Carlo Boccia      Pag. 3

 

 

Cantina del Pescatore - Via Fontana n° 38

Attività intrapresa da Anna Sorrentino, nel 1920, al Largo Plebiscito (angolo Via Plebiscito, "ncopp u castiell"). Il padre Principio le diede i soldi per mettersi in commercio dopo che si era sposata giovanissima con Di Cristo Raimondo, armatore di piccolo cabotaggio detto "a Vrial" (utensile a punta elicoidale che serviva a fare i fori nel legno). La cantina si trasferì, in seguito, al Corso Cavour n° 43.
Si racconta che durante la seconda guerra mondiale, alcuni soldati americani di colore che si erano fermati a mangiare non volevano pagare il conto, ne nacque una rissa e la proprietaria, signora Anna, agguerrita e infuriata, ruppe la testa ad alcuni soldati; dovette stare nascosta per tre giorni perché ricercata dalla milizia americana. Il 25 Aprile 1943, Giorno di Pasqua, il fabbricato fu danneggiato dai bombardamenti americani contro i tedeschi in ritirata e la cantina si trasferì in Via Fontana n° 38.
Nel 1960 la signora Anna morì e la gestione passò al marito Raimondo (1906/96). Nel 1970 passò al figlio Vincenzo e poi, nel 1980, al figlio Ciro. Adesso è di proprietà di Reitano Raffaella moglie di Di Cristo Ciro, che, insieme al marito e ai figli, Raimondo, Dino e Anna, continua a servire i clienti con passione, orgoglio e serietà.

La cantina ha avuto tra i clienti, Carlo Croccolo con tutta la compagnia, al termine del suo spettacolo al Metropolitan di Torre. Ciro conserva sulla parete le foto e l'autografo del campione napoletano di pugilato Patrizio Oliva. Anche personaggi nostrani hanno fatto visita alla cantina, ricordiamo l'avvocato Salvatore Accardo direttore del secolare giornale locale "La Torre".

      ‘A Cantina    

 Nella Cantina del Pescatore
puoi andare a mangiare
a tutte le ore.
E se chiedi un specialità
Ciro te la prepara
senza difficoltà.
Con pochi euro
e in compagnia di qualche amico
saziar potrai il tuo appetito. 
                     ( Carlo Boccia) 

Salone di Ciro Di Luca, Via Fontana n° 24.

Salone antico di tre generazioni sempre nello stesso posto. Inaugurato dal nonno Michele nel 1920, passò poi al figlio Michele che praticamente è nato e vissuto nel salone; allora la famiglia faceva abitazione nel retro (casa-bottega); se domandate a Michele da quando fa questo mestiere, vi risponderà che non lo ricorda, il padre (buonanima) glielo aveva insegnato da piccolo. Adesso il salone lo gestisce Ciro che, aiutato dal padre, porta avanti l'opera del nonno, con passione e modernità, infatti, si servono da lui molti giovani del quartiere. La nonna di Ciro, Anna Di Serio, aveva il negozio d’erboristeria affianco e affittava anche le carrette e le scale, qui le mamme compravano il "papagno" che era una specie di sonnifero per i bimbi.
Siamo, così, giunti all’altro confine di Via Fontana, e dallo scalone che porta alle Cento Fontane diamo uno sguardo panoramico: "Che desolazione e abbandono?!". C'è un contrasto tra il Castello Baronale, appena ristrutturato, e le fontane mute e triste. "Sitientes venite ad acquas", ma quale acqua ammira il padiglione muto? L’Immagino col pensiero rivolto a quando, nei suoi anni ruggenti nell’Ottocento e inizio Novecento, elargiva acqua fresca, e in abbondanza, ai torresi. "E adesso! Questa è la ricompensa? Essere abbandonato come una cosa vecchia che non serve più; che ingratitudine, gli uomini! Beato te - sembra dire rivolgendosi al castello - che ti hanno fatto resuscitare! Speriamo che un giorno si ricorderanno anche di me!"
Lo sguardo panoramico, dall’alto, può anche suggerirci un'idea, un progetto: sfruttare l'edificio come scenario per un Anfiteatro all'aperto, che possa ospitare spettacoli teatrali e canori imitando l'arena di Verona e Pompei.                              

                                               Carlo Boccia