Puoi anche Tu inserire qui
un nuovo
argomento

  Torna all'indice
Comunità

Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

Argomento presente: « CATTEDRALE DI STRASBURGO »
ID: 8480  Discussione: CATTEDRALE DI STRASBURGO

Autore: Vito d'Adamo  - Email: vda27@online.de  - Scritto o aggiornato: venerdì 18 aprile 2008 Ore: 21:36


Ascolta il PADRE NOSTRO per coro e orchestra.


"CATTEDRALE DI STRASBURGO"di Vito D’Adamo


Nell’immagine a lato: Cattedrale di Strasburgo

Partirono una mattina d’ottobre, che era ancora scuro e, a tratti, piovigginava. Non c’era freddo, se non per quel tanto che invogliava a mettere in funzione il riscaldamento della macchina. La solita, bell’arteria lungo il Kinzig, i fari accesi nell’incipiente chiarore, sotto le nubi basse; poi l’autostrada: appena un’ora di guida e quindi la frontiera. Formalità al minimo ed eccoli attraversare il largo ponte sul Reno: alcune chiatte all’ancoraggio riflettevano a rovescio le loro sagome nell’acqua ferma; altre navigavano lente, per le secche e per il peso dei contenitori sovraccoperta, immaginò Lorenzo, subito preso dai ricordi a sfondo letterario per ciò che aveva letto ed appreso su quel fiume, comprese le vicissitudini dell’ultima guerra; memorie sollecitate in lui all’apparire delle cose mai viste, ma di cui sapeva. Accostò immediatamente situazioni e nomi; ma ne fu subito distratto, ché entrarono a Strasburgo, Comune d’Europa, pavesata del tricolore nazionale, delle bandiere dei Paesi della Comunità Europea, del gran drappo blu, recante al centro un cerchio di stelle bianche; e poi le insegne dei negozi, i cartelli pubblicitari, la gente per la strada, un mormorio gentile di parlata francese e, improvvisamente, la Cattedrale, rossa collina merlettata, salda nel tempo e nello spazio, presenza viva nel cuore dell’Alsazia, asimmetrica per una torre mancante, progettata e mai costruita, la prevalenza dei vuoti sui pieni, il portale profondo, il rosone policromo, ampio, ben proporzionato.

Nell’immagine a lato: S. Lorenzo Maggiore - Napoli

Un grido di meraviglia e via: posteggiare la macchina, scambiata una banconota con monetine ad alimentare il parchimetro, ammirare a naso in su il portale scolpito e, infine, all’interno, sgomenti dalla penombra, che sciolse l’entusiasmo in raccoglimento.
Oh, piombare in pieno gotico - ma non tutto era gotico, notò a prima vista Lorenzo -, nel mistico, inquietante gotico! Non che gli mancassero esperienze del genere: il Duomo di Milano, la chiesa inferiore di San Francesco in Assisi, San Lorenzo Maggiore a Napoli. Su quest’ultimo era passata la guerra e v’erano restauri in corso, intere parti chiuse agli sguardi, che interrogavano muti, vagolavano inquieti, nel tentativo di scoprire fin dove, quanto il guasto. Richiamò alla mente il silenzio del chiostro di Santa Chiara, rilucente sotto il sole del Sud: vi andava quasi ogni giorno, finché frequentò il liceo in Piazza del Gesù, a raccogliersi e meditare, posati i libri su di uno dei sedili maiolicati; e vi si adagiava. Ecco: il sole, l’almo, pagano sole del mezzogiorno d’Italia, attenuava nelle terre settentrionali la sua intensità e disperdeva il suo apparire; ed il gotico poteva, nella sua aspirazione alla preghiera, elevarsi con maestà al cielo dalle brume nordiche; celare i suoi pinnacoli nel plumbeo delle nubi, che premevano sulla città.

Nell’immagine a lato: Cattedrale di Strasburgo

Fu una visita emozionante. I ragazzi guardavano stupiti quell’enorme costruzione buia.
- È una chiesa, questa?-, domandava a fil di voce Damiano al fratello.
- Non è una chiesa: è una Cattedrale, dice papà -, rispondeva Marino.
I templi da loro visitati erano solari e sfolgoranti di luce, a Napoli, in Sicilia, a Roma, a Firenze a Milano; la loro discreta penombra forniva immediato riparo al caldo esterno.
- La luce! Dio creò la luce, fu la prima cosa che creò -, ripeteva sempre Lorenzo ai suoi figli, esponendo loro la cosmogonia biblica, così poetica, tanto affascinante. “La luce è cosa di Dio”, pensavano i ragazzi. Le chiese in Italia erano così fastose, ricche d’ogni splendore, non solo della luce del giorno: luce, luce, in ogni caso. E ad Acireale avevano attentamente seguito il lento spostarsi del puntino di sole, che andava segnando il tempo sulla lunga meridiana, disegnata di traverso sul pavimento di marmo. Qui il punteggiare delle candele rendeva ancora più incerta la visione d’insieme, fiammelle sperdute, che neppure oscillavano. E poi quel gigantesco orologio nella penombra, mentre a Messina, se puntavi su il naso a mezzodì preciso per cogliere la sfilata delle simboliche statue, rimanevi abbagliato, correvi il rischio d’abbacinarti. E c’erano francesi, tedeschi, americani tutti a fotografare - proprio come ora papà, osservavano i ragazzi -, che, frattanto, cercava di farsi largo nell’oscurità con qualche lampicello, sprigionato dal flash delle sua inadeguata macchinetta fotografica.

