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Anno III |
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Origini
di Torre Annunziata di
Adelaide Tagliaferri |
Le
origini di Torre Annunziata risalgono al XIII sec., quando alla corte di
Napoli regnava Carlo I D’Angiò, il vincitore di Manfredi di Svevia.
Questo sovrano aveva scelto come riserva personale di caccia il Bosco di
Selva Mala, un vasto territorio compreso tra le città di Castellammare di
Stabia, Scafati, Lettere e i paesi limitrofi. Nel 1277 quattro notabili,
Guglielmo da Nocera, Matteo Avitabile, Puccio de’ Franchi da Napoli e
Andrea Petrucci da Scafati, chiesero al re Carlo la concessione di quattro
moggi di terreno, nella contrada detta Calcarola, per edificarvi una
cappella in onore della Vergine dell’Annunziata e un ospedale. L’atto
definitivo della donazione da parte del potere regio, fu stipulato 35 anni
più tardi e precisamente il 19 settembre del 1312, sotto il regno di
Roberto D’Angiò. |
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Nel
1831 Vito Nunziante, generale dell’esercito borbonico, diede l’ordine
di trivellare il suolo di Torre Annunziata allo scopo di trovarvi dell’acqua.
Inaspettatamente i lavori portarono alla luce, pozzi, cunicoli, lastre di
marmo, colonne e pavimenti a mosaico di epoca romana. Fu facile capire che
ci si trovava di fronte ad una scoperta archeologica importante che, a
poco a poco avrebbe restituito i resti del quartiere suburbano di Pompei,
denominato Oplonti. |
della sua natura lussureggiante. I
primi abitanti del posto furono contadini e pescatori indigeni, cui si
unirono i Fenici che lo resero un attivo centro commerciale di spezie,
seta e prodotti orientali. Fu questa fiorente attività ad attirare ad
Oplonti anche i mercanti greci che vi fecero costruire delle ville
lussuose. I pompeiani, in epoca romana, lo scelsero come luogo in cui far
sorgere un complesso industriale capace di sfruttare il sale contenuto
nelle acque del mare: dal porto partivano le navi romane cariche di
prodotti agricoli ed alimentari, che smerciavano nelle città più
importanti dell’impero. Gli oplontini, quando la città cominciò a
crescere e ad ar-ricchirsi la circondarono di una cinta muraria, allo
scopo di difenderla dai pirati. Un’antica leggenda vuole che ad Oplonti
si fermò Enea durante le sue peregrinazioni, prima di arrivare a Cuma e
udì, trasportato dal vento, il lamento della ninfa Partenope, abbandonata
da Ulisse per la bellaCalipso. |