Via Fontana
Storia,
aneddoti,
soprannomi,
personaggi.
Nome
dato dal Comune perché porta e si trova nelle vicinanze del padiglione
delle Cento Fontane, cui è collegata tramite uno scalone. La via è stata
e sarà sempre chiamata dai torresi "sott a rip" con riferimento
alla rupe del Castello Baronale. Questa zona non esisteva, il mare batteva
le sue onde sotto la rupe del castello, come si può vedere da una stampa
riportata da Enrico De Gaetano nel suo libro "Il Riscatto", fino
a quando, il 16 dicembre 1631, il Vesuvio, inattivo da 500 anni, riprese
la sua attività con un’eruzione e un’alluvione di detriti, di cenere,
sabbia e pietre trasportate a mare; la riva fu allontanata di parecchi
metri dalla rupe del castello, formando, così, una fascia di terra detta
dai torresi "mare seccato".
Nel 1794, il 15 Giugno, un’altra eruzione invase il centro di Torre del
Greco e distrusse il rione di "Vascio a mmare" dove intanto
erano nate le prime case dei pescatori.
In breve la zona fu ricostruita più bella di prima e con due ampie
strade, orgoglio di Torre, Via Fontana e Corso Garibaldi; (vedi:
“Itinerari Torresi’’ di R. Raimondo - 1973).
Attualmente Via Fontana con i suoi vicoli, piazzette e scale, il
palcoscenico del modo di vivere di chi ci abita, è assai caratteristica e
bella; c'è ancora l'usanza, di sera, delle madri di chiamare ad alta voce
dai balconi i propri figli per affrettarli a rientrare a casa; non è raro
sentire nelle sere d'inverno voci come: Peppiniello, Tatunniello,
Giritiello, Viciè “… t’ vuò ritirà che è tard ?".
Esistono persone conosciute o rintracciabili solo con il soprannome; è
come se il tempo si fosse fermato; la gente qui vive ancora la giornata
nell'atrio del palazzo e sulle logge; la vita sociale si svolge per
strada, è fatta di piccoli problemi, inciuci, pettegolezzi, litigi o di
qualche evento di quartiere, tra le botteghe rionali e capannelli di donne
nell'attesa del pulmino scolastico, mentre gli uomini si ritrovano al bar
a parlare di calcio.
Un tempo Via Fontana era considerata tra le migliori strade di Torre del
Greco e nel 1922, nelle vicinanze, soggiornò lo scrittore Frenkel,
profugo della rivoluzione bolscevica e il filosofo Augusto Guzzo
professore e direttore della rivista "Filosofia". Qui c'è uno
sviluppo urbanistico da fare invidia a molte famose città costiere; per
valorizzarla basterebbe fare un porto turistico e un lungomare.
In questo quartiere si riconoscono con il soprannome e ci sono persone
caratteristiche che vivono di lavori saltuari dignitosamente con un modo
tutto loro di pensare, a volte sono presi in giro ma, in caso di necessità,
sono aiutati o economicamente o procurando loro qualche lavoretto. Se un
giorno vi capitasse di trovarvi da queste parti per cercare qualcuno,
conoscendo "solo" il nome e cognome e la strada, vi conviene
prima documentarvi sul suo soprannome e come viene chiamata la strada,
perché lo cerchereste invano, nessuno saprebbe dirvi chi è, e dove
abita.
Il soprannome viene dato ad un individuo del popolo per un particolare del
fisico, per il mestiere che svolge, per una caratteristica personale o per
eredità di famiglia.
Così abbiamo:
baffone,
capuocchio, mezarecchia, nanett, cicatella, mezapalla (quando gioca a
calcio tocca solo una parte della palla), culacchiona, manomozza,
cazzammocca, picchiacchella, zizzacchione, culostuòrto, mignnone,
pacculella, manapesante, cazzi-cazzi, uocchiargient, banana, bellifrutta,
cerasela, mellone, mellonaro, cerasiello, bestione, palumm, scigna,
micione, scignone, pappavall, cap i puorc, pér i puorc, zucculella,
zoccola nera, a giraffa, caprariello, capraro, limone, u biond, capaianca,
anera-nera, u russo, bordò, a viola, a rossa, alice, cefarotto,
pesciolone, a seccia, a stroscia, a n’ nnella, a rapina (Donadio
Antonio: da giovane quando giocava a calcio prendeva la palla
all'avversario furtivamente), bebè, cuppulella, bubù, curtulillo,
berlusconi, o riccio, muzzarella, stecchino, tattà, fell i pastiera,
tuppessa, negus, a fichella, bricchino, cucù, cuop i pepe, ventariello,
urré, zucariello, fèt-acìt, tribbunale, gnazziello, semmenzella,
fdricchiello, secchitello, taschino, siriticcio, scorpione, palanchino,
(tre fratelli) quaranta, baialicco, a capezza, mammon, Lucia a sargente,
vrusculillo, catarro, chiauzziello, avrial, chiabbiello, vagliuzziello,
nmoca, mappata, chiavardella, pezzettiello, piez-piez, giacante, pauncella,
buciarda, braciola, cazetta, don-don, malacarne, pettenefino, settpil,
menecone, guardiastrada, pér o muss, mamunciello, a facenna, nzogna,
americano, o cinese, o tedesco, o beggese, o spagnuolo, o francese, o
sardagnuolo, o trapanese, o napulitano, sangiuvannaro, o milanese, o
genovese, o nunziatese, o fravulese, o bolognese.
