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La calligrafia, detta poi scienza degli asini, ha impiegato cinque secoli per essere declassificata, poiché essa, è chiaro, è stata retaggio dell’arte degli amanuensi. Attualmente operano sul territorio nazionale svariate scuole di formazione professionale per tipografi, per lo più di gestione clericale (sempre di numero esiguo secondo me). Molte, tanto per variare, sono concentrate in testa allo stivale. In Campania è famosa quella di Pompei in seno all’Istituto BARTOLO LONGO, singolare fucina di provetti operatori del settore, dove si sono formati molti miei colleghi di Ercolano, Torre Annunziata e della mia Torre del Greco. Il programma comprende, oltre alla pratica d’officina, le nozioni teoriche affini. Ma la società consumistica tende a riformare i canoni tradizionali relativi alla stampa come meccanizzazione dell’alfabeto ed amplia la materia inerente la grafica pubblicitaria e la cartotecnica legata al confezionamento dei prodotti di consumo, e via dicendo. La diffusione dell’alfabeto ha raggiunto i fastigi intorno al mezzo secolo XX, per poi declinare lentamente. Non a caso oggi si parla di grafica in luogo di tipografia

con esplicito riferimento alle elaborazioni policrome, seppure artificiose. Il tipo, ovvero il carattere, un tempo prioritario, trova sempre minore spazio nei testi. Le immagini e gli ampi margini, per motivi di estetica moderna, sono maggioritari. Il tipografo di domani non sarà altro che un astucciaio, un bustaio, o, bene che vada, un rotocalchista.
Ma noialtri tapini bottegai tipografi artigiani come reagiamo al deperire della stampa relativa all’alfabeto? I tipografi artigiani campani, malgrado la precarietà di sempre sanno eseguire, in ogni caso, lavori ricchi di inventiva e ricercatezza, entro i limiti quantitativi, naturalmente, anche con attrezzature decisamente obsolete. Spesso si improvvisano aggeggi autocostruiti onde emulare i congegni sofisticati moderni. Senza tema di smentita noi circumvesuviani siamo i progenitori del fai da te.
Congegni strani e bizzarri scaturiscono dell’estro e, come diciamo noi, dalla forza della disperazione. Quasi sempre si fa uso di materiale di fortuna, come assicelle di legno, cordicelle di nylon, scotch e polvere di sapone (boro talco).
Un folle genio tipografo, che bazzica Torre del