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Argomento presente: « LEGGENDA DI NATALE. »
ID: 7951  Discussione: LEGGENDA DI NATALE.

Autore: Vito D'Adamo  - Email: Viad37@online.de  - Scritto o aggiornato: mercoledì 7 dicembre 2016 Ore: 17:59

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NELLA FORESTA NERA

RACCONTO DEL TORRESE VITO D'ADAMO ESPATRIATO NELLA FORESTA NERA

Anche quest’anno il cervo rosso, con le sue cerve ed un nugolo di cerbiatte e di cerbiatti, mansueti, ha lasciato i boschi alti; e sono calati al piano, diretti ad uno spiazzo, ove, più di trenta anni fa - ma sembra che ne siano trascorsi duemila, chissà? -, sorse un cantiere; ed hanno sostato tra la folla, convenuta all’ormai tradizionale raduno.






Vito d’Adamo (foto attuale) torrese doc
residente nella Foresta Nera in Germania
HK – 23.12.2007.


In una notte come questa, gelida, narra la gente del luogo, un vecchio Maggiolino procedeva adagio attraverso la Foresta Nera, sommersa dalla neve. Era fioccato ininterrottamente per due giorni, ma aveva smesso da diverse ore e la strada era stata di recente percorsa dagli spazzaneve e il fondo brillava sotto la luce dei fari.
La donna emise un sospiro, che nascondeva più che un gemito.

- Coraggio, Marjam: siamo quasi arrivati-, le disse l’uomo barbuto e un po’ capellone al volante. Era più anziano della moglie e, sollecito delle condizioni della giovane, procurava di guidare accortamente, ad evitare scossoni, che disturbassero la donna, prossima al parto. Pochi chilometri ancora ed avrebbero raggiunto l’ospedale.
Un altro gemito; poi un grido per la doglia, potente, prolungata. E seppe Marjam essere giunto il momento.
Ecco bussano alla porta; e dovette bussare ben forte, Josef. Venne ad aprire uno jugoslavo magro e lungo, in maniche di camicia, ché lì dentro si scoppiava dal caldo. Apparve nel vano l’uomo della Volkswagen.

- Pace a voi-, disse. - Mia moglie, in macchina: sta per partorire.
E siccome s’era fatto a quell’apparire silenzio e le semplici parole dell’uomo sulla soglia erano state da ognuno percepite, come se fossero state pronunciate nella lingua di ciascuno, già due o tre si precipitavano fuori della baracca e altri li seguivano, così, com’erano, dal caldo soffocante al freddo intenso della notte stellata.
Tonino, spirito pratico, comprese immediatamente che occorreva la presenza e l’opera di una donna e, mentre gli altri aiutavano Marjam a scendere dalla macchina, sprofondata nella neve sotto l’albero di Natale con le candeline elettriche accese e riflesse nelle palline multicolori, sparse fra i rami; e trasportavano le poche cose che c’erano nella vettura, corse ad avvertire il guardiano, che abitava lì vicino con la moglie e una figlia da marito, che, alta e bella e sempre in jeans molto aderenti, ogni giorno era divorata le mille volte con gli occhi e col pensiero da tutti quegli uomini senza donne. Bussò alla porta della capace roulotte e a Frau Martha, che gli venne ad aprire, spiegò concitato nel suo tedesco approssimativo e con gesti quel che capitava; e la donna, data una voce al suo uomo ed alla figlia, seguì Tonino, che intanto sbirciava oltre l’uscio, nella speranza d’intravedere Frieda dalle lunghe gambe.
Frau Martha entrò nella sala comune ed immediatamente efficiente, prese possesso di Marjam, che, timida timida, si morsicava nelle labbra le doglie fra quella gente sconosciuta, che la guardava muta ed impacciata e in ansia per quello che doveva succedere; di Marjam, che invano cercava, abbassando gli occhi, di celare a quegli sguardi preoccupati le sue condizioni, mentre le doglie andavano infittendosi; e la condusse in una stanzetta, libera dagli occupanti, andati a trascorrere le feste al paese natio. Cacciò via gli uomini, che l’avevano seguita per aiutarla, sbattendo loro la porta sul muso e cominciò a darsi da fare.
Josef, lo sposo di Marjam, bussò, fece per entrare e fu allontanato anche lui bruscamente. Tonino gridò attraverso l’uscio che era meglio telefonare ad un medico. Gli rispose Frau Martha che ormai non c’era neppure il tempo per arrivare al telefono. In quella, entrò Frieda, vista e non vista, e s’infilò nella stanzetta, pronta a dare una mano.

