I Molini Marzoli
oggi
di Mimmo Cacciuni
Considerazioni
conclusive
Quella dei Molini Marzoli di via
Calastro è oggi una presenza imponente, ma garbata, silenziosa e discreta
nel tessuto urbano di Torre del Greco. Immediatamente, non per caso, a
ridosso del porto, i molini sono una testimonianza non ancora pienamente
apprezzata di una storia che tende a recuperare e privilegiare i
"luoghi del lavoro" per comprendere il passato quotidiano dell’uomo
comune. Testimonianza, dicevamo: l’unica di un passato industriale che
non teme confronti; preziosa, dal punto di vista squisitamente
architettonico; interessante, per il processo produttivo ed avvincente,
per il forte rapporto con il mare che caratterizza i primi anni della sua
attività.Se oggi sopravvivono le "linee severe e robuste" degli
edifici costruiti ad inizio secolo, su un treno concesso in enfiteusi
perpetua dal Comune di Torre del Greco ai primi due proprietari dei
Molini, l’ing. Giuseppe Feola e il dott. Edmondo Emanuele Jeandeau, lo
si deve al caso senza dubbio, ma anche "al solido materiale di
costruzione" che l’ing. Feola, che progettò i molini, volle fesse
usato: cemento armato per i solai; pietrarsa (la pietra lavica) per la
torre, i magazzini e i molini propriamente detti che con quel
"mattone a vista" e quel colore rosso esprimono concezioni
architettoniche decisamente non mediterranee. La "sobria
eleganza" e il fascino discreto che emanano i molini trovano ragione
di essere nella me- moria storica che conservano dentro di se: i
macchinari d’epoca, gli edifici, sono una chiave di lettura da non
ignorare se vogliamo tentare di non dimenticare "chi eravamo":
ciò è possibile solo tentando di
reinserire, dopo un opportuno lavoro di studio, i Molini Marzoli nel
tessuto, urbano. Qual può essere il futuro di un opificio che ai suoi
tempi e stato quanto di meglio esiste nel campo molitorio, non solo in
Italia, ma nel mondo (...) per modernità, potenza, rapidità di macchine
e per elezioni di prodotti. Le proposte e i progetti tentano di salvare il
rapporto con il mare, cercano di offrire spazi pubblici verdi e servizi
sociali, ma soprattutto chiedono di non dimenticare: da qui l’esigenza
di un museo che ricordi e testimoni il processo produttivo. |
Il Comune di Torre del
Greco ha stanziato per l’acquisto dei Molini Meridionali Marzoli quattro
miliardi e duecento milioni; non solo, ma ha presentato una dichiarazione
di pubblica utilità di questi, "per scoraggiare i privati ad
acquistarli" ci ha precisato l’assessore all’Urbanistica,
Giovanni Raia che sul futuro dei Molini Meridionali Marzoli ha aggiunto:
"La destinazione d’uso sarà stabi1ita dopo l’acquisto, ma di
certo la struttura sarà inserita nei piani di sviluppo del nuovo porto
turistico" Se ci conforta la decisione della Amministrazione
Comunale di acquistare i Molini, di certo non possiamo non sottolineare
come questi sono già stati oggetto di studio da parte di studenti e
laureandi della Facoltà di Architettura del- 1’Università di Napoli, e
fonte di progetti per un "riuso". Uno per tutti, quello
presentato alla 17’ Triennale di Milano nel 1986 (progettisti: A.
Capasso, M. Losasso, V. Pinto) che partendo dalla presenza nella zona
vesuviana di "una affermata struttura produttiva di fiori e piante
coltivati prevalentemente in serra" ipotizza un "riuso" dei
Molini per la produzione, la vendita di fiori e piante, e come
"centro documentativo ed informativo floreale" che passa
attraverso una riqualificazione e un recupero dell’opificio. Perché
Feola e Jeandeau costruirono i 1oro Molini proprio a Torre?
Forse perché, azzardano degli studiosi, non trovarono sufficienti
garanzie per i propri affari a Torre Annunziata, famoso ed importante
centro molitorio e nodo portuale ad inizio secolo. Quindi, Torre del Greco
come scelta di ripiego e forzata? Forse. Ma Feola e Jeandeau scelsero bene
il posto dove far sorgere il proprio opificio con un approdo proprio sulla
banchina della diga foranea pronto a ricevere con macchinari automatici il
grano che via mare arrivava su apposite imbarcazioni da Torre Annunziata e
da Napoli. La fabbrica e in funzione dal 1911, pu6 lavorare a pieno ritmo
fino a 2.000 quintali di grano al giorno: la farina dell’opificio
torrese era la più cara in zona, ma anche la più apprezzata e venduta.
Duecento nuclei familiari "vivevano" grazie ai Molini. Nel 1978,
dopo una progressiva, ma inesorabile diminuzione nella produzione, i
Molini hanno terminato il loro compito: le scelte aziendali 6xrono a
favore della produzione di mangimi. Da allora, monumenti a se stessi, sono
stati usati come depositi. Dal 1985 l’opificio è chiuso.
A giugno ci sarà la prossima asta: le precedenti tre sono andate deserte;
troppa disparità tra le richieste e l’offerta del Comune di Torre. All’ammninistrazione
Comunale il compito di evitare per i Molini l’oblio.
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