Quando ricordare non è retorica

Di Aniello Sammarco

Non è facile parlare del passato di Torre del Greco quando si fatica a raccontarne 1’attualità. Attualità fatta di problemi, guai, difficoltà, criminalità. Non è facile perché la prima cosa a cui si pensa è che attraverso il passato si voglia, in qualche modo, mascherare il presente. Eppure non dovrebbe essere così: conoscere le nostre origini, chi in questa città ci ha preceduto, può servire a capire come si è arrivati alla Torre del terzo millennio. Era bello quando da piccoli, sulle gambe di nostro nonno, restavamo con gli occhi spalancati ad ascoltare storie che sembravano venire da un altro mondo: cavalli al posto delle auto, immensi campi verdi dove ora sorgono civili abitazioni, niente televisione, niente svaghi, pochi soldi: era 1’Italia del dopoguerra, era Torre del Greco dopo il secondo conflitto bellico. Peppe D’Urzo rappresenta per noi torresi – troppo facili a dimenticare – quel nonno che ogni volta ci racconta una storia presa da libri indelebili e al contempo impa1pabili: i libri della memoria. Ma anche Peppe D’Urzo, nonostante la sua proverbiale mole, un po’ stanco di tenerci ogni settimana sulle gambe lo sarà. Anche per questo ha deciso di raccogliere "il meglio" che c’e nei suoi racconti in questi volumetti. Piccoli-grandi spaccati della nostra storia, utili per metter su un’enciclopedia della Torre del Greco di diversi decenni fa. L’occasione per i torresi è di trovarsi una serie di libri unici nel loro genere. Ma soprattutto abbiamo l’opportunità di dire grazie a chi, con la bonarietà che l’ha sempre contraddistinto, ci tiene "sulle gambe" da anni e ci racconta come era bella Torre del Greco negli anni che furono. Grazie, "nonno" Peppe.

Aniello Sammarco

 
 
 


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