Una piccola storia da raccontare,
alcune sono recenti, altre antiche e qualcuna secolare.
Incominciamo da Corso Cavour, strada che fa da confine alla Via Fontana.
|
Carbonaio (Cravunaro) di Ruggiero Gennaro - Corso Cavour n° 3.
Non è la più antica, ma sicuramente la più caratteristica, perché è
rimasta l'unica bottega che vende carbone a Torre del Greco. Don Gennaro
aprì l'attività nel 1970 al Corso Cavour n° 3 dove attualmente risiede;
è un mestiere non certo pulito e invidiato, ma fatto con passione e
serietà dà decoro e dignità; il figlio Enzo, aiutato dal padre Gennaro,
ne continua l’opera.
Salumeria U Catarr - Via Fontana 80.
Maria Antonietta Pernice rimasta vedova, fondò la cantina con annessa
locanda alla Traversa Gradoni Canali e Cancelli n° 5 (sotto le scale
della ciucciara) agli inizi del 1900. Prima della seconda guerra mondiale,
‘38-’39 circa, si trasferì in Via Fontana 80 angolo Via che mena a S.
Croce. L’esercizio passò al figlio Antonio Legna morto nel 1968 e da
questo al figlio Paolo (u sanzaro) che la gestì col fratello Aniello e
con la cognata. Nella locanda pernottavano i carrettieri di passaggio, gli
zampognari (a Natale), i ciucciari che avevano la stalla nei dintorni
(appunto il soprannome della zona) e che vendevano latte d’asine (ciucce).
Recentemente si stanno rivalutando le proprietà di questo prodotto. Il
soprannome Cataro deriva da "cato", secchio di legno, che la
famiglia produceva e vendeva al largo S. Giuseppe alle paludi.
Adesso è gestita da Raffaele Conte, figlio di Ciro detto “cazetta”.
Macelleria
di Esposito Pietro - Via che Conduce alla Marina n° 2.
Fondata nel 1960 dal padre "Attariello" in Via che Conduce alla
Marina n° 9, in seguito, su pressione dei suoi clienti, si trasferì al n°
2, che affaccia su Via Fontana, zona più centrale e commerciale. Per
molti anni ho creduto che Attariello fosse un soprannome, ma nel 1988,
l'anno della sua dipartita, leggendo l'affisso necrologico, il nome Ettore
Esposito lo abbinai ad Ettorello, trasformato in Attariello dal popolino;
usanza locale di allungare o diminuire il nome di una persona. Fu una
persona onesta e molto stimata nel quartiere.
Autofficina
meccanica -Trav. Gradoni Canali e Cancelli n° 7.
Nei dintorni c'è un officina meccanica che ripara le autovetture dal
settembre 1973, non so se è storica, e anche qui il "masto",
che oggi ha una certa età, viene chiamato "Carlucciello”.
Salumeria di Carmela Pugliese - Via Fontana n° 39.
La signora Angela Rivieccio, madre di Carmela, rilevò dal cognato
Pugliese Gaetano (Tanino), padre del dott. Domenico e nonno del dott.
Iarrobino Arturo, la licenza della salumeria che lo stesso, nel 1930,
aveva aperto, al civico 33, in luogo del negozio esistente e gestito da
Francesco Magliulo (il baccalaiuolo). Attualmente la salumeria è gestita
dalla figlia Carmela Pugliese. Il padre di Carmela, Vittorio (1917-1993),
aveva il "puost" di frutta e verdura, e, negli anni Cinquanta,
si stabilì nel negozio affianco la salumeria in Via Fontana n° 35.
Nel 1958 girando, in Via Fontana, il film "Napoli città canora"
con l'attore cantante Giacomo Rondinella, fu filmato Vittorio che dal suo
puost’ vendeva la frutta all'attore. La salumeria ha avuto ospiti
illustri come Nino D'Angelo, Lino Crispo e i Salici Piangenti. Questi,
dopo che si erano esibiti con le canzoni negli spettacoli per sposalizi,
venivano accompagnati da Raimondo Pugliese, noto cameriere dei ristoranti
della zona, nella salumeria facendo, così, una piacevole e gradita
sorpresa alla nipote. Ultimamente vi è entrato anche l'onorevole Antonio
Di Pietro.
Bar
S. Lucia - Via Fontana n° 58 - angolo Via Comizi.
Fu fondato da Carmelo Iacopino, originario di Melito di Porto Salvo (ReggioCalabria),
alla fine degli anni '30. Il signor Iacopino prestava servizio con il
grado di caporale nella vicina caserma "Villani" del corpo di
Guardia di Finanza al Corso Cavour n° 10 e decise di aprire il bar dopo
che andò in pensione (ecco perché il bar era chiamato “del
Caporale”) rimanendo cosi a Torre del Greco. Punto centrale e, da
sempre, luogo di ritrovo fra amici e anziani
|