Nell’immagine a lato: Orologio Duomo di Messina

- Lo ricordate l’orologio del Duomo di Messina?-, chiese Renzo ai figli, come se avesse letto nei loro pensieri. - Un terzo orologio del genere si trova a Praga -. Se la memoria non gli falliva.
- Papà, qui c’è poca luce, non è come nelle chiese italiane.
Renzo rifletté, ripercorse l’itinerario, seguito dai suoi figli. Bisognava fare capire ai ragazzi che la civiltà, espressa dagli uomini nei vari luoghi, è la risultante degli eventi, provocati dalle varie fasi storiche e culturali, di cui sono stati protagonisti; che la civiltà europea è unica, pur nella diversità delle sue manifestazioni, e in continua fase di scambio; che, infine, è inutile e antipatico confrontare culture, e i comportamenti ad esse relativi, di popoli diversi, specie quando i paragoni si pongono in conformità ad una valutazione, che fa pensare alla lavagna dei “buoni e cattivi”. Capì che non era quello il luogo, né il momento di azzardare lezioni laboriose, che avrebbero provocato domande su domande da parte dei ragazzi e richieste d’esempi efficaci; e rimandò il tutto a più opportune occasioni.
Anche perché era commosso e cercava d’immagazzinare quanto più gli riuscisse vedere: le vetrate, incastonate nelle bifore dagli archi a tutto sesto, lunghe, slanciate, a guisa di feritoie dal pavimento al soffitto, spirituale tendenza all’eccelso, le storie che rappresentavano, la loro fattura, la tecnica con che erano state realizzate e il caleidoscopio dei colori usati e l’effetto quasi subacqueo della luce filtrata; le pale d’altare, i trittici dai fondi dorati, che egli tentava di fotografare, nella speranza di dissolvere quelle semitenebre.
Sandra seguiva il marito, ed i ragazzi i genitori, nell’inquieto spostarsi di lui; ma per Sandra non fu come a Firenze, sebbene questa cattedrale fosse straordinaria.
- Bisogna -, pensava, - visitare Notre Dame a Parigi; e una domenica spingersi fino a Colonia.

Nell’immagine a lato: Campanile di Giotto a Firenze

Ma a Firenze, la prima volta, quando Lorenzo la condusse per vicoli e stradine, schiudendole di sorpresa, quasi a tradimento, la prospettiva della piazza, col Duomo, col Campanile, opera di Giotto, e il Battistero, cedé alle lacrime per l’emozione, che subì repentina, un vero colpo, tanto più violento poiché inopinato.
Qui avvertiva un po’ di freddo, anche interno, sensibile com’era; ed avrebbe voluto che il marito s’affrettasse. Non che desiderasse proprio uscire dalle sensazioni, che la visita alla Cattedrale le procurava; ma quando il rullino fu esaurito e l’ultimo fotogramma scattato sotto il pulpito, un insieme magnifico, si avviò decisa all’uscita, seguita dai figli, che contestavano in qualche modo quel solenne edificio; ed anche da Renzo, che avrebbe volentieri prolungato la visita. Ancora una volta egli si sorprese a pensare che l’intimo raccoglimento, la concentrazione necessaria, non gli erano mai compiutamente concessi per una ragione o per l’altra; ma sarebbe ritornato presto, ché adesso c’era da vedere e in poco tempo chissà quante altre cose e visitare i negozi, soprattutto per compiacere Sandra; che si riempiva gli occhi di quell’eleganza finora appena intravista e che le proponeva alla mente Parigi; e intercettare frasi francesi e leggere insegne e manifesti nella lingua, che Renzo parlava, appena arrugginita, ma con ricercatezza ed accento inappuntabile.
Uscirono, dunque, dalla Cattedrale; ma, poi, vi girarono intorno per tutta la giornata, un vero arco gravitazionale, dopo la visita al Museo del Palazzo Arcivescovile e a quello archeologico, al Chateau des Rohan; dopo le inevitabili incursioni nelle botteghe di Rue Merciére, guardando l’imponente costruzione e rimirandola da varie prospettive; ed egli fu assalito da tante altre sensazioni ed altri interessi; ma il desiderio di ritornare, di rientrarvi, di rimanere lì solo per confondersi con la Cattedrale, a farsene addirittura fagocitare, annullandosi in quell’oscurità propiziante il rapimento, era in lui e lo pungeva e gli metteva un groppo alla gola, come sempre, quando avvertiva entro di sé quella struggente percezione come di cose le mille volte desiderate e finalmente avute a portata di mano e tuttavia mai prese.



Vito d’Adamo, torrese doc dalla Germania


 
 

ID: 8574  Intervento da: Veronica Mari  - Email: veronicamari@libero.it  - Data: venerdì 18 aprile 2008 Ore: 21:36


La direzione di Torreomnia ricorda che questo filmato è realizzato da terzi anonimi con le foto del CD Torre del 1998 di Luigi Mari di cui ancora si conservano i negativi anni 90.



ID: 8498  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 8 aprile 2008 Ore: 12:01

Preghiamo i lettori di inviare i post direttamente sul Forum-Comunità. Abbiamo ricevuto in privato complimenti per Vito D'Adamo.
"Razza" strana noi Torresi. Il prete durante la messa esorta i parrocchiani di non sedersi in fondo lasciando le sedie libere presso l'altare.

La redazione


Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

 Ogni risposta fa saltare la discussione al primo posto nella prima pagina indice del forum. L'ultima risposta inviata, inoltre, che è la seconda in alto a questa pagina "leggi", aggiorna sempre pure data e ora della discussione (cioè il messaggio principale),
pur se vecchio.

T O R R E S I T A'

Autore unico e web-master Luigi Mari

TORRESAGGINE