- Donde venite? -, chiese Tonino a Josef, tanto per dir qualcosa, per scaricare la tensione, per distrarlo un po’ e per non pensarci neppure lui. Josef accennò con la mano, ad indicare lontananza:

- Veniamo dall’Oriente-, rispose vago.
Un grido, un subito vagito; e ognuno sussultò e ognuno ricordò e il cuore di ognuno ribatté quei momenti, che la circostanza loro riportava. Comparve nello spiraglio dell’uscio, appena socchiuso, la testa bionda di Frieda.

- È un maschio, tutto bene!-, disse e richiuse la porta.
Josef fu strappato di dov’era: e chi gli stringeva la mano e chi l’abbracciava e chi si congratulava e chi gli batteva la mano sulla spalla, come ad un vecchio amico, ritrovato dopo infinita attesa; e trascinarono quell’uomo, che pochi minuti prima era apparso, sconosciuto, nel refettorio e gli offrivano da bere, parlando ad alta voce e contendendoselo. E mentre così lo festeggiavano, entrò il guardiano, un tedescone castano, che, udendo l’alto vociare e vedendo la gran confusione, cominciò a gridare:

- Ma dove credete di essere...
Ma si, chi lo ascoltava? Si trovò anche lui a trincare Schnaps, Chianti, Slivovitz, travolto nella generale euforia.

- È un maschio-, gridò Adem, il turco, proveniente dall’Altopiano anatolico. -Come lo chiamerai?

- Già, che nome gli darai?-, incalzò Tomo, il dalmata.

- Ma lo chiamerà Gesù -, esclamò Manolo, da Montijo, Estremadura. -Non è nato a mezzanotte, la Notte di Natale?-.

- Gesù, Gesù-, gridarono da più parti. Poi lo gridarono tutti, sempre più alto, scandendo.

- Sia Gesù il suo nome -, decise allora Josef e sorrise a tutti, mentre tutti parlavano, gridavano, discorrevano, senza accorgersi che ognuno comprendeva quel che gli altri dicevano nella propria lingua, nel proprio dialetto, cosa che fino a quel momento non era mai accaduta ed appunto ciò costituiva la causa prima dei loro contrasti.
E vennero da fuori le prime note del coro d’adorazione, un coro di voci bianche, simile al cantato di una schiera d’Angeli, mentre il rosso cervo, re dei boschi, e la mansueta cerbiatta, uscivano dal folto e si spingevano fin presso la baracca e dalle loro froge umide esalava vapore.
Il Bürgermeister aveva ricevuto, qualche giorno prima di Natale, un paio di telefonate dal Land; s’erano, inoltre, messi a pungolarlo anche quelli delle varie associazioni religiose e, le più insistenti, le donne della Pfarrheim. Poi c’era stata la campagna di stampa: “Lasceremo i Gastarbeiter trascorrere le festività natalizie in solitudine?”.
“Parola d’ordine e suggerimenti dall’alto!”, pensò il Borgomastro, e si confidò con la moglie.

- Ma che parola d’ordine; che suggerimenti dall’alto!-, lo rimbeccò la consorte, mentre il Borgomastro cercava senza successo le pantofole, che aveva sotto gli occhi. - Queste sono cose che si sentono o non si sentono-.

- Le sento, le sento. Ma che devo, che posso fare, io, in pochi giorni?

-Te lo devo dire io che cosa devi fare? Chiama stampa, le associazioni, inventatevi qualcosa, organizzatela; invita qualche straniero a passare con noi il Natale, suggerisci ad altre famiglie di invitarne a loro volta qualcuno.

- Già; immagina che Natale allegro, tutti assisi come mummie intorno alla tavola, a guardarci impacciati, senza poter iniziare un discorso, senza poter scambiarci una parola! Lo capisci, lo parli tu il serbo o lo spagnolo o l’italiano, meiner Schatz? O li metteremo lì a mangiare, senza curarci di loro, ignorando la loro presenza? Ti sembra umano, ti sembra cristiano, tutto questo?

