Pag. 1 Vico d' 'a Croce

Carissimo Luigi Mari a proposito di quanto chiestoti stamattina 16 gennaio 2019 sul perche via G. De Bottis si chiamasse "’u Vico ’ra Croce" ho trovato anche questa interessante motivazione tratta da "Per una volta parliamo di Torre Del Greco (2)" trascrivo testualmente.......Nella nostra cittadina, come in altri luoghi, fu eretto l’albero della Libertà sotto il quale S. Loffredo esclamò pubblicamente: “spuntasti alfine o giorno aspettato e tanto felice”. Ma questo giorno durò poco. L’albero della Libertà fu trasformato in una croce, da qui il toponimo (’u Vico ’ra Croce).

Infatti nel giugno del 1799 ci fu nelle nostre contrade l’estrema resistenza dei repubblicani con scaramucce tra le truppe di Schipani e i realisti, fino all’arrivo della bande di Ruffo e la conseguente restaurazione borbonica. Le aspirazioni libertarie furono soffocate dalle bande della Santa Fede che posero fine all’effimera repubblica partenopea, costruita su modello francese. Pagliacelli fu impiccato dai Borboni nell’ottobre dello stesso anno assieme a Cirillo e Pagano, così come il governatore di Torre, N. Fiorentino......

U vico 
ra ‘ croce

La via Gluk di Torre del Greco

La targa viaria è "Via Gaetano DE BOTTIS", un sacerdote del ‘700 che diede molto a questa città . Ma il popolino l’ha sempre chiamato: "U vico ra croce", per una croce, appunto, che c’era all’angolo dell’edificio sul lato destro salendo.

All’età di nove anni sono andato ad abitare al ex civico 46 e dal balcone del mio 2° piano c’era una vista bellissima e panoramica del Vesuvio. Tempo fa, fino al 1794, questa strada e Via XX settembre erano un "vallone", che convogliava l’acqua piovana proveniente dal monte. Oggi si riversa durante le forti piogge da un cunicolo sulla destra provocando molti danni.
In estate affacciato dal balcone vedevo passare una signora di mezza età e un banda di ragazzini intorno. Era la signorina, sorella della Dottoressa Chiara Pico, che accompagnava al mare alla località " il laghetto " il nipote Sandro con gli amici, figlio della Dottoressa. Lei fù anche consigliere comunale del P. S .I.
Al laghetto andava anche un certo Carmine, che abitava più su; ricordo che scendeva per il vicolo con l’asciugamano sotto il braccio sinistro, pantaloncini corti e zoccoli ed era sempre abbronzato, con un passo elegante e disinvolto; salutava tutti agitando la mano destra e sorrideva. Ah, dimenticavo, quell’uomo si chiamava "A Carmnella".
Salendo la via da Piazza Luigi Palomba, vicino al mitico bar "Filippiello" c’era il banchetto di Cuccaro Antonio detto à Pummarola, intento a vendere le sigarette.

Poi sulla sinistra c’era l’officina " Riparazioni vespe e motocicli dei "Russ" i Cannavacciuoli, con la vecchia madre Balzano Virginia a "Rossa" seduta su un bassa sedia di paglia con il camice blu e il classico tuppo. Studiando poi a scuola la storia Romana la paragonai ad una matrona.

Il vecchio ingresso de'  "U vico d''a Croce

L'abitazione di Raffaele Raimondo, autore di "Itinerari Torresi" e del giudice torrese Gennaro Francione, nonché scrittore, commediografo, che ha a suo attivo numerosi testi pubblicati e rappresentati: www.antiarte.it



Il palazzo dove abitava Crescenzo Mazza