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Le rotative con l’introduzione a bobina, invece, furono costruite per i quotidiani. Innanzitutto esse comprendono in una sola combinata tanti gruppi rotanti con pressione di stampa e rulli inchiostratori autonomi; in secondo luogo la bobina, sfruttando il principio della ruota, come i cilindri di impronta e di pressione, elimina il sia pur fulmineo arresto del mettifoglio, in modo da consentire al complesso meccanico velocità incredibili. Le rotative in genere hanno invaso il mercato mondiale, esse, oltre ad obbedire al principio della ruota, si conformano all’epidemica mania dell’uomo di voler superare la velocità della luce, allo scopo di fermare il tempo e procurarsi finalmente l’immortalità. Ma le corse moderne provocano solo infarti, ictus e, bene che vada, alimentano l’ansia sempre crescente, e l’ansia e non altro che il polo positivo dell’angoscia.
LA CULTURA NAPOLETANA
AI TEMPI DI GUTENBERG

Precederò, guarda caso, l’argomento della trionfante stampa offset, cioè il sistema che ha completamente soppiantato la scoperta gutenberghiana, con un’altra sosta nella storia

relativa al periodo in cui l’arte nera veniva ideata. Nel Rinascimento vi furono a Napoli miniaturisti di grande prestigio che tutt’oggi si possono apprezzare attraverso le opere del tempo aragonese. I codex miniati rinascimentali, benché considerati nella sfera dell’arte minore, sono diversi e di grande rilevanza storico-artistica. Ormai l’Italia vanta da tempo una cultura artistico letteraria, come dire, aborigena, che attinge sempre meno, non già le influenze, ma le importazioni di moduli culturali europei, come ai tempi delle dominazioni. Nel periodo aragonese giunsero a Napoli anche numerosi artisti catalani che lavoravano in stretta collaborazione con gli amanuensi, non solo, ma anche con i prototipografi, pure se i tomi prodotti con la scriptura artificialiter venivano illustrati, in larga parte, usando il bulino xilografico anziché il mestichino per minio e vernice, o lo stilo, il calamo e la penna d’oca.
Nella vasta biblioteca aragonese miniaturisti e calligrafi lavoravano, come si suol dire, a tutto spiano, dietro smorfie rinitiche dei calligrafi quando passavano loro, appunto sotto il naso, le imitazioni tipografiche.