Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 20




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- Veduta subacquea dell’ingegno in azione  

 

38 - Corallina intenta alla pesca con l’ingegno 

            Muniti di siffatto ordigno di presa subacquea i corallari iniziavano la loro faticosa giornata in questa maniera: "...ogni volta che l'ingegno si getta, tosto i marinari levano la vela e corrono col vento. Quegli a cui è affidato il pescare, e che tiensi dal lato della gomena discesa,come prima s'avvede di aver incontrato lo scoglio dalla resistenza che ne sente, grida s'ammainasse dicendo leva leva,e così tutti spacciatamente adoperandosi, fermano il preso cammino scendendo avaccio le vele.Allora incominciano a tirar su un poco l'ingegno e ricalarlo di poi per fare che le reti abbrancassero; e si replicatamente facendo, scorrono e rovistano tutta l'altezza di quello,ed ora più innanzi ora più indietro trascorrendo,giovandosi alcun poco de' remi, tirano finalmente su l'ingegno dopo aver pescato per un'ora. L'arte di chi regge la pesca è di fare che la croce di molto lavorasse;e dove lo scoglio è a picco,ingegnarsi che s'attaccasse e fermasse in alcun lato di esso. Ogni discesa dell'ingegno denominasi cala, forse come abbreviativo di calata che vale tutto il tempo che l'ingegno è stato sotto a pescare,per modo che dicesi di aver fatto in un tal giorno quindici o venti calate.Nel venir su l'ingegno tra molte erbe e frantu­mi di scogli ed altre cose di mare,spesso pure alcun grosso pesce di poco conto raccoglie qualche filo di corallo...
   
        Quando in una sola cala si avesse a ricavare cinque o sei once di corallo, dicono i marinari esser profittevole la pesca, ed in questa congiuntura non lasciano più quello scoglio fin che non l'hanno tutto ripulito..." (65).
   
       La massacrante fatica a cui erano sottoposti i corallari appare a questo punto nella sua piena evidenza: già quindici calate implicano almeno altrettante ore di sforzi, senza contare il governo dell'imbarcazione. Intuibile pure l'estre­ma concentrazione che tale attività richiedeva per garantire quel minimo rendimento e la rigida cooperazione richiesta all'intero equipaggio. Ovvio,pertanto,che tra le manovre del battello e quelle dell'ingegno, pochissima attenzione potesse essere destinata ad altre incombenze, meno che mai alla sorveglianza del mare. Operando le barche coralline solitamente in flottiglie abbastanza coese, su settori relativamente ristretti, costituivano singolarmente, e meglio ancora nel loro insieme, specie dopo le prime settimane di attività, quando cioè a bordo già custodivano una consistente massa di pescato,un'ottima ed allettante preda per i corsari barbareschi: numerosi uomini robusti, particolarmente idonei alla fatica del remo, un cospicuo capitale ricercatissimo in corallo ed un discreto numero di speciali imbarcazioni. Bottino quindi sotto tutti gli aspetti fortemente remunerativo,e per giunta privo di difesa e spesso davanti casa,comunque sempre lontano dal raggio d'azione delle difese militari.