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vita moderna. Il tempo è sempre più tiranno, altro che maestro in ogni cosa, come diceva il filosofo. Vecchi assiomi di stampo speculativo vanno completamente rivisitati. Un giorno ho appiccicato un cartello sulla vetrina della mia bottega di Via Purgatorio, dove si leggeva: 100 carte da visita in omaggio a chi lascia trascorrere almeno un secondo tra una bussata e l’altra. L’utente appare sull’uscio trafelato, dipendente di una cinesi perpetua, stressato dal traffico urbano, intensissimo nella cintura vesuviana ed in ispecial modo a Torre del Greco, dove la carrabilità è ferma a quella barrocciabile, modificata solo dal catrame. Egli ha appena la forza di dire: Mi serve il tipografo, fate voi. Quante volte devo dar corpo alla vaga idea del cliente, traducendo il pensiero in modello di stampa, creando in esso il messaggio rivolto agli utilizzatori, a loro volta sprovveduti e distratti, come quasi tutti i recepitori di messaggi pubblicitari stampati, corrotti dai concorrenti mezzi di comunicazione moderni. Tra i lavori artigiani presunti per fare quattrini, quello tipografico è il meno indicato, a meno che il danaro non lo si stampi direttamente, ammesso che si abbia

le attrezzature specifiche per farlo. Oggi, non è un’affermazione di comodo, chi sceglie di fare l’artigiano tipografo, nella terra vesuviana, incappa, per dirla in frase fatta, in una brutta gatta da pelare. Il fisco ha educato gli artigiani, i sindacati hanno dirozzato gli imprenditori ed istruito i dipendenti, e sta bene, ma l’avventore, a riguardo, chi l’ha emendato?
LE ROTATIVE STEREOTIPICHE
Ritorniamo a noi. Le rotative sono le moderne macchine da stampa per antonomasia. Questa generalizzazione si è diffusa attraverso il cinema e la televisione che hanno sempre mostrato immagini eloquenti di rotografia su ogni argomento concernente le arti grafiche. Esistono delle rotative che producono tutt’altro che giornali. Prima di ogni cosa la carta introdotta non è a bobine, ma a fogli sciolti. In queste macchine, oramai in disuso, il piano portaforme fu sostituito da un cilindro su cui viene fissata una impronta stereotipica della composizione tipografica, allo scopo di eliminare l’arresto di fase dell’andirivieni tipico delle macchine tradizionali, tutto appannaggio della velocità di stampa.