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Argomento presente: « LE ...ITALIANATURE... TORRESI »
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ID: 1433  Discussione: LE ...ITALIANATURE... TORRESI

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: giovedì 23 gennaio 2014 Ore: 20:00



Signori,

Romualdo Nape, mi sta a fianco nella bottega e mi ha illuminato su una discussione che nessun di noi ha mai pensato:
Le "italianature" dei torresi, ad esempio: "guadambio" al posto di "guadagno".
Romualdo che fa parte della combriccola accennata giorni fa nel messaggio di Angelo Cozzolino ha una vis comica non indifferente ereditata dal padre "Carminiello", provetto fotografo che ha lo studio dirimpetto alla mia bottega artigiana di Via Purgatorio.
Egli assicura che sono espressioni attinte di prima mano, ascoltate di viva voce a Torre del Greco. Generalmente, per motivi di esibizionismo queste frasi vengono quasi sempre dette ad alta voce:

- La fidanzata al fidanzato:
"Hai stato tu, ti sono visto".

- La mamma al figlioletto al mare:
"- Si fa pero lloco?". - Si, justo justo".

- La mamma alla figlioletta fuori la scuola elementare:
"Si è scioveta la nocca in canna, mamma te l'apponta".

- Il bidello all'alunno indisponente:
"Esci dentro!" (ossimoro).

- Il "rattoso" alla ragazza infastidita nel mezzo pubblico:
"Non songo io che botto, e il prummando che trocoléa".

- Il bidello ai ragazzi monelli:
“Guè, voi tre, ambedue dal preside!”.

- La sorellina al fratellino:
“Stattaccorto sta il brito a terra, ti taccaréi”.

- La mamma al figlioletto:
“Vieni a mamma, ti sponno il percuoco o vuoi la perzeca?”.

- La paziente al dottore:
”Tengo le turceture di panza sto andando lava lava”.

Luigi Mari per bocca di Romualdo Nape


 
 
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ID: 16185  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: giovedì 23 gennaio 2014 Ore: 20:00

.

ID: 6514  Intervento da: Salvatore Vitiello  - Email: iello@hotmail.com  - Data: domenica 15 luglio 2007 Ore: 12:48

Un piccolo mio contributo alle italianature del torrese nei miei ricordi d'infanzia:

La mamma al figlioletto sulla spiaggia "La scala":

Ueeee! non ti gnaccare con la pecia squagliata dei vuzzarielli!

Monello, non ti spaparacchiare su questa tovaglia che si nziva.

La mamma al figlioletto sulla spiaggia "La scala":

Ueeee! Non scarpesiare la rena che si scaurano i piedi.

La mamma al figlioletto sulla spiaggia "La scala":

Galiota, il piatto è pieno di moschilli e la coca cola si è sfiatata.

Vieni qua, non ti fare scommare di sanguenun fuire come un lacerto.

Salvatore









ID: 3825  Intervento da: Amministratore .  - Email: info@torreomnia.com  - Data: giovedì 13 luglio 2006 Ore: 13:00

Ciao Luca,
faccio salire su un'altra discussione sulla terminologia torrese. Questa volta si tratta di espressioni dialettali credute di esprimerle in italiano. Se ne conoscete di altre aggiungetele
L'amministratore


ID: 3626  Intervento da: Veronica Mari  - Email: veronicamari@libero.it  - Data: venerdì 30 giugno 2006 Ore: 19:46

Sto a Torre per una settimana. Una signora in tipografia stamane protestava con mio mio padre per la sua ironia nel discutere e si è fatta uscire un paio di frasi torresi:

"I che ce tene. Tene 'u neo, 'u pirupì e 'u lariulà".

Voleva dire che il torrese era pieno di pregi-difetti.

"Pare 'u ciuccio 'i purtantiello, teneva 99 chiaie e pure 'a cora fraceta".

Si riferiva al torrese cagionevole e malandato al massimo nella salute, ma si usava pure metaforicamente in riferimento ai difetti numerosi di una persona.


