HO IL MUNACIELLO IN CASA 

Ogni somiglianza di persone alla foto e ai fatti 
qui esposti è puramente casuale

Intervistatore Luigi Mari - Intervistata S S    
Legenda: D=domanda; R=risposta N=Narrazione

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             S S mi ha rilasciato questa intervista 
               il 1 ottobre 2001. Oggi ha  24 anni.
            La signorina S S è una ragazza acqua 
              e sapone. I familiari hanno aderito
          alla pubblicazione di questa rivelazione. 

Ho raccolto queste notizie di repertorio per introdurre agli italiani del nord la testimonianza di S S. In tutta la Campania e in buona parte dell’Italia meridionale almeno si è sentito solo  parlare del “munaciello, per molti rimane pur sempre una figura misteriosa e bizzarra, tuttora in attività. In genere si tratta di uno spiritello domestico, dispettoso e imprevedibile, che vive a stretto contatto con gli abitanti della casa dove egli decide di alloggiare, entrando e uscendo da essa senza regole, né limiti. Le notizie su questo personaggio sono state tramandate di generazione in generazione. Viene presentato ora scheletrico e spettrale, ora vecchio e storpio, ora bambino vestito di un misero saio. Per molti il soprannome ”munaciello” fu attribuito per la prima volta ad un orfanello malato, vissuto nel periodo rinascimentale, accolto e accudito da una comunità di monaci, che lo vestivano di un piccolo saio, poi morto in giovane età. Questa ipotesi sulle sue origini va a fondersi con un’altra leggenda risalente al 1445, quando la giovane e ricca napoletana Caterinella Trezza, nascosta in convento, mette al mondo un bimbo, frutto di una relazione clandestina con il garzone Stefano Mariconda, morto poi drammaticamente. Il piccolo, allevato dai monaci del convento, indossa abiti molto simili a quelli monacali con un cappuccio per nascondere le deformità del suo corpo. Queste due storie determina il nome “munaciello”,
Inoltre c’è un’altra ipotesi sull’origine del “munaciello”: l’antico gestore dei pozzi d’acqua, che comunicavano con le abitazioni napoletane, attraverso stretti e impervi cunicoli, oggi ancora esistenti e visitabili, che servivano alle massaie per calare il secchio dall’alto. Il garzone, oppresso da spazi ridottissimi, con scarso ossigeno e quasi al buio, riempiva i secchi con l’acqua che occorreva alle famiglie. Dopo lunghe giornate trascorse nei sotterranei, il poveretto spesso non era neanche retribuito per il lavoro svolto, per cui era pronto a vendicarsi con dispetti e cattiverie di ogni genere, ai danni di coloro che aveva servito. Ma questa ipotesi sfaterebbe il mito e l’esistenza dello spiritello.
La famiglia che ospita il “munaciello” non deve mai contraddirlo, né offenderlo; una sedia deve essere sempre libera in casa, perché riservata 

allo spiritello, che da un momento all’altro potrebbe arrivare e volersi sedere.
E qui altro personaggio misterioso denominato “ ‘A bella ‘Mbriana”, molto spesso associato alla parte cattiva dell’animo umano, al demonio che si nasconde e che e’ sempre pronto ad afferrarci e che i napoletani cercano da sempre di evitare. Il personaggio indicato come ’A Bella ’Mbriana, invece, rappresenta lo spirito benigno. E’ una sorta di anti-munaciello. Avere questa presenza nelle case significa benessere e salute. E’ rappresentata come una bella donna molto ben vestita paragonabile alla fata delle favole dei bambini. E’ anche detta Meriana oppure ’Mmeriana. La derivazione etimologica proviene dal latino meridiana il cui mariana indica l’ombra quasi a rappresentare un’ombra sotto cui ripararsi oppure indica il significato etereo dell’essere. A testimonianza dell’affetto dei napoletani verso questa figura, è molto comune sotto il Vesuvio il cognome Imbriani derivante, appunto, da Mbriana. Ultimo dettaglio importante: come per il "munaciello" nella casa bisogna sempre lasciare una sedia libera perché potrebbe entrare ’A bella ’Mbriana e sedersi per riposare. Se tutte le sedie fossero occupate la nostra amica potrebbe andare via con tutte le sciagure derivanti dalla mancata ospitalita’!
E’ meglio non immaginare quali disgrazie sarebbe capace di infliggere alla famiglia se “munaciello o “Bella ‘Mbriana” trovassero tutte le sedie occupate! Quando, pero, compiono prodigi, il padrone di casa troverà denaro od ogni sorta di ben di Dio in un angolo di casa, in un armadio, in un cassetto. Guai però a rivelare il prodigio a qualcuno; l’incantesimo svanisce per sempre. ”o’ munaciello” lascia monete nel sacco dello zucchero o nella dispensa di casa, suggerisce i numeri vincenti da giocare al lotto, fa ogni tipo di bene in cambio della pazienza e della disponibilità della famiglia che lo ospita. In risposta ad un’offesa ricevuta, ad una mancanza di riguardo, lo spiritello si vendica pero immediatamente, facendo cadere una donna dal letto, gettando un uomo dal tetto, nascondendo il denaro del capofamiglia in posti impensati, rivelandosi all’improvviso sotto le spoglie di uno spettro o di un cadavere senza testa, spaventando a morte i suoi coinquilini. Per ripagare giovani fanciulle, procaci ed allegre, verso le quali si concede confidenze ”palpatorie”, come riferiscono alcuni scrittori napoletani, ”o’ munaciello” lascia monete sul luogo del misfatto. E’, infatti, cortese ed amabile soprattutto con le belle fanciulle, mentre da’ volentieri noia alle persone che reputa antipatiche. I suoi scherzi sono tra i più vari e fantasiosi: una volta e stato visto suonare ai campanelli delle case, causando grande spavento alla gente svegliata di soprassalto, oppure sedersi e saltare sulle gambe di un malcapitato costretto all’immobilità da un incidente, oppure prendere a scappellotti i mariti che trattano scortesemente le mogli, oppure ancora danzare la tarantella sul petto di un povero dormiente, togliere la sedia di sotto a chi si stava sedendo, oppure pizzicare, tirare i capelli, nascondere le cose, accendere il lume quando e spento o spegnerlo quando e acceso. Chi ha già ricevuto in abbondanza queste visite dispettose spera di liberarsi per sempre del piccolo monaco, magari con un improvviso trasloco, ma non sa che l’impertinente ospite e pronto a seguire la sua famiglia adottiva ovunque essa decida di trasferirsi.

(continua in seconda pagina)