Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 51 |
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NOTE 1
- Sull'argomento cfr. DE GAETANO, Torre del Greco nella tradizione e nella storia,vol.1°, Antiche
denominazioni, Torre del Greco,1978,pp.217-226. In particolare,
precisa l'autore, p.217,che: "...dagli anni 1018,1129 e 1276,come
dalle carte conosciute e citate,riportanti solamente il nome di Torre
Ottava, sebbene con diverse lezioni,si deve giungere all'anno 1324 per
vedere apparire nel diploma del duca Carlo di Calabria,figlio e vicario
di re Roberto,la denominazione Torre del Greco...". 3
- R. AJELLO, La
frontiera disarmata.
Il Mezzogiorno avamposto
d'Europa, in Futuro Remoto 1992,
Napoli 1992, p.76, ribadisce tale repulsione ricordando che:
"...ancora negli anni novanta del Settecento...il mare era in quel
tempo,luogo,elemento, campo di Marte delle più spinte esperienze
tecnologiche, oltre che commerciali... Ma dal liquido elemento gli uomini
del sud,pur avendolo dovunque presso la porta di casa, nutrivano (e non a
torto) in gran parte timore. Era un sentimento ormai atavico,testimoniato
da molti illuministi e riformatori. Era una condizione prevalente
nell'intero mezzogiorno... Quando l'avvio dei piani di Acton richiese
d'incrementare fortemente flotta ed equipaggi, si cercò di reclutare
marinai cattolici in Albania e Grecia perché almeno sostituissero i
pescatori
arruolati,dato che, nonostante l'enorme sviluppo costiero, anche i pescatori
scarseggiavano...". Quanto grave fosse tale avversione lo confermano
ancora gli scritti dei generali Mezzacapo,
Studi
topografici e strategici su l'Italia, Milano 1860, p. 622, in cui si
afferma che: "...in quanto alle forze navali, converrà sulle prime
star contenti del lieve accrescimento che potranno ricevere le attauli, e
por mente a gittare le basi di quella poderosa marina che deve avere
l'Italia, paese eminetemente marittimo, con coste estesissime, e che, per la
sua posizione nel centro del Mediterraneo, è chiamata ad esercitare una
grandissima influenza commeciale...". 4
- Quanto
fossero numericamente insignificanti persino i semplici pescatori nel
mezzogiorno lo dimostra il significativo dato che l'apporto ittico
all'alimentazione del regno di Napoli fu sempre estremamente marginale ed
esiguo. Non a caso molti studiosi giungevano ad affermare che: "...il
mare di cui è circondato questo regno, non somministra specie alcuna di
pesce in abbondanza... [è dificile però accertare se ciò vada ascritto
alla] povertà del mare o alla mancanza de' pescatori... In tanta penuria
di pescatori può esserci abbondanza di pesce?...", G.PALMIERI,
Riflessioni
sulla publica felicità relativamente al regno di Napoli, Napoli
1787, art. X, pesca, p.115. 8
- Circa
il 'jihad' e le sue caratteristiche cfr. V. FIORANI PIACENTINI,
Il
pensiero militare nel mondo musulmano, vol.I, Credenti
e non
credenti:
il pensiero militare e la dottrina del Jihad,
Roma
1991,pp.15 e sgg. 9
- La
definizione 'di corsa', non trae origine dal'apparentemente scontato 'correre',
sottintendendo
una modalità combattiva rapida e disinvolta,del tipo cioè 'mordi e
fuggi', ma dalla voce verbale del tardo greco 'kurseuo'
dall'inequivocabile
significato di 'saccheggio, compio razzie, depredo'. Indicò, pertanto sin
dalla sua remota introduzione la finalità prioritaria del combattere,
ovvero l'aquisizione del bottino, uomini e cose, e
subordinatamente il vantaggio tattico e strategico da ciò derivante. 11
- Quanto
basilare fosse la sua discrezionale navigabilità per la stessa
sopravvivenza alimentare di Napoli è esposto da F.RUSSO,
Fuste,
farine
e forza,
la via del grano, in Rassegna
del Centro di Cultura e Storia amalfitana, n°4 dicembre 1992. 12
- Per
approfondimenti cfr. F. RUSSO.
La difesa costiera del Regno di Napoli dal XVI al XIX secolo, Roma 1989, pp. 9-36. Più dettagliatamente nella seconda
edizione, in corso
di stampa al primo volume. 14
- E'
emblematico quanto ricordato da F.BRAUDEL,
Civiltà
e imperi del Mediterraneo all'epoca di Filippo II,Torino 1976,
p.96,circa: "...il caso del principe di Monaco e del duca di Savoia,
ambedue possessori di un ridicolo pezzo di costa, eppur smaniosi
di associarsi al ricco traffico che passa sotto il loro naso; essi
pretendono di far pagare alle navi il semplice costeggiare le loro rive.
