'A Strada
Falanga
Storia - Folklore
Questa Via con i suoi vicoli e
slarghi, è il cuore del mercato torrese, ma per le massaie è conosciuta
come "aret a piazzet".
Prima dell’eruzione del 1794, questa via era in asse con la strada
Cappuccini, poi, con la ricostruzione della città e l’ampliamento
della Chiesa di Santa Croce voluta dal Beato Vincenzo Romano, fu spostata
più a destra. Vi si accede da Via Beato Vincenzo Romano e da Via Piscopia.
Il mercato si svolge, quindi, intorno alla Chiesa Madre e da l’impressione
che i commercianti, essendo molto devoti, fossero stretti intorno ad essa
per avere più protezione; infatti, molti portatori del Carro dell’Immacolata
dell’otto dicembre, voto fatto dai torresi per lo scampato pericolo dell’eruzione
del Vesuvio dell’8 dicembre 1861, sono di questo quartiere.
Il mercato inizia al mattino presto, con la preparazione dei puosti e
delle bancarelle dei negozianti per l’esposizione dei prodotti, e
termina alle ore 13.00.
La vendita e le compere avvengono fra vocii, rumori, grida dei venditori e
spinte dei passanti: è un continuo votta-votta; si sponsorizza la
merce con ritornelli, che a volte sembrano delle canzoni, tra capannelli
di donne che confabulano tra loro intralciando la strada, inciuciando per
ore intere, e, al momento di lasciarsi, si raccomandano "Nun jmm
parlat mal i nisciun" (non abbiamo parlato male di nessuno),
definendo il tutto un disordine ordinato.
A fare "la spesa", in questo mercato, è proprio una vera
battaglia specie a dicembre, quando il mercato è ancor più affollato per
le spese natalizie, e, fra acqua piovana, ombrelli, capitoni, cavolfiori e
ortaggi, la strada diventa "nu’ zangher", un fango. Chi non è
abituato rischia un’emicrania, come capitò ad una signora del nord
Italia che, ospite a Torre, volle andarci, nonostante le fosse stato
sconsigliato. "Ma come fate a vivere così!" esclamò, tutta
frastornata, quando tornò a casa.
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Strada Falanga 1925
E in questo
palcoscenico, scenario quotidiano, fra via vai e voci, possiamo
ascoltare
i canti di alcuni venditori: "cozzech dint ‘i scuogl" gridaCiro
a sargent
in estate; "aliiic paisaaan, ‘o pescispada, ‘a zupp
‘e pesc" gridano i pescivendoli; "che cciardin ‘e fav"
si sente gridare in primavera; ed altri ancora "na booona perzian,
mellun chin ‘e fuoc, vruoochel ‘e rap, friariiiel….."
Lungo la Strada Falanga e le sue traverse si aprono negozi centenari e
alcuni più recenti, ma non per questo meno importanti.
Iniziando dal civico 1 di Via Falanga angolo Via Beato V. Romano, dal
1891, c’è la "pasticceria Giovanni Blanco". Chi, alla vigilia
dell’Immacolata, non ha gustato le sfogliatelle e le ricce calde, alle 4
del mattino, diventata ormai una tradizione? Attualmente è gestita dagli
eredi di Francesco, figlio di Giovanni, che dal racconto del padre
ricordano del saccheggio dei negozi, a Torre, durante l’ultima guerra,
dal quale però venne risparmiato il loro, perché erano conosciuti da
tutti come persone gentili e generose. (Fa bene e scordati - fa male e
pensaci).
Segue il mitico "Palatone" gestita da Mimmo e Roberto, figli di
Vittorio; il nonno, Vincenzo Di Donna, aprì l’attività alla fine del
1800; gli successero i figli Vittorio e Amerigo, che negli anni Cinquanta
e Sessanta facevano da cantina-osteria e li, spesso, andavano a pranzo i
giocatori della Turris.
Nel vicoletto vicino, sul portico, c’è un’antica scritta
"Giovanni Ascione & figlio": è l’ultrasecolare Ditta di
Coralli che opera dal 1855, fornitrice ufficiale della casa reale, la più
antica a Torre del Greco.
Al civico 5 c’era la sede dei Vigili Urbani, più nota agli anziani come
‘a resirenza. Trasferitosi i Vigili in altra sede, subentrò nei
locali la Ditta Quagliarini - giocattoli e culle.
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