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grigio febbraio Mario cesoia, alias il Robespier- re, morò, per dirla con lui. Dopo 12 ore dallo accertato decesso fu scovato in cucina, dagli addetti delle pompe funebri, mentre strombettava una fanfara sul bevante di un fiasco di Barolo. Dichiaro alla stampa: «La catalessi e un tranquillo sonno fetale. Se volete sapere se esiste 1’altro mondo mi date sei o settecento milioni ed io vi accontento. So bene che non me li date perché non mi credete, ma se io lo so davvero? ... Il risveglio - concluse con una smorfia di disgusto Mario, sotto la luce violenta del quarzo - è deprimente. Questo ve lo dico gratis. Perché ti ritrovi in questa schifezza di mondo e rivedi le stesse facce, la stessa gente che si agita, irrompe, si precipita per arrivare dove? E già, voi siete giornalisti, sono frasi fatte, eh? Ma io faccio il tipografo da cinquant’anni e qualche cosina 1’ho imparata. Ha detto una volta Giorgio Bassani: Per capire veramente come stanno le cose a questo mondo bisognerebbe morire almeno una volta ». - Mi strizzo 1’occhio. - Che facciamo? Il certificato medico parla chiaro. Va be’ facciamo cinque milioni e 1’affare 

e fatto! Cinque milioni li spendete in un giorno, all’inferno, per un poco di ghiaccio fetente che vi può passare qualche diavolo corrotto». Mario Robespierre non ottenne i cinque milioni, ma ha lasciato il lavoro per la nuova professione di assistito. Il più delle volte le prende, specie quando fa perdere poste alte, ma quando l’azzecca lo piazzano su di una sorta di stallo pontificale aleggiandolo con due flabelli. L’ultima volta che l’ho visto gli ho chiesto: «A me lo puoi dire, sarò una tomba, l’inferno esiste o no ?». Mi fissa come per dire: povero grullo: «E ti pare che se io ero sicuro che 1’inferno non esiste sopportavo ancora quella strega di mia moglie e quell’arpia di mia suocera? E da mo’ che le avrei tagliate quelle teste, sai il taglio che sogno tutte le notti, altro che risme. Le avrei bollite e le avrei messe fuori il balcone appese con un limone in bocca. Le lingue le avrei cremate, perché quelle sarebbero capaci di vituperare pure dopo morte».
CARATTERISTICHE CARTACEE
La carta più leggera e la cosiddetta pelure, che va dai 30 ai 40 gr. al mq. Essa viene utilizzata per