Guai ai velieri che le loro galere riescono a fermare!". E
l'imposizione risulta sistematicamente pagata. 15
- La
definizione del concetto di 'acqua territoriale' inizia ad essere
chiaramente formulata nel 1625 dal Grozio in De jure belli ac pacis e dal Bjnkeeshok in Dominio maris dissertatio.Quest'ultimo, in particolare, la condensò
in preciso aforisma che così recitava: "Terrae dominium finitur ubi armorum vis", lasciando
inequivocabilmente intendere che l'ampiezza delle acque territoriali altro
non fosse che la massima gittata delle coeve artiglierie. 16
- E'
interessante ricordare che l'affermarsi del commercio ad Amalfi dovette
superare alquante remore di natura etica. G.IMPERATO,Amalfi
e il suo commercio, Salerno 1980, p.24,così precisa, ricordando
innanzitutto: "...che le conquiste morali dei commercianti furono
lente e limiatte. La loro richhezza era considerata meno dignitosa di
quella dei proprietari terrieri... Anche la Chiesa inizialmente, se non
direttamente, condannò la vita commerciale... perché vi scorse un
pericolo
per l'anima...Una potenza commerciale così promettente di una piccola
città marinara, che si sviluppa con insolita ampiezza e senza paragone...
derivò evidentemente,dalla conoscenza del mondo mediterraneo
e soprattutto da una politica vigorosa e realista della classe
dominante.Come spiegare altrimenti, chè una simile potenza.. .non si sia
sviluppata a Napoli, ricca di retroterra... [o] nella vicina Sorrento,
dotata
di identiche condizioni geografiche e politiche, e tanto meno a
Salerno...". 17
- Da
G.TESCIONE, Italiani alla pesca del
corallo, Napoli 1968, p.358. 18
- Sui
rischi della pesca del corallo cfr. F. RUSSO,
La
difesa delegata, Roma 1995, pp.239-277. 20
- Una
dettagliata esposizione dell'uso farmaceutico del corallo fu composta, in
latino nel XVII secolo, da G.L.GANZ, Storia dei coralli, traduzione a cura di A. Filippin, Napoli
1988,pp.47-112. 21
- Sull'argomento cfr. F. RUSSO,
La difesa costiera del Regno di Sadegna dal XVI al XIX secolo, Roma
1992,pp.112-115. 22
- Per
approfondimenti su Tabarca e la sua vicenda cfr. E.LUXORO,Tabarca
e Tabarchini, Cagliari 1977, pp.75‑102. 23
- Una
accurata ricerca sull'economia delle città stato corsare barbaresche è
stata pubblicata da C.MANCA,
Il modello di sviluppo economico delle città barbaresche dopo Lepanto,
Napoli 1982, p.6 e sgg. 24
- Quanto
grave fosse alla fine del XVIII tale carenza lo dimostra il motivato
rimpianto espresso da L.PERUZY,
Il corallo e la sua industria (1923),rist.Napoli 1988., p.55:"Nel 1880‑1881,
periodo in cui la pesca del corallo
raggiunse il suo punto culminante...Torre del Greco avrebbe potuto accumulare
grandi ricchezze e maggiori di quelle che raccolse, se tutti, dagli abitanti
alle personalità più colte, dai tecnici ai dirigenti dello stato avessero
compreso e si fossero reso conto dell'importanza dell'industria del
corallo...". 25
- V.GORDON
CHILDE, Il progresso nel mondo antico,
Milano
1975,p.12,è del parere, che: "...almeno 100.000 anni fa, quelle strane
creature chiamate uomini di Neandertal seppellivano solennemente i loro
figli e parenti e li provvedevano di cibo e di strumenti...". 26
- Ricordano
al riguardo V.MACONI, M.O.ACANFORA,
Il
ciclo della vita individuale, in Ethnologica,
l'uomo e la civiltà, a cura di V.L.GROTTARELLI, Milano 1966, vol.I,p170:"...che
la vita ultraterrena avesse per quegli uomini preistorici alcunchè di
soprannaturale lo fanno pensare alcuni particolari accorgimenti che si
notano nelle sepolture.Uno di questi, e forse il più frequente, è l'uso
dell'ocra rossa che viene deposta insieme al cadavere in piccoli pezzi,o
sparsa polverizzata talora tanto da costituire come un letto oppure un
leggero strato di copertura:nella grotta di S.Teodoro in Sicilia, cinque
individui erano deposti in fosse poco profonde e sopra tutte quante era
