LA TORRE     pag. 17

   N. 10 - 3 marzo 2006              Sta come Torre ferma che non crolla già mai la cima per soffiar dei venti
Rubrica" 
PAROLE AL VENTO
di Antonio Altiero

- L’amico Vesuvio –

Considerato che tutti gli esperti dichiarano di non sapere né quando il Vesuvio deciderà di "regalarci" la prossima eruzione, né la sua probabile intensità, non avendo io alcuna competenza in materia, vorrei fare solo alcune considerazioni ad alta voce, cercando così di tranquillizzare me e quanti, come me, continuano a vivere alle falde del nostro "amico" Vesuvio.

Se la prossima (ci auguriamo lontana) eruzione sarà improvvisa e del tipo pliniana, non abbiamo niente da fare, perciò meglio non parlarne. Parleranno di noi quelli che verranno a scavarci fra qualche tempo.

Vorrei invece parlare nel caso l’eruzione si dovesse presentare, come tutti auspichiamo, preceduta da avvisaglie che i nostri scienziati sapranno sicuramente leggere con i loro strumenti giorni prima. Mettiamo almeno 10-15 giorni.

Che il piano predisposto dalla Protezione Civile sia destinato ad essere fallimentare è dovuto, se non altro, al fatto che la maggior parte dei cittadini, come me, non sono informati su cosa eventualmente fare in caso d’eruzione e quelle poche informative raccolte qua e là da qualche amico appaiono a dir poco paradossali. Credo di ricordare, per averlo sentito dire, che noi torresi dovremmo andare in Sicilia, in parte per via terra, con pullman messi a disposizione della stessa Protezione Civile o dall’Esercito, ed in parte per via mare con navi … che non possono attraccare nel nostro porto! Immagino lo scenario!

Mi sono chiesto allora: "Ma cosa farò e cosa devono fare i miei familiari se dovesse veramente presentarsi inavvertitamente l’evento e magari non riusciamo ad allontanarci insieme?" La risposta più ovvia è: "Me ne vado a Bologna dove ho dei parenti che potrebbero ospitarmi". Se questa soluzione per me va bene, viene naturale chiedermi: "Quanti come me potrebbero fare lo stesso?" Credo molti. Allora non sarebbe meglio che, chi di dovere, facesse un’indagine per sapere quanti, in caso di calamità , possono andare da parenti o amici lontano da Torre. Perché poi tanto lontano? Se il parente c’è l’ho a Salerno o a Villaricca, vi dispiace?

Come farò a non perdere i contatti con la famiglia o gli amici? Facile. Al di là del telefonino che pare tutti abbiamo, ma in quei giorni potrebbe non funzionare perché magari le linee saltano o sono intasate, ci siamo dati tutti in famiglia una e-mail (evviva Internet!) così ovunque saremo potremo comunicare tra di noi, anche senza avere il computer, perché basterà entrare in qualunque ufficio pubblico, oltre che privato, e chiedere di leggere la posta. Mi sono assicurato così di non perdere i contatti con i miei. Per sapere invece cosa sta succedendo nella mia città, basterà collegarmi con il sito Internet del mio comune che certamente avrà messo (spero!) una o più videocamere puntate sul Vesuvio e sulle principali zone della città e potrò essere costantemente aggiornato sull’evoluzione del fenomeno eruttivo e sui principali avvenimenti cittadini.

Un piano di evacuazione dovrebbe essere preceduto dall’indagine su tutti i cittadini per sapere se sanno dove andare.

Subito dopo, raggruppare i cittadini secondo casistica. Per esempio: A - quelli che hanno dove andare (parenti, amici, casa di villeggiatura, ecc.); B - quelli che possono muoversi da soli, ma non hanno dove andare (per questi lanciare una campagna di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale, magari con altre zone d’Italia altrettanto a rischio con cui scambiare l’ospitalità); C - quelli che non possono muoversi autonomamente (anziani, invalidi, ecc.), e così di seguito.

