Pag. 4 - I Mulini Meridionali Marzoli di Torre del Greco

I Molini Marzoli oggi

di Mimmo Cacciuni

Considerazioni conclusive

Quella dei Molini Marzoli di via Calastro è oggi una presenza imponente, ma garbata, silenziosa e discreta nel tessuto urbano di Torre del Greco. Immediatamente, non per caso, a ridosso del porto, i molini sono una testimonianza non ancora pienamente apprezzata di una storia che tende a recuperare e privilegiare i "luoghi del lavoro" per comprendere il passato quotidiano dell’uomo comune. Testimonianza, dicevamo: l’unica di un passato industriale che non teme confronti; preziosa, dal punto di vista squisitamente architettonico; interessante, per il processo produttivo ed avvincente, per il forte rapporto con il mare che caratterizza i primi anni della sua attività.Se oggi sopravvivono le "linee severe e robuste" degli edifici costruiti ad inizio secolo, su un treno concesso in enfiteusi perpetua dal Comune di Torre del Greco ai primi due proprietari dei Molini, l’ing. Giuseppe Feola e il dott. Edmondo Emanuele Jeandeau, lo si deve al caso senza dubbio, ma anche "al solido materiale di costruzione" che l’ing. Feola, che progettò i molini, volle fesse usato: cemento armato per i solai; pietrarsa (la pietra lavica) per la torre, i magazzini e i molini propriamente detti che con quel "mattone a vista" e quel colore rosso esprimono concezioni architettoniche decisamente non mediterranee. La "sobria eleganza" e il fascino discreto che emanano i molini trovano ragione di essere nella me- moria storica che conservano dentro di se: i macchinari d’epoca, gli edifici, sono una chiave di lettura da non ignorare se vogliamo tentare di non dimenticare "chi eravamo": ciò è possibile solo tentando di reinserire, dopo un opportuno lavoro di studio, i Molini Marzoli nel tessuto, urbano. Qual può essere il futuro di un opificio che ai suoi tempi e stato quanto di meglio esiste nel campo molitorio, non solo in Italia, ma nel mondo (...) per modernità, potenza, rapidità di macchine e per elezioni di prodotti. Le proposte e i progetti tentano di salvare il rapporto con il mare, cercano di offrire spazi pubblici verdi e servizi sociali, ma soprattutto chiedono di non dimenticare: da qui l’esigenza di un museo che ricordi e testimoni il processo produttivo.

Il Comune di Torre del Greco ha stanziato per l’acquisto dei Molini Meridionali Marzoli quattro miliardi e duecento milioni; non solo, ma ha presentato una dichiarazione di pubblica utilità di questi, "per scoraggiare i privati ad acquistarli" ci ha precisato l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Raia che sul futuro dei Molini Meridionali Marzoli ha aggiunto: "La destinazione d’uso sarà stabi1ita dopo l’acquisto, ma di certo la struttura sarà inserita nei piani di sviluppo del nuovo porto turistico" Se ci conforta la decisione della Amministrazione Comunale di acquistare i Molini, di certo non possiamo non sottolineare come questi sono già stati oggetto di studio da parte di studenti e laureandi della Facoltà di Architettura del- 1’Università di Napoli, e fonte di progetti per un "riuso". Uno per tutti, quello presentato alla 17’ Triennale di Milano nel 1986 (progettisti: A. Capasso, M. Losasso, V. Pinto) che partendo dalla presenza nella zona vesuviana di "una affermata struttura produttiva di fiori e piante coltivati prevalentemente in serra" ipotizza un "riuso" dei Molini per la produzione, la vendita di fiori e piante, e come "centro documentativo ed informativo floreale" che passa attraverso una riqualificazione e un recupero dell’opificio. Perché Feola e Jeandeau costruirono i 1oro Molini proprio a Torre? Forse perché, azzardano degli studiosi, non trovarono sufficienti garanzie per i propri affari a Torre Annunziata, famoso ed importante centro molitorio e nodo portuale ad inizio secolo. Quindi, Torre del Greco come scelta di ripiego e forzata? Forse. Ma Feola e Jeandeau scelsero bene il posto dove far sorgere il proprio opificio con un approdo proprio sulla banchina della diga foranea pronto a ricevere con macchinari automatici il grano che via mare arrivava su apposite imbarcazioni da Torre Annunziata e da Napoli. La fabbrica e in funzione dal 1911, pu6 lavorare a pieno ritmo fino a 2.000 quintali di grano al giorno: la farina dell’opificio torrese era la più cara in zona, ma anche la più apprezzata e venduta. Duecento nuclei familiari "vivevano" grazie ai Molini. Nel 1978, dopo una progressiva, ma inesorabile diminuzione nella produzione, i Molini hanno terminato il loro compito: le scelte aziendali 6xrono a favore della produzione di mangimi. Da allora, monumenti a se stessi, sono stati usati come depositi. Dal 1985 l’opificio è chiuso. A giugno ci sarà la prossima asta: le precedenti tre sono andate deserte; troppa disparità tra le richieste e l’offerta del Comune di Torre. All’ammninistrazione Comunale il compito di evitare per i Molini l’oblio.