cosparso uno streterello uniforme di ocra... l'ocra usata nelle sepolture
è normalmente di color rosso,così da far pensare che essa simboleggi il
colore del sangue, della vita...". 27
- Sull'impiego
preistorico del corallo cfr. G.TESCIONE,
Il
corallo nelle arti figurative, Napoli 1973, pp.38-57. 28
- Riporta
il parere di Plinio G. L. GANZ, Storia
dei....,cit., p. 35, secondo cui: "...le bacche del corallo
bianco dice tenere sott'acqua una volta toltene subito
s'induriscono e diventano rosse...". 29
- Quanto
tale credenza fosse universalmente accettata e radicata lo dimostra il
persistere dell'impiego medicinale del corallo persino ai giorni
nostri.B.LIVERINO,
Il corallo
esperienze e ricordi di un corallaro, Bologna 1983, p.130, nel
tracciare una sintesi storica sull'uso farmacopeico del corallo, conclude
ricordando:"... l'attuale produzione del 'Fucil', medicinale a base di
corallo, che dalla Germania Occidentale viene esportato verso i Paesi
dell'India.' 30
-Circa
la scoperta della natura animale del corallo così la riassume L.PERUZY,
Il
corallo..., cit., p.16:" La gloria di aver riconosciuto l'animalità
del corallo comprendendone la vera natura dei suoi pretesi fiori è dovuta
a Giovanni Andrea Peyssonnel di Marsiglia che nel 1723 trovò che i
coralli erano animali ed i polipai prodotti da essi...Il suo lavoro ha
per titolo 'Trattato del Corallo'...il manoscritto è depositato nella
Biblioteca del Museo di Parigi...". 31
- Ricorda
G.TESCIONE, Il corallo...,cit.,p.92:"...Passati
gli amuleti pagani nelle nuove consuetudini dei primi Cristiani... profonda
ed estesa fu la ripercussione nell'arte del Medioevo di questa
manifestazione di sincretismo con cui il Cristianesimo, nel suo processo
rinnegatore della sensualità,seppe trasformare l'amuleto maschile,
la
turpicula res,
il fallo, del mondo pagano,
in un rametto appeso al
collo...", e quindi nel tradizionale cornetto. 32
- Almeno
fino al XVI secolo la distinzione fra nave mercantile e nave da guerra
appare del tutto arbitraria.Precisa F.C.LANE,
Le
navi di Venezia fra i sceoli XIII e XVI, Torino 1983, p.272:"...ogni tentativo di distinguere nettamente tra marina
regolare da guerra e marina mercantile [nel 1499] è comunque
anacronistico,se si tiene conto dei metodi di armamento e di selezione
degli ufficiali...e della misura in cui i comandanti delle flotte
commerciali giungevano di norma alle cariche più elevate nelle flotte da
guerra... ".Nei secoli precedenti l'analogia e la intercambiabilità
d'impiego era la prassi, per cui una potenza mercantile sul mare era in
quanto tale anche una potenza militare. 33
- Sull'argomento
cfr. G.MELONI,
La Sardegna nel quadro della politica mediterranea di Pisa,
Genova,
Aragona, in Storia
dei Sardi e della Sardegna, Milano 1988, vol. II, pp. 49-96.In
particolare: "...nella
primavera del 1016 gli Arabi fecero ritorno nelle acque sarde, con
l'intento di completare e di ampliare le conquiste... [ma] vi trovarono una
situazione che non erano pronti a fronteggiare.Gran parte delle forze che
erano restate nell'isola a presidiarla si erano dissolte... Le armate si
scontrarono nelle acque di un golfo imprecisato e difficilmente
localizzabile... [e] si concluse con la disfatta della flotta araba... Era
l'ultima grande sedizione araba nel Mediterraneo centrale ed in
Sardegna;era anche il segnale della libertà di espansione nell'isola che
le forze pisane e genovesi, nella sfera politica come in quella economica,
acquistavano con la forza delle armi e col vigore della propria
potenzialità mercantile...". 34
- Per
approfondimenti cfr. F.PODESTA',
I Genovesi e le pescherie di corallo nei mari dell'isola di Sardegna,
estr.
della Miscellanea di storia italiana,
S.III,T.VI, Torino 1900. 35
- Circa
la vicenda di Castel Genovose, quindi Castell'Aragonese e finalmente
Castelsardo, cfr. s. RATTU, Bastioni e
torri di Castelsardo.
