Dal lato dei numeri pari,
all’incrocio, c’è, dal 1960, ‘u puost dei frutti di mare di "Chiabbiello",
Salvatore Montella, adesso c’è il nipote Pasquale Montella aiutato da
Ciro Ciarnicola "a sargent".
Al civico 4 c’è la Genepesca di Anna Monile, la prima a Torre del
Greco.
Inoltre al N°10 c’è la macelleria Masoni Domenico dal 1978; prima
c’era Fortunato che vendeva giornali usati, faceva il barbiere e il
cambiamonete.
Nello slargo, a sinistra s’immette una traversa che parte da Piazza S.
Croce. La ricordiamo perché in essa, sino a pochi anni fa, a ridosso del
muro della Chiesa attuale e sopra la sacrestia della sotterrata Chiesa,
era ubicato un gabinetto pubblico (detto ‘u luog") che,
benché, sempre maleodorante, era molto utile per gli impellenti scopi
fisiologici dei cittadini. Nello slargo vi sono vari ambulanti. Molti
ricordano di Rafele l’acquaiolo che veniva tutti i giorni da
Castellammare con una carretta di colore celeste sbiadito, trainata da un
cavallo, con sopra una botte di legno e le famose mummarelle di
terracotta, per dissetare i passanti con le famose Acqua Acidula e Madonna,
creando una tipica scena di mercato napoletano.
Pescheria "O Zuccularo" dal 1930 circa, di Antonio
Pennino, discendente di Giovanni il nonno e da Francesco il padre. "Zuccularo"
perché il nonno calzava gli zoccoli di legno e sughero, e per
distinguerli dai cugini "Chiummino" anch’essi Pennino.
Antonio serve con orgoglio da molti anni un famoso ristorante torrese e
ricorda con nostalgia quando il padre Francesco con la sua voce possente
gridava "aliiic paisaaan, ‘o lacieert, ‘o tunn for a Torr, ‘o
pescispada…"
Al civico 26 troviamo "Pinto A. - Calzature dal 1900" di
Stanislao Omologato detto Stanisiello, adesso di Maria Infante, uno dei
primissimi calzaturifici di Via Falanga, specializzato in "scarpe
comode per anziani".
|
Merceria di Giuseppe
Mennella detto "a Michelangelo", perché sponsorizzava i
prodotti che vendeva con il grido: "E’ arrivata ‘a
Michelangelo", nave ammiraglia della Società di Navigazione
"Italia", dove imbarcavano con orgoglio moltissimi torresi.
Agli inizi del ‘900 c’era la merceria della suocera "Pnella a
barbera".
’edicola della Madonna del
Carmine, che si trova al civ.36 incrocio Via Falanga e I^
Traversa Salvator Noto, è ben curata da Raimondo Formisano che ha,
sotto l’immagine, ‘u puost dei frutti di mare.
Al civico 58, incrocio 2^ Trav. Salvator Noto con Via Falanga, c’è
Leonardo Minerva, primogenito di Pasquale, con negozio di bomboniere dal
1980; ricorda la serietà e l’onestà del padre. A tal proposito
riferisce come, nel 1970, il padre avesse trovato un pacco contenente vari
milioni, dimenticato da un suo cliente e, nel pomeriggio, andando sotto
casa sua un uomo, tutto spaventato, a chiedere del pacco, lui calmo, calmo
si affacciasse e rispondesse."Scemo sagl' ncopp, c’è lo io il
pacco, non lo hai perso". La persona è ancora loro cliente.
Sul finire della strada, che sbocca su Via Piscopia: a destra vari
rivenditori di stoffe e a sinistra vari puost di frutta e di fiori.
La movimentata descrizione di questo mercato, fa riconoscere di un popolo
la sua indole a trasgredire, a fare baldoria e a gridare in ogni
occasione, anche nel semplice incontro tra amici. Questo forse a volte darà
fastidio, anche se si tratta dell’usanza e del costume di un popolo, ma
certamente ne sentiremmo la mancanza qualora ci dovessimo allontanare da
questi posti, e lo sanno bene gli emigranti che vanno al nord per lavoro.
Carlo Boccia
|