- A me sembra che, al solito, tu sia resistente ad ogni novità, ad ogni iniziativa, ecco cosa mi sembra! Ma, tanto, alla fine dovrai cedere ed occupartene seriamente e in minor tempo.
In effetti, se n’occupò lei, ma fece in modo che il marito, oberato dagli oneri della carica che ricopriva e da altre incombenze, pensasse d’aver trovato nella moglie solo una valida collaboratrice.

Ella si mosse rapida, raccolse i doni, da distribuire la notte di Natale, convinse il maestro del coro della chiesa cattolica a preparare i fanciulli per la cantata di mezzanotte, fece venire un baritono dal capoluogo e diramò inviti a destra e a manca per organizzare una processione, che, a lume di fiaccole, si portasse al cantiere, ove prestavano la loro opera i lavoratori ospiti, per festeggiare insieme con loro la nascita del Redentore.
Il programma soddisfece appieno il Borgomastro; ma l’idea più esaltante gli parve quella di far arrampicare sul tetto della baracca comune due giovanottoni, vestiti da angeli, recanti un grande striscione, con una scritta adatta alla circostanza. Quindi attese, crogiolandosi nella certezza d’interviste e fotografie, e preparò un discorso con parole ricercate, inneggianti alla pace universale, allo spirito europeo, all’apporto fattivo dei Gastarbeiter all’economia non solo del Land, ma di tutta la Repubblica Federale.
Fu così che, mentre il baritono cantava, accompagnato dal coro di voci bianche, e la gente seguiva intenta in silenzio la cerimonia e il Borgomastro ripassava a mente il suo discorso e i cervi, nient’affatto intimoriti dalla presenza di tanta gente, stavano immoti, le froge fumanti, i due giovanottoni, vestiti da angeli, s’issavano sul tetto della baracca e, a rischio di rompersi il collo fra ghiaccio e neve, spiegavano al lume delle fiaccole del corteo e delle lampadine elettriche dell’albero di Natale, il lungo striscione, sul quale era segnata, nel gotico delle pergamene, l'antica frase:

Gloria in excelsis Deo et pax in terra hominibus”,

espunte le parole “bonae volontatis” per suggerimento del parroco, che non se la sentì di limitarle a prescelti, né di avallare la prudente interpretazione del traduttore..

 

 

ID: 17263  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: mercoledì 7 dicembre 2016 Ore: 17:59

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ID: 17262  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: mercoledì 7 dicembre 2016 Ore: 17:56

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ID: 16782  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: lunedì 22 dicembre 2014 Ore: 05:11

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ID: 7954  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: domenica 23 dicembre 2007 Ore: 15:39

PURE A TORRE DEL GRECO

SI AVVICINA NATALE

TORREOMNIA E IL BUON UMORE CON LE ANIMAZIONI NATALIZIE

Chiudere man mano le finestre alla fine di ogni animazione:
DIVERTENTE ANIMAZIONE PUPAZZO NATALIZIO


GUSTOSA ANIMAZIONE NATALIZIA


NATALE MARIONETTE


FELICE ANNO NUOVO
"Schiattare" i palloncini col mouse.


VECCHINA BALLA IL NATALE CON LE COSE APPESE



BUON NATALE 2007 (usare il mouse)


MOGLIE DI BABBONATALE


BABBO NATALE OGGI


LE FESTE DI NATALE


CHRISTMAS


A CURA DELLA REDAZIONE


ID: 7952  Intervento da: Vito D'Adamo  - Email: Viad37@online.de  - Data: domenica 23 dicembre 2007 Ore: 12:12


Amici cari, amici diletti,
Nella foto a lato Alsazie e Foresta Nera

eccomi di nuovo a voi, appena in tempo per porgervi i miei più sinceri auguri. Questo è il diario degli ultimi giorni: Domenica scorsa: gelata, freddo, qualche decimo di febbre. Lunedì: febbrone. Arriva i dottore: ricovero immediato. Ambulanza. Pronto soccorso, Klinicum. Polmonite, antibiotici e piacevolezze del genere, fino a ieri, quando sono stato dimesso. Fuori, un bianco Natale, meno sei gradi. A casa, stanco, mezzo morto. Solo un pensiero: mandarvi questa LEGGENDA DI NATALE, anche se affrettatamente, abbracciarvi tutti con gli auguri più sentiti.

Evviva il SANTO NATALE!



D'ADAMO VITO



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