Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 30 |
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Allorquando i disgraziati pescatori tabarchini rientrarono alle
loro case, trovandole completamente vuote
e devastate, compresero immediatamente l'accaduto. In buona parte
si recarono mestamente a Tunisi e chiesero al bey di voler condividere la
schiavitù dei familiari pur di non esserne separati, in attesa magari di
un riscatto. L'offerta ricevette accoglienza, e per molti fu così
possibile, se non altro, ricostituire una parvenza di normalità, sempre
però sottoposta alla discrezionalità del bey, o di quanti altri
disponessero dei loro congiunti. I catturati ammontavano ad 840 individui,
per lo più, come citato, donne e ragazzi, ai quali si andarono ad
aggiungere in un rapporto anomalo equiparabile alla condizione classica
dei liberti i capi famiglia. "Eccellenza
Il Conte Porcile di S.Antiochio umilmente rappresenta alla Ecc.v.
come sino all'anno 1749 che ebbe l'onore di entrare a servizio di S.M. in
qualità di Capitan Guardiacoste di questo Regno al comando di uno
sciabecco e due galeotte,
ebbe la sorte di passare in
Torino, e
dal Pio e benigno Sovrano Carlo Emanuele di sempre graziosa Maestà fu
destinato a passare in Tunis per redimere il popolo di Tabarca,
suoi parenti e compatrioti,
affine di condurli ad abitare
con loro nell'Isola di S.Pietro e ne fu appoggiata la trattativa al fu
Marchese Fontana Ministro Giubilato molto caritatevole ebbe la sorte di
combinare un trattato con questo Bey in cambio di tanti schiavi Maomettani
a due per cristiano che si degnò
S.M. a tempo la Sua Grande Carità concedergliene N.192 che disarmò sue
Galere,e per gli rimanenti fu spedito l'oratore a Genova,
Firenze,
Roma,
Napoli e Malta avendone ottenuto con fatica considerabile.
Affezionato il supplicante a tanta grande opera non ha mai mancato
di impiegarsi per coadiuvare di tempo in tempo delle trattative per
diversi poveri Cristiani,
Schiavi sì regnicoli che
forestieri avendo avuto da 18 anni a questa parte l'amicizia e
corrispondenza
del Signor Agostino Maria Gorgoglione Genovese,
medico di quel Bey,
molto affetto e stimato dal suo
padrone,
al quale gli è stata appoggiata
dai rispettivi Vicerè la trattativa del riscatto e con cambio dei nostri
schaivi Sardi che con tutta bontà ed impegno ha sempre riuscito senza
veruno interesse,
come anche in altri affari del
Governo." (92).
Grazie agli sforzi del Porcile un primo contingente di 133
tabarchini potè essere liberato. Avviate positivamente le trattative non
mancarono successive ulteriori liberazioni, nel 1753 ed in particolare nel
1755, non sempre però di soli tabarchini, ma anche di schiavi provenienti
da altri stati italiani. Ad interrompere la ormai proficua corrispondenza
intervenne la guerra tra Algeri e Tunisi nel 1756, originata tra l'altro,
dalla mancata corresponsione,nei trascorsi 14 anni,del tributo che Tabarca
assicurava alla prima città,non indennizzata in nessun modo dal bey
tunisino, artefice e beneficiario della conquista. Le sorti del conflitto
si risolsero con una effimera vittoria di Algeri e l'umiliante esecuzione
dello sconfitto bey:ma per i tabarchini ciò si trasformò in una immensa
ennesima tragedia. Gli algerini,infatti,ritenendoli una sorta di bottino
li deportarono in massa nella loro città, dopo una allucinante marcia
forzata, distando le due città oltre 500 km.Per cui: "...durante il tragitto, non per
strade, ma per dirupi, sterpi e selve, molte donne partorirono ed altre
abortirono,molti infermi e vecchi morirono senza arrivare ad Algeri, e per
quelli che arrivarono più morti che vivi, cominciò un calvario più duro
di quello sofferto a Tunisi..." (93). |