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D:
Mio caro C C, veniamo al sodo altrimenti schiccheriamo
l'intervista. Può dettagliare l'episodio che mi ha accennato?
R:
Devo premettere che credo in Dio, come entità suprema ma
inesplicabile, non soggiacevo, però sotto la costruzione
letteraria della cristianità e i suoi dogma dietro 15 secoli di
arbitrio amanuense che davano un senso cristiano a tutte le cose
nei loro codex fino agli incunaboli. I miei miti naturalisti si
sono incrinati con quella mia esperienza di prossimità al
decesso; non credetti che la morte fosse solamente l'evento
biologico finale dell'avventurosa scimmia umana. Non che fossi
suggestionato della teoria della metempsicosi, ma presi in seria
considerazione la redenzione; il pentimento è l'ultima spiaggia
per diversi moribondi.
D:
Vuol dire che in prossimità del decesso lei allentava la
tensione per le condizioni esistenziali dell'uomo e ricusava lo
scetticismo, ciò che una volta riteneva l'invenzione
esorcizzante del credente invaghito da sogni di bellezza, di
felicità e di giustizia divina da contrapporre alla giungla
spietata e ripetitiva della natura?
R: Già,
caro Luigi Mari, ebbi un dialogo serrato con Dio anche, per la
prima volta, secondo la ritualità cristiana, ma invano,
probabilmente il Buon Veccho non ebbe tempo per riflettere se
graziarmi o meno, un guasto alle teocomunicazioni... le linee
intasate... Dal fondo della camera ascoltai la fioca voce del
medico dire a mia moglie che non sarei arrivato all'indomani.
Il giorno dopo le mie condizioni peggiorarono, allora mi
inventai un discorso rivolto alla morte come fosse un mio
interlocutore. La umanizzai, la raffigurai ed ebbi la forza di
ironizzare, addirittura.
Ero in prossimità del rantolo, ma ancora lucido, sebbene
affiorasse qualche momento di delirio proprio della disperazione
totale che si rivela durante la massima espressione
dell'impotenza umana. "Cosa te ne fai di me, bella
signora, so che sei deliberata, determinata, perentoria. Non ti
chiedo l'immortalità, ma concedimi una proroga, intercedi con
Dio come fanno i santi, tu sei colei che mi è più vicina in
questo momento, infondo sei una operaia di Dio. DiGli che sei
stanca, chiederGli se puoi risparmiarmi; sono avvinghiato nei
tuoi tentacoli, molla la presa per un po'."
N:
Ci fu una pausa C C rimase con lo sguardo nel vuoto io gli
concessi una sosta per le domande. Ma in questo punto così
delicato avrei preferito concludesse lui anche nel suo modo di
discutere confabulando che lasciava denotare, però, la buona
fede, con la maniera né smanierata né sdilinquita di narrare
l'evento. Eravamo, come al solito, nella mia bottega artigiana.
Qualcuno bussò alla porta. Gli feci cenno attraverso i vetri
che la tipografia era chiusa. C C sembrò scuotersi ed uscire da
quella che sembrava una dimensione metafisica.
D: E
così la morte le concesse la proroga. Può darsi che l'abbia
fatto direttamente Dio con un giorno di ritardo?
R:
E' senz'altro così, Dio è al di sopra di tutti. Ma l'invocare
la morte di intercedere si è rivelata una sorta di scorciatoia.
Gli analoghi eventi che si sono succeduti, tutti andati a buon
fine, hanno avuto come intermediario la figura della morte, e
sempre, come subalterno, la mia interposta persona.
D:
Lei C C, insomma, è un sub-mediatore che da una certa ottica
sfata l'assioma che la morte non si può comprare?
R:
In un certo senso.
D:
Il suo malcontento non è il suo eccezionale potere in se, ma il
senso infermo dei suoi amici e parenti che le hanno chiesto
l'intervento, cioè allungare la vita non già per soluzione
terapeutica alle malattie, ma per dare una proroga ai difetti e
alle debolezze umane, per detenere ancora oltre potere, danaro e
quant'altro.
R:
Mio caro Luigi Mari, ha centrato!
D:
A me la farebbe "comprare la morte"?
R:
Si, credo che la sua condotta me lo consente. La conosco da
quasi mezzo secolo. In quarant'anni di bottega non ha mai
intrallazzato con il potere. In questi 50 metri quadri di
bottega ha sempre e solo servito il popolo. Diogene nella botte.
Ma il popolo con le sue briciole l'ha tenuto in vita. Sa bene
che chi scende a compromessi, chi si aggrega ai 3 cavalli
trainanti del cosiddetto potere temporale finisce col farsi
salde posizioni per se e per la prole, ma come si dice, non c'è
un ricco che non abbia almeno un parente a casa del diavolo.
D: Troppo
buono C C, ha usato il calamo e il mestichino d'oro per
descrivermi e per dipingermi. Ho le mie debolezze e le mie
fragilità, ho anch'io i miei peccati da farmi perdonare, creda,
pur se veniali. Dica un po' non può insegnare ad altri, come
dire, questa tecnica di comprare la morte sia pur per tempo
determinato. Potrebbe tornare utile per casi umanitari.
R: E'
da ribadire che la morte concede queste proroghe temporanee a
tutti perché, nelle cose divine, presumo, vige sempre il
concetto della redenzione, da parte del divino. Persiste il
libero arbitrio anche dopo le grazie. Potrei insegnare a lei,
signor Mari, come si compra la morte, non so se la cosa, come
dire, è ereditabile, se vuole proviamo. Non occorrono riti
speciali o crisma santificante, basta una forte concentrazione.
