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Argomento presente: « I riscenzielli; nnammicato; culurcio »
ID: 9099  Discussione: I riscenzielli; nnammicato; culurcio

Autore: salvatore argenziano  - Email: salvatore.argenziano@fastwebnet.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 10 luglio 2008 Ore: 22:14



Nella foto a lato: vari aspetti delle convulsioni da una foto inglese

I RISCENZIELLI

Gigi mi chiede notizie su alcune parole torresi. Intanto vorrei precisare che spesso nei dialetti della provincia si ritrovano termini ormai in disuso nel napoletano. Rescenzielli non è solo torrese, come risulta dalle citazioni di autori classici e moderni napoletani.
Rescenzielli. (pronuncia: rëscënziéllï, con suono indistinto di /ë/ ed /ï/): s. m. pl. Pure riscenzielli. Convulsioni dei bambini. Il venir meno, svenimento. In medicina: Eclampsia infantile. etim. Lat. “descensus”, discesa, caduta. In origine, nel linguaggio medico, il nome indicava la diarrea.
*Te pozza venì nu riscenziello: Ti possano venir le convulsioni, uno svenimento.

Basile:
...steva comm’a chi pate de descenzo, vavosa comm’a mula; ’nsomma da la capo a lo pede vedive no destellato de bruttezza, no spitale de struppie,

Basile:
...curzo a trovare la mogliere, né potennola scetare né pe strille né pe tirate de naso, pensaie che quarche descenzo l’avesse levato lo sentemiento

Scarpetta:
Eh! Ma che buò che te dico, l’ammore è comme a lo discenzo. Cioè? Addò te vene, llà t’afferra.

Bracale:
’o riesto, dint’ô ffuoco, alleramente,
senza farse vení’e riscenzielle…
tanto, sotto dicembre, n’ata vota
se ne faceva n’ato assaje cchiú bello!

NCCP
Guarracino: Pe' la paura a 'na patella
le venette 'na cacarella
pe' la paura 'a nu piscitiello
le venette 'nu riscinziello,

 
 

ID: 9116  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.it  - Data: giovedì 10 luglio 2008 Ore: 22:14

CHELLA CA TENE ANNAZZE

C'è un secondo aspetto della "lenga turrese"che credo sia altrettanto importante dei termini separati e sono le frasi fatte, i luoghi comuni specificamente torresi. Parto con un esempio, visto l'argomento "nnammicato" di questa discussione:
in genere per indicare un partners che non sia il coniuge regolare si dice "l'amante", "il moroso", "l'amica", "o cumpare", ecc. A Torre del Greco è diffusissima la frase: "chillo/chella ca tene annanze" (quello che ha davanti).
Sembra di poca importanza: ma questa volta non c'entra l'etimologia o la radice delle parole, ma una frase condivisa dall'antico probabile autore per un senso idiomatico che riflette la psicologia o il modus vivendi dell'etnia locale.
Prima di rimettermi al giudizio e alle ricerche di Salvatore Argenziano azzardo qualche riflessione.
"Chella ca tene annanze". Perché annanze e non a fianco (più logico) che esprime anche una certa parità nei rapporti. E poi "ca tene annanze" include, "quotidianamente", quindi una emulazione di rapporto aderente a quello del coniuge regolare.
"Annanze" potrebbe comprendere una personalità da badare o da cui difendersi non tanto da essa stessa, ma dall'opinione altrui relativa al rapporto di irregolarità. Inoltre "chella ca tene a fianco" è meno controllabile, quindi più rischioso.
Non è difficile, infatti, passeggiare con il partner per Torre e, senza tenerlo per mano, ti giri dopo un po' e non lo trovi più: qualcuno se l'è preso.
Ancora, "annnanze" come realtà che pesa perché non facilmente reversibile, e così via.




Luigi Mari



ID: 9111  Intervento da: Vito d'Adamo  - Email: vda27@online.de  - Data: mercoledì 9 luglio 2008 Ore: 11:41

Risposta a "i riscenzielli; nnammicato; colurcio".
Noi ragazzi dell'epoca d'oro-epoca di piombo, si faceva a gara per assicurarci una delle parti termnali della "marsigliese": "u cuzzetiello". Altra terminologia non era presso di noi nota.
Saluti a tutti gli nteressati da Bisnonnovito.


ID: 9104  Intervento da: Salvatore Argenziano  - Email: salvatore.argenziano@fastwebnet.it  - Data: martedì 8 luglio 2008 Ore: 11:58


Nella foto a lato il pezzo di pane tagliato da una delle estremità della "vascotta".

CULURCIO

Sempre su richiesta di Gigi, riporto una breve nota sulla parola in oggetto, pure questa appartenente alla lingua napoletana. Appena posso risponderò in merito alla "vascotta" di pane, parola ignorata dalla lingua napoletana e, presumibilmente, patrimonio linguistico esclusivo torrese.

Parte terminale della palatella di pane.
Le varianti di “culurcio” sono, quale diminutivo “culurciello” e, per metatesi (/lur/ in /rlu/), “curlucciello”, con il raddoppio eufonico della /c/.

Per la marenna dei faticatori, il curluciéllo era metà della palatella. Una volta scatufato, era riempito di cumpanaggio: friarielli, pummarole, ecc. e poi ncupirchiato con la mollica estratta prima.
etim. Lat. “culus”, il fondo o la parte inferiore.


ID: 9103  Intervento da: Salvatore Argenziano  - Email: salvatore.argenziano@fastwebnet.it  - Data: martedì 8 luglio 2008 Ore: 11:57



Nella foro a lato Tinto Brass immerso nell'esibizionismo erotico.
Nnammicato per estensione a Torre prende localmente il significato
di sessodipendente da cui difendersi.

Nnammicato

Anche questa parola non è prettamente torrese ma appartiene al ricco vocabolario della lingua napoletana. L’etimologia di questo sostantivo ne descrive chiaramente il significato. Da “in+amico” deriva “inamicato” e, per successive trasformazioni fonetiche (raddoppio delle consonanti nasali /n/ ed /m/) “innammicato”, quindi (aferesi della /i/) “nnammicato”.
La fonetica è : “nnammïcato” dove la “ï” ha suono indistinto, (quello che nella lingua napoletana è espresso con la /e/). Preferisco la grafia con la /i/ nnammicato alla solita napoletana con la /e/, nnammecato, per coerenza etimologica. Nnammicato è chi tiene (o mantiene) una “amica”, una cummara e nnammicata è la donna che tiene (o è mantenuta da) nu cumpare. Il maschilismo che è stato sempre imperante anche nella linguistica riserva a “nnammicata” una valenza dispregiativa quale concubina, ganza (dal lat. mediev. gangia “meretrice”).
Nnammicato. parola poco in uso nel napoletano metropolitano attuale si trova in una poesia del "provinciale" Viviani. Spesso la "provincia" conserva parole e modi di dire del tutto dimenticati in città Viviani E sta surdata è pure annammecata: s’ ’a ’ntenne cu nu favezo pezzente. ’O ssanno pure ’e pprete ’e miez’ ’a strata, ma sulo Mast’Errico ’un sape niente. ’A gente passa: - Piecoro! - Crapone! ’A surdata s’offenne e mena ’e mmane.

Ing. Salvatore Argenziano


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