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già descritto, vengono preparate dietro la realizzazione di un montaggio fototecnico separato. Il calcolatore sostituisce la gloriosa Linotype (che in questo momento mi piange sotto le mani). Il computer stabilisce in completo automatismo i valori e le caratteristiche della composizione. Il sistema fotocompositivo utilizza tutti i tipi di caratteri nelle diverse grandezze, stabilendone elettronicamente la disposizione, gli intervalli, ecc. Il cervello ha racchiuso in sé, e miniaturizzati nei sofisticati circuiti, una intera officina tipografica. E come se non bastasse, il testo e gli schemi composti vengono integralmente memorizzati in maniera che l’operatore può visionarli e modificarli come e quando vuole. Alla fine tutti i dati di un composto vengono impressionati su disco per essere rimanipolati in futuro. (Oggi 2002 ciò è risaputo. N.d.r.).
LE MACCHINE OFFSET
Offset significa in inglese riporto, poiché l’impatto sulla carta non avviene direttamente dalla matrice, ma da un cilindro rivestito di telo gommato che raccoglie l’impronta da essa. Mentre, però, le composizioni tipografiche sono formate a rovescio,

cioè con le scritte da destra a sinistra, poiché quando baciano la carta risultano diritte, le lastre offset vengono impressionate diritte, si rovesciano sul caucciù per riaddrizzarsi sulla carta. Le normali macchine offset monocolori sono strutturalmente di semplice concezione meccanica, ma più perfette nei sincronismi e nei contatti rispetto a quelle da piombo. Una tipografica da discreti risultati anche quando non e perfettamente a punto, mentre una offset, anche dietro una lieve sfasatura, o una cattiva regolazione dei cilindri dà risultati di stampa inaccettabili. Una macchina offset monta strutturalmente tre cilindri: quello portamatrici, quello di trasporto (rivestito di caucciù), e quello di stampa o pressione. I cilindri sono di uguale diametro e girano simultaneamente. Il gruppo dei rulli inchiostratori è simile a quello delle macchine tipografiche, ugualmente un rullo si accosta al cilindro di calamaio ad ogni giro per attingere la giusta quantità di inchiostro e trasferirla al gruppo dei rulli inchiostratori. Gli ultimi rulli vanno a contatto della lastra. Un altro gruppo di rulli provvede ad inumidire la matrice ogni volta prima della inchio- strazione.