E soprattutto crederci. Anzi avrei la controprova che il
privilegio non è stato attribuito solo a me.
D: No,
grazie, signor C C, sono fatalista, lascio fare a Dio e alla
natura. Non condivido, ad esempio, la clonazione o altre
pratiche snaturate. Piuttosto non ha mai riscontrato un
fallimento nei suoi esperimenti?
R: Si due su dieci. Ci sono dei casi in cui la morte è
testarda. Ignoro i motivi per cui non concede qualche altro anno
di vita ai postulanti. Ma non dipende dalla condotta
dell'individuo. Due anni fa la morte ha concesso tre anni di
proroga ad un mio parente che, come diciamo noi, ha fatto
piangere astrici e lavatoi. L'effettivo buio dalla luce di
Dio avviene solo dopo il trapasso, prima c'è sempre speranza di
redenzione.
D: Quanti
anni ha ricevuto lei in proroga?
R:
Non lo so, lo saprò quando sto ri-muorendo; ad oggi sono sette
anni.
N:
Incominciavo ad avvertire il solito malessere, come in tutte le
interviste di questa sezione. Comprare la morte non è un
argomento facile da trattare. Nove persone su dieci non
riterranno affatto la cosa possibile e si irriteranno. Pure qui
sarò tacciato di ciarlatanismo, di prevaricazione culturale con
l'arma del calamo. Magari si crederà più a chi sostiene di
aver venduto l'anima al diavolo o di aver riscontrato il buon
esito di una seduta spiritica, ma... venire a patti con la
morte... Come per gli altri personaggi avevo fatto, giorni
antecedenti all'intervista, un sondaggio con le persone
interessate al fenomeno rivelato da C C e, a meno che non si
trattasse di ludibrio ben organizzato, (da escludere, visto
l'età e lo stato cagionevole di salute di alcune persone),
dovetti ritenere attendibile la cosa. D'altra parte qui non si
sta parlando di diavolerie, ma di esaudimento e misericordia
infinita anche verso i peccatori... Una cosa dovevo ancora
chiedere a C C, visto che in parole povere si tratta di
"comprare la morte", se fosse contemplata una
qualsivoglia forma di pagamento: pecuniaria, naturale, ascetica
o quant'altro.
D: Signor
C C, La morte... come dire... non pretende... insomma...
R:
...Se si fa pagare in qualche modo?
D:
Già!
R:
Bisogna capire cosa s'intende per pagamento o retribuzione:
"ricompensa" in questi casi?. Oserei dire, con tutto
il rispetto e la devozione, che pure Nostro Signore quando
spesso ci premia, si fa pagare con la devozione, l'obbedienza,
che poi si traduce in uno scambio d'amore. Possiamo vedere la
cosa sotto tutte le angolazioni. Sotto quest'ottica la morte si
fa pagare, ma non so iconizzare il tipo di moneta, che
sicuramente non avrà matricole, numeri di serie o sofisticherie
anti-contraffazione.
D:
Infondo, anche il danaro, cosiddetto sterco del diavolo, serve
all'uomo ad appagare le sue carenze di sicurezza. Il danaro
assicurerebbe potere, rispetto, amore per esorcizzare questa
dannata autocoscienza di finibilità o di fragilità rispetto ai
virus. Ma siamo inevitabilmente scivolati nella retorica
scientifica e filosofica.
R:
Credo che la morte mi conceda queste proroghe anche in cambio
dell'amor proprio patologico, una porzione di egotismo da
bruciare che può anche tramutarsi in una spesa in danaro.
D:
Quindi c'entra il danaro propriamente detto, e chi lo riscuote?
R:
I preferiti di Dio, i poveri, i diseredati, gli ammalati quando
è occorso.
D:
Ma se è un povero a chiedere la proroga alla morte, come la
paga?
R:
Caro Luigi Mari, allora non mi segue più? Con gesti d'amore, di
solidarietà, d'altruismo. E, mi creda, oggi sono molto più
rari, quanto più preziosi del danaro.
D:
Non è più teologia spicciola o melensa dottrina parrocchiale,
mio buon C C, se puntualizziamo che la morte in questione
accetta pure danaro destinato a spreco, lussuria,
soddisfacimento di brame ed altri vizi umani, e già perché se
il postulante, da come ho capito, ricco o povero in canna, pur
non elargendo atti d'amore, al momento della richiesta, riesce
ad ottenere lo stesso la proroga perché il Divino spererebbe
nella probabile redenzione, concedendo ancora il libero
arbitrio. Quindi sarebbe innanzitutto un post-pagamento alla
morte, macabra operaia del Divino, elargito non pro, ma contro
la volontà di Dio.
R:
Esatto. In ultima analisi, il risultato dell'esame è sempre
solo a favore o contro l'esaminando. So bene che sotto la luce
scientifica o pragmatica questi eventi appaiono come mendaci e
soggioganti. Posso assicurarti, caro Luigi che sono ossessionato
dalle telefonate di alcuni torresi ricchi. Mi hanno offerto
cifre da capogiro, come fossi un mago, uno stregone. Adesso che
mi sono liberato del segreto pubblicamente, ovviamente in
maniera anonima, dovrò espatriare. Ah dimenticavo un punto
importante, caro signor Mari. La morte si lascia comprare una
volta sola!
(
Continua nella prossima intervista con C C ) |