Il Corallo B. Liverino  pag 4 di 14


Arte greco-romana "Giove-Serapide", una delle più antiche sculture di corallo mediterraneo.
Brithish Museum - Londra

SCOPERTE
ARCHEOLOGICHE

Quanto all’origine della lavorazione del corallo non si hanno, fino ad oggi, dati precisi né sull’epoca né sul popolo che per primo l’avrebbe praticata. Secondo 1’archeologo francese Salomon Reinach si dovrebbe escludere la lavorazione del corallo presso genti dell’antichita che non fossero i Celti.
Il rinvenimento di piccoli manufatti di corallo o con applicazioni dello stesso, fa invece ritenere che questa «gemma» abbia cominciato ad essere lavorata, o per lo meno modificata, dall’uomo fin dai tempi della preistoria. Dobbiamo, naturalmente, all’archeologia e alla paleontologia il ritrovamento dei reperti e la loro attribuzione alle diverse epoche. Le scoperte più importanti sono state compiute nel periodo che va dal 1860 ai primi decenni del ’900 e, a differenza di quanto potremmo pensare, sono avvenute in Paesi piuttosto lontani dal mare. Nel 1859, sulle sponde del lago di Neuchatel furono trovati i resti di un insediamento neolitico su palafitte (8000 a.C.) e, tra questi, frammenti di corallo lavorato; successivamente, assieme ad ocra gialla e rossa e a conchiglie mediterranee, vennero portati alla luce da una sepoltura paleolitica (35.000-10.000 a.C.) alcuni grossi globi di corallo rudimentalmente forati.
Poi, nei primi del ’900 nel Wiirtemberg (Germania) furono rinvenuti in una caverna preistorica vari ornamenti personali, tra cui qualche corallo bucato. In alcune zone ungheresi il corallo scopertovi, pulito e forato, era foggiato a dischetti risalenti all’età del rame e del bronzo. Presso Costanza si trovo uno spillone di bronzo con applicazioni di corallo usato, forse, per ornare e fissare una capigliatura femminile.
La suppellettile neolitica, rinvenuta in una grotta in Liguria, comprendeva un manufatto bucato a forma di cilindretto e non di sfera come i precedenti. Ma il più antico corallo inciso venne scoperto nella Grotta dei Piccioni, in provincia di Chieti.
Qui, in una delle tante sepolture neolitiche, era un idoletto di corallo rosso 3x4 cm. in ottimo stato di con servazione. A tale reperto gli studiosi attribuirono eccezionale importanza per l’evidente uso esoterico dell’amuleto e per i due segni lineari trasversali che provavano, per la prima volta, 1’incisione in tempi cosi lontani. Dalle scoperte di corallo lavorato anche in epoche preistoriche, una constatazione risulta particolarmente interessante per noi.

Quella semplice, rudimentale tecnica permise all’uomo primitivo di foggiare il corallo in forma più o meno sferica e di forarlo perché potesse adornarsene: oggi, dopo migliaia di anni, benché con mezzi e tecnica diversi, i cormi subiscono prevalentemente la stessa trasformazione.
Nel vicino Oriente, dove alcuni millenni prima della venuta di Cristo la tecnologia era gia molto avanzata, la trasformazione e 1’impiego del corallo si affiancavano a quelli delle materie più preziose. Con 1’ametista, 1’agata, il lapislazzulo esso veniva utilizzato nella raffinata e ricca oreficeria dei Sumeri che allora occupavano un territorio più o meno corrispondente all’attuale Iraq. Testimoniano ciò sia una corona d’oro con coralli e lapislazzuli, rinvenuta in una tomba reale del 3’ millennio a.C. e conservata presso 1’University Museum di Filadelfia, sia un pregiato pezzo di oreficeria della stessa epoca e dei medesimi materiali, riproducente il ramo di un albero, che trovasi al British Museum.
a vita degli Egizi, tra il 5000 ed il 3000 a.C., era legata ad attività svolte tutte sedentariamente, che comprendevano la tessitura, la lavorazione del vimine, della ceramica e delle pietre dure, tra cui il corallo. Quest’ultima doveva essere piuttosto diffusa, benché limitata alle pietre preziose allora conosciute in Egitto: 1’ametista, il diaspro, 1’agata, la perla, il cristallo di rocca, alcune specie di turchesi ed i coralli dei quali anche la «Tubipora Musica». Di tali pietre sono fatte le collane e le piccole figurine ritrovate nella necropoli di Memfi e di altre città. Gli elementi delle stesse sono a forma di losanghe, quadrati, sfere, gocce la cui calibratura, foratura, lucida
tura denotano un elevato grado di evoluzione nella produzione di tali manufatti, paragonabili al nostro « liscio ». Se poi a questi associamo le migliaia di amuleti a forma di animaletti, cuoricini, divinità, insetti, incisi con scrupolosa bravura, dobbiamo concludere che tutta la lavorazione del corallo veniva praticata da mani già esperte. In Siria, nel 1926, durante opere di scavo venne rinvenuto l’inventario del cosiddetto «Tesoro della Dea», nel quale erano annotate diecine di ornamenti e monili con corallo, risalenti ad età ellenistica. Anche i Fenici, dal 3’ millennio a.C. fino al loro tramonto, si dedicarono, sebbene rudimentalmente, a questa lavorazione utilizzando i cespi da essi stessi pescati lungo le coste del Mediterraneo, da Malta alla Sicilia, da Cartagine alla Sardegna.