Rubrica"
PAROLE AL
VENTO"
di Antonio Altiero
- L’amico Vesuvio –
Considerato che tutti gli esperti dichiarano
di non sapere né quando il Vesuvio deciderà di
"regalarci" la prossima eruzione, né la sua probabile
intensità, non avendo io alcuna competenza in materia, vorrei
fare solo alcune considerazioni ad alta voce, cercando così di
tranquillizzare me e quanti, come me, continuano a vivere alle
falde del nostro "amico" Vesuvio.
Se la prossima (ci auguriamo lontana)
eruzione sarà improvvisa e del tipo pliniana, non abbiamo
niente da fare, perciò meglio non parlarne. Parleranno di noi
quelli che verranno a scavarci fra qualche tempo.
Vorrei invece parlare nel caso l’eruzione
si dovesse presentare, come tutti auspichiamo, preceduta da
avvisaglie che i nostri scienziati sapranno sicuramente leggere
con i loro strumenti giorni prima. Mettiamo almeno 10-15 giorni.
Che il piano predisposto dalla Protezione
Civile sia destinato ad essere fallimentare è dovuto, se non
altro, al fatto che la maggior parte dei cittadini, come me, non
sono informati su cosa eventualmente fare in caso d’eruzione e
quelle poche informative raccolte qua e là da qualche amico
appaiono a dir poco paradossali. Credo di ricordare, per averlo
sentito dire, che noi torresi dovremmo andare in Sicilia, in
parte per via terra, con pullman messi a disposizione della
stessa Protezione Civile o dall’Esercito, ed in parte per via
mare con navi … che non possono attraccare nel nostro porto!
Immagino lo scenario!
Mi sono chiesto allora: "Ma cosa farò e
cosa devono fare i miei familiari se dovesse veramente
presentarsi inavvertitamente l’evento e magari non riusciamo
ad allontanarci insieme?" La risposta più ovvia è:
"Me ne vado a Bologna dove ho dei parenti che potrebbero
ospitarmi". Se questa soluzione per me va bene, viene
naturale chiedermi: "Quanti come me potrebbero fare lo
stesso?" Credo molti. Allora non sarebbe meglio che, chi di
dovere, facesse un’indagine per sapere quanti, in caso di
calamità , possono andare da parenti o amici lontano da Torre.
Perché poi tanto lontano? Se il parente c’è l’ho a Salerno
o a Villaricca, vi dispiace?
Come farò a non perdere i contatti con la
famiglia o gli amici? Facile. Al di là del telefonino che pare
tutti abbiamo, ma in quei giorni potrebbe non funzionare perché
magari le linee saltano o sono intasate, ci siamo dati tutti in
famiglia una e-mail (evviva Internet!) così ovunque saremo
potremo comunicare tra di noi, anche senza avere il computer,
perché basterà entrare in qualunque ufficio pubblico, oltre
che privato, e chiedere di leggere la posta. Mi sono assicurato
così di non perdere i contatti con i miei. Per sapere invece
cosa sta succedendo nella mia città, basterà collegarmi con il
sito Internet del mio comune che certamente avrà messo (spero!)
una o più videocamere puntate sul Vesuvio e sulle principali
zone della città e potrò essere costantemente aggiornato
sull’evoluzione del fenomeno eruttivo e sui principali
avvenimenti cittadini.
Un piano di evacuazione dovrebbe essere
preceduto dall’indagine su tutti i cittadini per sapere se
sanno dove andare.
Subito dopo, raggruppare i cittadini secondo
casistica. Per esempio: A - quelli che hanno dove andare
(parenti, amici, casa di villeggiatura, ecc.); B - quelli che
possono muoversi da soli, ma non hanno dove andare (per questi
lanciare una campagna di sensibilizzazione su tutto il
territorio nazionale, magari con altre zone d’Italia
altrettanto a rischio con cui scambiare l’ospitalità); C -
quelli che non possono muoversi autonomamente (anziani,
invalidi, ecc.), e così di seguito.
