Cap. I - Pag 46   

Cap. I - Pag 47                                      

Greco perché la sua consorte va matta per i ninnoli di corallo, un giorno folleggio l’impresa di combinare assieme due vecchie carrette tipografiche. Fu naturalmente deriso dagli importatori milanesi. Non solo l’esperimento andò in porto, ma ottenne dall’artificio una velocità di rotazione quasi duplicata rispetto a quella consentita, sebbene l’ordigno si spostasse di frequente sul pavimento, malgrado i perni di fissaggio. Quando finalmente si fusero le bronzine e l’arnese si ridusse ad un rottame il collega imprecò collerico contro i costumi corrotti dei costruttori teutonici perché, probabilmente, avevano adoperato materie prime di scarto. Devo aggiungere, inoltre, che il collega geniale espleta esclusivamente l’operato di impressore poiché, per sua sfortuna, è analfabeta irrecuperabile. Per evitare di stampare righi capovolti ha escogitato il sistema di trasfigurare le lettere dell’alfabeto. Suggestionato da reminiscenze puerili le immagina come tanti pargoli che si tengono per mano distinguendone, quindi, la posizione eretta. Spesso esclama: “Gua’ quanto so’ bellilli ‘sti fetentielli!”.

Si trattava di titoli realizzati in carattere fantasia. E non immaginava per nulla, il candido, che tutti gli stili dell’alfabeto relativi al carattere Antiqua sono somiglianti nella loro struttura madre ai caratteri latini. Infatti fanno un po’ eccezione i cosiddetti caratteri fantasia, nelle loro forme esasperate e bizzarre.
TIPI DI SCRITTURA
E’ un errore pensare che, nel periodo antecedente l’invenzione della stampa a caratteri mobili, gli stili calligrafici fossero uno o due. Gli amanuensi ne adottarono numerosi, definiti e classificati. Ve ne era quasi uno per ogni dottrina, per ogni indirizzo letterario. Infatti gli stili, come sempre, andavano pure a braccetto con i movimenti culturali e religiosi del tempo, sempre sotto 1’influsso delle correnti pittoriche e architettoniche, proprio come avviene adesso con i caratteri da stampa. Alcuni paesi d’Oriente, come la Cina e il Giappone, pur rimanendo fedeli alle loro antichissime tradizioni di stile, pur conservando le loro scritture classiche originali, utilizzano per motivi commerciali, culturali o politici, anche le scritture dell’Occidente,