La roccaforte dai tre nomi,
Torino 1953, pp.16 e
sgg. 36
- Un
sintetico e preciso riscontro della situazione dei porti della Sardegna
medievale è tracciato da C. ZEDDA Strutture portuali della Sardegna medievale negli anni della guerra
fra Arborea e Aragona, in Miles
atti del Convegno Cagliari 20 21 dicembre 1996, pp.153‑169.In
particolare, p. 158:
Il porto di Bosa
alla vigilia dello scoppio delle ostilità fra Arborea e Aragona. 37
- Per
approfondimenti sulle nebulose vicende belliche tra genovesi e pisani da
una parte e musulmani del Magreb dall'altra intorno al 1087 cfr. C.
MANFRONI, Storia della Marina
Italiana, Livorno 1899, vol. I, pp.99-102. 38
- Sui
detagli della conquista aragonese cfr. R.CONDE,D.DE MOLINA,La
Sardegna aragonese,in Storia dei
Sardi..., cit., vol. II, pp. 267‑273. 39
- Circa
la sostituzione dei cittadini di Alghero con catalani, così I. PRINCIPE,
Sassari
Alghero Castel
Sardo Porto Torres, Bari
1983, p.55, ne ricostruisce la vicenda, che fece seguito alla riconquista del 1354 dopo la precedente
del 1353 e la conseguente ribellione:"... Poiché la città si era
ribellata
con un tradimento alla prima occupazione, il re decide di espellere tutti
i pobladors antichs e di entrarvi solo dopo la loro completa
evacuazione. Come fummo entrati ad
Alghero,
ci trattenemmo alcuni giorni e donammo e dividemmo a popolatori
nostri connazionali,
ossia Catalani ed Aragonesi, tutti i
possedimenti,
cioè case,
terre,
vigne,della località e del suo
territorio...
partimmo da
Alghero il giorno 25 del mese di dicembre dell'anno 1354..."Va
evidenziato che all'inizio del 1353, al profilarsi dell'intervento
aragonese, Alghero inviò alcuni suoi rappresentanti a Genova per tentare
di allearsela: nella circostanza vennero ceduti alla Repubblica i
proventi derivanti da alcune gabelle,in particolare di quella sul
corallo.A ncora è interessante al riguardo R. CARIA,
L'Alguer,
un
popolo catalano d'Italia, Sassari 1981, pp.349‑369. 40
- Da B .ANATRA,
Economia sarda e commercio
mediterraneo, in Storia dei
Sardi..., cit., vol. III, pp.116-117. 4
-
‑E.KANTOROWICZ,
FedericoII,
imperatore,
Milano 1976, pp.114-115, delinea in questi termini l'eliminazione dei
saraveni di Sicilia operata dallo Svevo."...La spedizione contro i
ribelli
[saraceni] arroccati sui monti costò fatica e denaro...l'estate
seguente Fedrico dovette riprendere la campagna...Nonstante gli ampi
successi, i soldati...dovettero restare lunghi anni ancora sul piede di
guerra in Sicilia...[e] dopo la seconda spedizione [l'imperatore] decise
di allontanare...tutti si saraceni dall'isola; e li dedusse nelle piane di
Puglia... A poco a poco fece passare a Lucera circa sedicimila
musulmani...". L'operazione in tremini attuali andrebbe definita di
'pulizia etnica' e si completò con la formazione di un antesignano 'campo
di concentramento' appunto a Lucera, dove permangono ancora i resti del
suo recinto. 42
- Sulle
torri angione della costiera amalfitana cfr. L.SANTORO,Castelli
angioini e aragonesi nel regno di Napoli, Segrate
1982,pp.93-95. 43
- Da
G.TESCIONE,Italiani...,cit.,p.54. 44
- Da
G.TESCIONE,Italiani...,cit.,p.131. 45
- I
documenti relativi, stando al Tescione, sarebbero stati custoditi presso
l'Archivio di Stato di Napoli, d'ora in poi A.S.N., Reg. Ang. 1332‑33,
f. 54
e f. 28, in seguito distrutti nel corso della rivolta di Macchia. Agli stessi
documenti già aveva fatto riferimento P.BALZANO,
Il coallo e la sua pesca, rist.Napoli 1988, p.98,nota n 1, che
aggiungeva ancora: "...è da credere che per la vicinanza di tali
scogli, gli isolani di Capri aveano preso ad esercitare il mestiere del
corallo che ancora durava alla fine del passato secolo,ma che ora hanno
del tutto tralasciato...".Per cui se ne trova menzione nei Notamenta del De Lellis,vol.IV bis,f. 974, da cui il capoverso
citato. 46
- A.S.N.,Scritture
diverse Segreteria Giovanni Acton,vol. 29, fasc.15 da G.TESCIONE,
Italiani...,cit., p.187 nota n°2. 47
- Bib. Fardelliana
di Trapani, ms.
