Il discorso giovani, negli ultimi tempi, sta assumendo sempre più importanza e sia dal punto di vista sociale-occupazionale, sia psichiatrico. Le nuove generazioni stanno attraversando un momento d’instabilità dovuto, a mio avviso, alla perdita di tutta una serie di valori, che un tempo rappresentavano i capisaldi dell’educazione e della formazione dei giovani. La mancanza di lavoro, l’assenza di prospettive per il futuro, la crisi economica e lo sfaldamento costante ed inesorabile delle famiglie, sta creando disagio e destabilizzazione nell’assetto educazionale e maturativo delle nuove classi adolescenziali. Mancano i punti di riferimento, manca l’etica ed il buon senso pare divenuto un’eccezionale variabile. Nella mia pratica clinica sta divenendo sempre più frequente visitare ragazzi tra i quindici ed i diciotto anni con problemi comportamentali. E’ un “trend” in crescita, purtroppo. Si siedono dinnanzi a me, manifestando il loro sconcerto, l’assenza di controlli da parte delle famiglie e difficoltà a porsi in relazione con i loro coetanei. Ma l’aspetto più terrifico e demoralizzante, è il vuoto che noto nelle loro menti e nelle loro coscienze. Non hanno ambizioni, sembrano passivamente appagati e rassegnati. Un termine arcaico li avrebbe definiti “senza midollo”. Non tutti sono così, per fortuna, ma la percentuale è notevolmente aumentata negli ultimi anni. Come, da recenti studi, è sempre più in crescita la patologia psichiatrica nei
giovani. |
L’uso indiscriminato di droghe, l’alcolismo sottostimato, una scuola forse inadeguata e l’assunzione di valori futili, dove porteranno i nostri figli? Essi crescono pensando che sia importante il cellulare, il motorino, la Play Station, il giubbotto di marca e gli occhiali firmati. Oggetti. Sono soltanto stupidi oggetti, vuoti, come il vuoto che creano nelle loro anime. E la poesia, il calore di un libro, le vibrazioni di un quadro, la dolcezza di un bacio dato di nascosto, dove sono finiti?
Stiamo adornando solo l’involucro dei nostri figli, non stiamo arricchendo le loro coscienze. E le famiglie? Intendiamoci, questo è il mio parere, forse non condiviso da molti. Ma questa cretinata che i genitori devono essere amici dei loro figli, chi l’ha inventata? Il padre deve essere un padre, un punto di riferimento solido, granitico, in cui il figlio deve vedere la forza, la sicurezza, a volte anche un amico, ma soprattutto un leader in casa. La madre
dev’essere il fulcro delle confidenze, un ammortizzatore per le ansie dei figli, un porto dove approdare lontano dai venti e le mareggiate. Gli amici i nostri figli se li trovano fuori di casa, noi pensiamo a fare i genitori. Che forse il vecchio detto, “Vale più un no di cento si concessi ai figli”, potrebbe tornare di moda? Certo è che qualcosa abbiamo sbagliato. Vedo sempre più giovani sedersi dinnanzi alla mia scrivania e sempre più genitori attoniti chiedere aiuto. Questo m’intristisce e mi spaventa. Dobbiamo aiutarli, perché sono il nostro futuro, i nostri sogni
irrealizzati. Facciamo che non divengano i nostri sogni infranti. |