Dopo questa indagine si dovrebbe procedere
con operazioni da concordare ovviamente con la Prefettura e/o
con la Protezione Civile o con l’organismo che ne ha la
responsabilità: |
assegnazione ad ogni cittadino di una
casella di posta elettronica (e-mail, ), per consentire a
tutti – in caso di evacuazione dalla città - di poter
ricevere messaggi sia dai familiari che dalla pubblica
amministrazione;
consegnare a tutti i cittadini una tessera
tipo "bancomat" per il prelievo giornaliero o
settimanale da uno sportello automatico (banca o posta) del
"contributo di sopravvivenza" che eventualmente lo
Stato vorrà assegnare agli sfollati. La tessera potrebbe
essere abilitata a rilasciare una serie di ulteriori servizi,
come ad esempio: libero percorso sui mezzi pubblici, treni,
aerei; potrebbe anche consentire svaghi, come ingresso ai
cinema, teatri, musei, ecc.
consegna di altra tessera, più o meno come
quella precedente, a tutti i cittadini italiani che si
dichiarano già oggi disponibili ad ospitare uno o più
sfollati, e ricevere il "contributo di ospitalità"
che la stessa Protezione Civile vorrà disporre. Le tessere si
attiverebbero solo su disposizione della stessa Protezione
Civile.
Ritengo il "contributo di ospitalità"
il fulcro dell’intera operazione di sistemazione degli
sfollati, perché metterebbe in condizione, chi non ha parenti o
amici disposti ad ospitarli, di conoscere prima dell’evento la
famiglia in cui andrà, magari stabilendo in anticipo rapporti
di amicizia. Ciò eviterebbe, o quanto meno attenuerebbe il
disagio dell’ospitalità in casa di estranei.
Alla fine dell’indagine, la Protezione
Civile saprebbe esattamente quante famiglie non hanno autonoma
sistemazione (credo poche, anche perché il contributo di
ospitalità potrebbe tornare utile a tante famiglie italiane
economicamente in difficoltà), e quante sono appiedate, per
predisporre l’allontanamento con i mezzi della stessa
Protezione Civile e la loro sistemazione, che mi auguro non sarà
nelle tende o nelle scuole pubbliche.
Come succede oggi per la zona di Sarno, la
cui popolazione è invitata ad allontanarsi dal paese appena le
piogge hanno superato il limite di guardia, anche nella nostra
città si potrebbe disporre che, quando ci saranno le primissime
avvisaglie (che comunque, secondo gli esperti ed il consolidato
comportamento del nostro Vesuvio, avverrebbero almeno 15 giorni
prima dell’evento eruttivo), tutti coloro che hanno possibilità
d’allontanarsi con mezzi propri (e con soldi propri) si
allontanino.
Appena le avvisaglie si fanno più serie, il
secondo invito rivolto a quanti hanno trovato sistemazione
autonoma e possono allontanarsi con mezzi propri ("Iatvenne").
Terzo invito, quando le avvisaglie saranno più
consistenti, rivolto alle famiglie che hanno bisogno di essere
trasportate, per trovarsi in luoghi di raccolta. Contestualmente
la Protezione Civile preleverà dalle case le persone
impossibilitate a muoversi autonomamente (anziani ed invalidi
soli).
Le videocamere collegate via Internet e
posizionate in punti strategici della città, consentiranno a
tutti di essere aggiornati sull’evoluzione della eruzione,
anche per organizzare il rientro, appena superata la fase di
pericolo (in genere dopo 20 max 30 giorni).
Il Comune di Torre del Greco non può
purtroppo ignorare di essere il più grande tra quelli posti a
corona del Vesuvio e perciò deve farsi carico di assumere il
coordinamento delle iniziative da mettere in campo prima
dell’eventuale evento (che continuiamo ad augurarci non avverrà
mai), e pertanto, se ritiene di approfondire le tematiche poste,
promuova un incontro con i sindaci dei comuni interessati al
fine di pervenire ad un piano di evacuazione possibile, non
fantasioso e non "calato" dall’alto da persone che
non conoscono i nostri territori, in grado di dare tranquillità
alle popolazioni che vivono intorno al Vesuvio e certezza di
intervento in caso di necessità.
Invece di concludere con la battuta al mio
amico: "Non ti preoccupare, sono parole al vento!",
questa volta mi auguro proprio che l’Amministrazione Comunale
approfondisca il problema, perché si tratta di vita o di morte
della città e da criminali lasciarsi cadere il mondo addosso.
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