Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 23

 Tabarca

             Come più volte accennato i pescatori di corallo ovviamente non si limitarono alla sola costa sarda che nonostante la maggiore sicurezza derivantegli dal dispositivo menzionato non poteva remunerali convenientemente all'infinito, tanto più che il loro numero cresceva continuamente. Fu per questa ragione che già nel 1572 si ha notizia del rinvenimento da parte di pescatori siciliani di altri banchi vergini presso Favignana e  Maretimo, da quali inizò a defluire un ingentissima quantità di corallo. Del resto all'iniziativa degli stessi va ascritta la originaria scoperta dei banchi corallogeni circostanti l'isolotto di Tabarca, grosso scoglio brullo prospiciente la costa tunisina. E proprio nei dintorni di Tabarca, di tanto in tanto i torresi, ormai presenza fissa e predominante, compivano campagne di pesca avvantaggiandosi dell'ospitalità concessa loro dai genovesi, padroni della incredibile base cristiana a ridosso della costa barbaresca. 
La singolarità della sua vicenda storica ed il ruolo che ebbe fino al nostro secolo nella pesca del corallo,conferma degli enormi rischi connessi con tale attività, giustificano una digressione. 
            A non molta distanza da Tunisi,per l'esattezza a 170 km di strada ed a solo 500 m dalla costa,spicca un insignifi­cante isolotto di nuda roccia,sormontato da una poderosa fortezza di chiara matrice spagnola (68): è Tabarca. Il nome gli proviene dall'antica cittadina romana di Thabraca (69), un tempo fiorente sulla opposta riva.


44-Panoramica dell’isolotto di Tabarca, sulla costa tunisina

45 - Tabarca, scorcio del forte

46 - Tabarca, dettaglio della viabilità interna