigi Mari, allora non mi segue più? Con gesti d'amore, di solidarietà, d'altruismo. E, mi creda, oggi sono molto più rari, quanto più preziosi del danaro.
D: Non è più teologia spicciola o melensa dottrina parrocchiale, mio buon C C, se puntualizziamo che la morte in questione accetta pure danaro destinato a spreco, lussuria, soddisfacimento di brame ed altri vizi umani, e già perché se il postulante, da come ho capito, ricco o povero in canna, pur non elargendo atti d'amore, al momento della richiesta, riesce ad ottenere lo stesso la proroga perché il Divino spererebbe nella probabile redenzione, concedendo ancora il libero arbitrio. Quindi sarebbe innanzitutto un post-pagamento alla morte, macabra operaia del Divino, elargito non pro, ma contro la volontà di Dio.
R: Esatto. In ultima analisi, il risultato dell'esame è sempre solo a favore o contro l'esaminando. So bene che sotto la luce scientifica o pragmatica questi eventi appaiono come mendaci e soggioganti. Posso assicurarti, caro Luigi che sono ossessionato dalle telefonate di alcuni torresi ricchi. Mi hanno offerto cifre da capogiro, come fossi un mago, uno stregone. Adesso che mi sono liberato del segreto pubblicamente, ovviamente in maniera anonima, dovrò espatriare. Ah dimenticavo un punto importante, caro signor Mari. La morte si lascia comprare una volta sola!   
                                                               
( Continua nella prossima intervista con C C )