Historia di Trapani città invittissima del Regno di Sicilia nel
Promontorio occidentale,
di Gio.
Francesco Pugnatore dedicata al molto
illustre Signore il Signor Gaspare Fardella Barone di San Lorenzo, in
Trapani l'anno del Signore 1591, p.v., cap. X ,p.182 da G. TESCIONE,
Italiani..., cit., p.190, nota n 70. Per ulteriori approfondimenti circa
le condizioni difensive della costa della Sicilia nel XVI secolo
cfr.F.RUSSO, La difesa costiera del
Regno di Sicilia dal XVI al XIX secolo,
Roma 1994, pp.175-304. 48
- La
notizia è tratta da R.RAIMONDO,
Uomini e fatti dell'antica Torre del Greco, Ercolano 1985, p.433.
Più
in dettaglio G. B. PERSICO,
Descrittione
della città di Massa Lubrense, Napoli 1644, p. 62:"...voglio
finire questo capo con la nobile e ricca pescagione delli Coralli, la quale
si fa in diversi lochi di Massa, ma in particolare poco distante dal suo
celebre scoglio chiamato comunemente il Vervece... Hor'intorno a questo
gran scoglio...è spesso circondato da barchette di pescatori, et alle
volte n'ho numerato 40 insieme. Poco distante v'è gran copia di
perfettissimi coralli e però vengono da Napoli e d'altre parti huomini
prattici con reti et altri strumenti, rompendoli li racogliono in gran
quantità e li portano a lavorare a Napoli.Dicono che il prezzo diq uesti
coralli siano docati 2500 et anco 3000 e però la Corte se l'ha
riservata". 49
- Per
approfondimenti sulla 'dogana delle pecore' cfr. J.A. MARINO,
L'economia
pastorale nel Regno di Napoli, Ercolano 1992 ,pp.31‑123. 50
- Da G.TESCIONE,Italiani...,cit.,p.175. 52
- Per
ulteriori approfondimenti cfr. F .RUSSO,
Guerra
di..., cit., tomo II, pp.395-411. 53
- La
citazione è tratta da G.TESCIONE,
Italiani..., cit.,p . 225, che a sua volta l'attinse da V. DI DONNA,
Torre
del Greco, Napoli 1912, e V. DI DONNA,
Il
riscatto baronale della città di Torre del Greco e sua Comarca,
Napoli
1914. 54
- Per
ragguagli cfr F.RUSSO,
Il fattore umano quale variabile della difesa costiera del viceregno
napoletano del XVI secolo:
i caporali castellani, in Atti del IV congresso internazionale dell'Istituto Italiano dei
castellli, Napoli 1985, pp..... 55
fr. T. CELOTTI,S
toria di Spag- In
merito cna, Milano 1940, pp. 382‑392. 56
- Ne
restarono comunque molti altri, per lo più di infima condizione
socio-economica, a lungo più che tollerati semplicemente trascurati.
Precisa J. H.ELLIOTT.
La
Spagna imperiale 1469-1716,
Urbino 1982,p.268: "...tale
trascuratezza in ealtà dipese dal fatto che i mori erano disprezzati più
che temuti... Pur esistendo numerosi motivi per dubitare della sincerità
della loro conversione, tuttavia le loro credenze non furono ritenute tali
da potere sedurre in qualche modo i fedeli. D'altro canto...costituivano un
problema arduo sia perché erano una minoranza razziale non assimilata sia
perché si pensava che avessero collegamenti... con i turchi. L'esplosione
selvaggia della lotta razziale e religiosa che si ebbe i Andalusia tra il
1568 e il 1570 prova che nei rapporti tra i mori e i cristiani della
Spagna meridionale aveva covato a lungo un astio profondo...". I
pratica soltanto agli inizi del secolo successivo la questione moresca'
pervenne alla sua soluzione finale. 57 - Circa la logica istitutiva, operativa e difensiva dei presidios, cfr, F .RUSSO, La difesa costiera dello Stato dei Presidi dal XVI al XIX secolo, in corso di stampa, parte prima. |