Le Vie del corallo - Marocco e Algeria - pag.17


                      Ritratto di donna berbera eseguito nel 1870
                                      da Emile Vernet–Lecomte

Sempre dalla Spagna giunse anche la suggestione della tradizione ebraica. Dopo l’espulsione nel 1492 e il loro esodo in Marocco, Algeria e Tunisia, gruppi ebraici andarono a rinforzare gli insediamenti gia esistenti. Anche le comunità giudee portarono con se le attività tradizionali per le quali erano famose: la fabbricazione di armi e gioielli. Agli ebrei inoltre fu concessa, da parte dei sultani, la possibilità di battere moneta, pratica in qualche modo legata all’usura e quindi bandita ai musulmani dal dogma coranico. Inizialmente le comunità ebraiche si stanziarono nelle città di Fez, Meknes e Marrakech dove abitavano nelle mellah, quartieri circoscritti affiancati alla medina.
Qui erano raggruppati gli artigiani orafi, che lavoravano sia per gli ebrei sia per i musulmani. Le mellah del nord divennero tanto sovraffollate che la popolazione ebraica, e con essa gli artigiani, si mosse verso il sud: Essaouira, l’Anti Atlante, valle di Dra e Tiznit e nella Gran Cabilia algerina, dove oggi rimane più marcata l’eredita artistica ebraica, visibile nelle creazioni a smalto, niello e filigrana. La corporazione degli orafi e cambiata totalmente nell’arco di due generazioni da quando gli ebrei sono tornati in Israele. I gioielli di lavorazione ebraica sono spariti quasi totalmente dal mercato, escluso quelli conservati in collezioni private o nei musei.