Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 20 |
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Corallina intenta alla pesca
con l’ingegno
Muniti
di siffatto ordigno di presa subacquea i corallari iniziavano la loro
faticosa giornata in questa maniera: "...ogni volta che l'ingegno si
getta, tosto i marinari levano la vela e corrono col vento. Quegli
a cui è affidato il pescare, e che tiensi dal lato della gomena
discesa,come prima s'avvede di aver incontrato lo scoglio dalla resistenza
che ne sente, grida s'ammainasse dicendo leva
leva,e così tutti spacciatamente adoperandosi, fermano il preso
cammino scendendo avaccio le vele.Allora incominciano a tirar su un poco
l'ingegno e ricalarlo di poi per fare che le reti abbrancassero; e si
replicatamente facendo, scorrono e rovistano tutta l'altezza di quello,ed
ora più innanzi ora più indietro trascorrendo,giovandosi alcun poco de'
remi, tirano finalmente su l'ingegno dopo aver pescato per un'ora. L'arte
di chi regge la pesca è di fare che la croce di molto lavorasse;e dove lo
scoglio è a picco,ingegnarsi che s'attaccasse e fermasse in alcun lato di
esso. Ogni discesa dell'ingegno denominasi cala,
forse come abbreviativo di calata
che vale tutto il tempo che l'ingegno è stato sotto a pescare,per modo
che dicesi di aver fatto in un tal giorno quindici o venti calate.Nel
venir su l'ingegno tra molte erbe e frantumi di scogli ed altre cose di
mare,spesso pure alcun grosso pesce di poco conto raccoglie qualche filo
di corallo... |