Dopo questa indagine si dovrebbe procedere con operazioni da concordare ovviamente con la Prefettura e/o con la Protezione Civile o con l’organismo che ne ha la responsabilità:

assegnazione ad ogni cittadino di una casella di posta elettronica (e-mail, ), per consentire a tutti – in caso di evacuazione dalla città - di poter ricevere messaggi sia dai familiari che dalla pubblica amministrazione;

consegnare a tutti i cittadini una tessera tipo "bancomat" per il prelievo giornaliero o settimanale da uno sportello automatico (banca o posta) del "contributo di sopravvivenza" che eventualmente lo Stato vorrà assegnare agli sfollati. La tessera potrebbe essere abilitata a rilasciare una serie di ulteriori servizi, come ad esempio: libero percorso sui mezzi pubblici, treni, aerei; potrebbe anche consentire svaghi, come ingresso ai cinema, teatri, musei, ecc.

consegna di altra tessera, più o meno come quella precedente, a tutti i cittadini italiani che si dichiarano già oggi disponibili ad ospitare uno o più sfollati, e ricevere il "contributo di ospitalità" che la stessa Protezione Civile vorrà disporre. Le tessere si attiverebbero solo su disposizione della stessa Protezione Civile.

Ritengo il "contributo di ospitalità" il fulcro dell’intera operazione di sistemazione degli sfollati, perché metterebbe in condizione, chi non ha parenti o amici disposti ad ospitarli, di conoscere prima dell’evento la famiglia in cui andrà, magari stabilendo in anticipo rapporti di amicizia. Ciò eviterebbe, o quanto meno attenuerebbe il disagio dell’ospitalità in casa di estranei.

Alla fine dell’indagine, la Protezione Civile saprebbe esattamente quante famiglie non hanno autonoma sistemazione (credo poche, anche perché il contributo di ospitalità potrebbe tornare utile a tante famiglie italiane economicamente in difficoltà), e quante sono appiedate, per predisporre l’allontanamento con i mezzi della stessa Protezione Civile e la loro sistemazione, che mi auguro non sarà nelle tende o nelle scuole pubbliche.

Come succede oggi per la zona di Sarno, la cui popolazione è invitata ad allontanarsi dal paese appena le piogge hanno superato il limite di guardia, anche nella nostra città si potrebbe disporre che, quando ci saranno le primissime avvisaglie (che comunque, secondo gli esperti ed il consolidato comportamento del nostro Vesuvio, avverrebbero almeno 15 giorni prima dell’evento eruttivo), tutti coloro che hanno possibilità d’allontanarsi con mezzi propri (e con soldi propri) si allontanino.

Appena le avvisaglie si fanno più serie, il secondo invito rivolto a quanti hanno trovato sistemazione autonoma e possono allontanarsi con mezzi propri ("Iatvenne").

Terzo invito, quando le avvisaglie saranno più consistenti, rivolto alle famiglie che hanno bisogno di essere trasportate, per trovarsi in luoghi di raccolta. Contestualmente la Protezione Civile preleverà dalle case le persone impossibilitate a muoversi autonomamente (anziani ed invalidi soli).

Le videocamere collegate via Internet e posizionate in punti strategici della città, consentiranno a tutti di essere aggiornati sull’evoluzione della eruzione, anche per organizzare il rientro, appena superata la fase di pericolo (in genere dopo 20 max 30 giorni).

Il Comune di Torre del Greco non può purtroppo ignorare di essere il più grande tra quelli posti a corona del Vesuvio e perciò deve farsi carico di assumere il coordinamento delle iniziative da mettere in campo prima dell’eventuale evento (che continuiamo ad augurarci non avverrà mai), e pertanto, se ritiene di approfondire le tematiche poste, promuova un incontro con i sindaci dei comuni interessati al fine di pervenire ad un piano di evacuazione possibile, non fantasioso e non "calato" dall’alto da persone che non conoscono i nostri territori, in grado di dare tranquillità alle popolazioni che vivono intorno al Vesuvio e certezza di intervento in caso di necessità.

Invece di concludere con la battuta al mio amico: "Non ti preoccupare, sono parole al vento!", questa volta mi auguro proprio che l’Amministrazione Comunale approfondisca il problema, perché si tratta di vita o di morte della città e da criminali lasciarsi cadere il mondo addosso.