Pag. 18

                     
Fig. 8 –
Disegno di Padre Antonio Piaggio ritraente lo stato dell’eruzione nella notte del 15 Giugno 1794 eseguito da Resina (odierna Ercolano). Si notino in primo piano i pinnacoli di fumo che si innalzano dalle numerose bocche eruttive allineate da monte verso mare lungo una probabile frattura. Disegno tratto da: Hamilton (1795).

«... All’imponente scoppio ... fu mandato in aria l’intiero suolo del cratere, o sia la piattaforma del cono ... nel medesimo istante si vide crepato il cono istesso a circa un quintesimo della sua altezza, sopra la base, onde sbocco con violenza ... si alzarono in aria due grandissime fiamme accompagnate da un fumo nero e vorticoso, una cioè dalla voragine alla base, e l’altra dal cratere superiore, oltre una picciola, che contemporaneamente ne comparve tra Bosco ed Ottajano, all’altezza di circa due terzi del cono, e che dopo breve tempo si estinse. Alla prima rottura sopra la base del cono ... con nuovo scotimento se ne aggiunse una seconda, e poi una terza più giù verso il piano; ma di queste rotture ... poco dopo ... ne divenne una sola voragine, che ha circa la sesta parte d’un miglio di lunghezza ...». Tata (1794).

«... apri la montagna con strepito e vigore grandissimo, un’ampia bocca poco distante dalle sue radici nel lato meridionale ... ed altre se ne aprirono alla parte orientale ...». Anonimo (1794 b).

«... La voragine onde si enorme materia scaturì fu creduta una in principio: ma poi si è trovato che furon sette, che tratto tratto la stessa notte si eran aperte nel declivio di questo lato del monte ... ». Anonimo (1794).

«... circa cinquanta passi più giù di questa voragine se ne aprì una seconda di figura quasi circolare, che avrà circa cento palmi di diametro ... seguitando ... l’istessa direzione se ne aprì una terza ... dell’istesso diametro ... Dopo questa ... se ne aprì una quarta di maggior diametro, e forse anche più profonda: appresso se ne aprì una quinta di minor diametro, e poi una sesta ... le voragini possono contarsi senza scrupolo fino ad otto e tutte hanno la figura di un imbuto, toltane la prima ...». Tata (1794).

« ... Lo scrivente dubitando che fosse effetto del Vesuvio, fu attento a guardarlo e vide che non vi era segno veruno di accensione.  Passarono quindici minuti che s’intese uno scotimento ed un fragore più veemente del primo, ed avendo di nuovo guardato il Monte, vide che vi erano aperte cinque voragini a linea retta della meta della china del Monte verso l’Eremo del Salvatore... Minuti dopo si videro altre due voragini consecutive alle prime, indi altre quattro, da tutte le quali voragini si spingevano globi di fuoco e pietre che salivano e sorpassavano la sommità del Monte ... successivamente si vide camminare la lava, che sembrava aver preso la strada verso il detto Eremo del Salvatore. Si vide ... dalla parte del Mauro un’altra apertura, ma non pareva voler fare cosa di conseguenza ...». Balzano (1794).

«... aprissi tosto una bocca ... altre quattro ... istantaneamente aprironsi una successivamente l’altra ... nel luogo detto ... il Fosso ...». Caneva (1794).

                      

Fig. 9 –
Gouache di Saverio Gatta (in: Hamilton, 1795) ritraente l’eruzione vesuviana della notte del 15 Giugno 1794 vista da S. Lucia (Napoli).