La moderatrice


ID: 1456  Intervento da: Carlo Boccia  - Email: carloboccia@virgilio.it  - Data: sabato 19 marzo 2005 Ore: 17:35

Cari amici,
mi son venuti in mente altre italianature del dialetto.

La mamma al moccioso:
"Non tocoliare la tavola che si abboccano le bottiglie"
Il nonno ai nipoti:
"Chiudete la finestra mi puzzo dal freddo dietro ai reni"
Il fratello alla sorella:
"Non sciosciare che si aiaza la polvere"
La ragazza al fidanzato:
"Fatti più lloco si no mi vieni in cuollo"

Carlo Boccia


ID: 1441  Intervento da: Francesco Penza  - Email: fratellino.50@email.it  - Data: mercoledì 16 marzo 2005 Ore: 18:06

Caro Gigi,
a Formia Nicola Nardi ha fatto un libro con le "italianature" dei romani. Leggilo è interessante e divertentissimo.
Nicola Di Lecce e Gigi de luca de’ “La Bazarra” potrebbero fare qualcosa del giudice Gennaro Francione. Proponi, Tu che stai a Torre.
Sui vecchi numeri del mio giornale degli anni 70 ho scovato un Tuo articolo che hai scritto appunto trentacinque anni fa. Credo non lo ricordi.
Adesso mi dirai che "metto carne a cuocere".

TERRENO MIRACOLOSO
(Ai veri artisti torresi che stimo e rispetto)

Mai in vita mia avevo fatto una scoperta così sensazionale, mai avevo svelato, con immensa gioia, qualcosa che per me ha avuto più importanza della scoperta del fuoco e dell'amore dentro di se. Mai, nel definire un dato di fatto, sebbene importantissimo, mi ero sentito così felice da rasentare uno stato di ebbrezza. Sebbene qualche amico mi avesse accennato la cosa, in passato, non ero mai riuscito nemmeno ad accettarla come attendibile. Ora, invece, voglio gridarlo ai quattro venti da questo foglio: il terreno di Torre del Greco è miracoloso!
So che è superfluo sottolineare che per terreno miracoloso intendo terreno benedetto. Anche se qualcuno in un primo momento ha pensato a quel terreno ricco cascame di corallo, che nel dopoguerra fu la risorsa di tanti disperatoni. E' superfluo, lo so, dire che terreno miracoloso non sta per terreno ricco o fertile, sebbene, tra l'altro, sia anche tale. Tornato a Torre, dopo anni di peregrinazioni, non sapevo spiegarmi come mai un mio amico, morto di cancro, guarì da tutte le malattie morali non appena fu messo sotto terra. Il terreno di Torre, naturalmente.
A questo punto, poiché tutti, avranno modo di costatarne i benefici, so bene che presto verrà gente da tutto il mondo per tuffarsi nel nostro terreno, guazzarre in esso, per scoprirsi artisti, poeti, attori. Naturalmente, è merito del terreno se in questa città c'e una media di artisti del 99 per cento. E' merito del terreno di Torre che infonde sensibilità artistica, forza creatrice al neonato. Sei tonnellate di tele all'anno, 32 tonnellate di colori ad olio ed acquarello, 54 tonnellate di materiale vario occorrono agli artisti torresi per il fabbisogno interiore. L'80 per cento del materiale della media nazionale assorbito solo da Torre del Greco.
Un vero primato. Ah, terreno miracoloso! Mai in vita mia, con immensa gioia, avevo scoperto tanti valori nella mia cara città. Oggi che l'arte tradizionale muore per far luogo a nuove tematiche, Torre del Greco, grazie al. suo terreno, tiene alto il vessillo della vera arte. Ma cosa importa se i torresi hanno sbagliato epoca per mettersi a fare gli artisti. E' meraviglioso vedere uomini, donne, bambini, malati dipingere. Qualcuno dice che anche i morti, di notte, si levano dalla tomba e fanno un viaggio in Spagna, a Venezia o a Londra per dipingere.
E' tanto bello vedere l'intera città creare tremila, cinquemila, diecimila capolavori al giorno. E' meraviglioso che tutti i torresi, per merito dell'influenza benefica del loro terreno, siano artisti. Mai, come adesso, ho capito che l'arte non è influenza di massa; non è un veicolo come un altro per compensare tutte le proprie debolezze, quindi per essere tra i più in vista, ma un vero dono di... terreno.
Mai, come adesso, ho capito che l'arte a Torre del Greco è arte con la A maiuscola. Ed io posso dirlo, perché sono l'unico torrese che non sappia dipingere. Dapprima me n'ero fatto un complesso, poi venni a conoscenza che dove sono nato non c'è un granellino di terreno buono... Naturalmente, il nostro preziosissimo terreno non serve solo per gli artisti pittori.
Oltre che poeti, storici, etc., a Torre abbiamo, sempre grazie al terreno, gli scrittori più bravi del mondo. La loro forza espressiva è, direi, raccapricciante. Senza voler accennare i temi. Essi, a differenza dei temi trattati da tutti gli altri scrittori del mondo, non sono maledettamente soggettivi o addirittura personali, o di parte, ma di interesse generale e trattano problemi veri e profondi atti a migliorare le sorti dell'umanità non solo, ma soprattutto della comunità torrese. E senza accennare alla forma e al contenuto. Essi hanno un'abilità eccezionale nello scrivere milioni di parole in una sola volta. A differenza di altri che sarebbero definiti grafomani, scrivono sì tanto, ma in modo così conciso, ma talmente forbito che riescono con milioni di parole ad avere la capacità di dire tanto poco che qualche maligno e tentato di dire : non dicono nulla. E' chiaro che questa è un'abilità unica al mondo, alimentata logicamente dal magico terreno torrese.
E gli scrittori a Torre sono i migliori anche perché sono così pochi, (in linea generale sono tutti pittori). Tuttavia, nonostante ciò, nelle feste religiose, quando il terreno è più miracoloso che mai, riescono a scrivere tanto che, non avendo più dove farlo, serivono per terra, sui muri, sui propri vestiti. Anche essi, come i pittori, s'alzano di notte per andare a scrivere in qualche luogo recondito. E' bello vivere solo di spirito.
Naturalmente, a Torre, traboccante di scrittori e pittori, non mancano gli attori. Non voglio dire che i torresi sono tutti attori, anzi; però si recita, si recita tanto. Oggi si recita in tutto il mondo. L'uomo moderno, più che mai, è un discreto attore, ma il torrese, grazie al terreno, recita più di tutti. Le compagnie filodrammatiche nella nostra città sono mumerosissime. A Torre si calcano più tavole di palcoscenico che basalti della strada, tanto che ai miei occhi, ogni cantone di via, ogni piazza, ogni casa, ogni ufficio è un boccascena, attraverso il quale vedo recitare il più delle volte con una greve maschera. Non voglio dire che altrove non ci siano attori abbondanti come nella nostra città, tutto il mondo e un grosso teatro, ma gli attori torresi sono i migliori, grazie al terreno.
Mai in vita mia avevo fatto una scoperta così sensazionale. Mai avevo saputo di appartenere ad un popolo così importante. E sebbene, senza falsa modestia, non sia né pittore, né scrittore, né attore, sono orgoglioso di essere cittadino torrese, sono orgoglioso di vivere in una città, dove la fiamma dell'arte affratella tutti. E questa è la cosa più commovente. Ogni artista vanta le opere dei compaesani, tanto meno le critica o le disprezza. Il torrese non è geloso del collega, non fa pettegolezzi, perché fa arte vera e l'arte predispone alla nobiltà d'animo, all'altruismo, alla bontà. Ogni artista talvolta disprezza le proprie tele o le proprie stesure, o le proprie rappresentazioni, calpesta il suo operato quando con immensa gioia vede l'opera di un suo conterraneo.
1970 Luigi Mari

Dott. Franco Penza



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