Anno I
Febbraio 2002 
n. 2

Pag. 5 di 16

arte e cultura
B
attesimo  
 di
Cristo

di Raffaele Iovine

Piero della Francesca nacque, intorno al 1420, a Borgo San Sepolcro (Ar) e ivi morì il 12 ottobre 1492.
La tavola era in origine la parte centrale di una pala d’altare nella Badia di San Sepolcro, poi, entrata nel circuito del mercato antiquario, fu acquistata nel 1861 dalla National Gallery di Londra.
La composizione raffigura Cristo battezzato da San Giovanni in presenza della colomba, simbolo dello Spirito Santo; un alberello li separa da tre angeli. Nel cielo le nuvole dal caratteristico aspetto
di "dischi volanti" entusiasmarono parapsicologi per l’ipotetica presenza di UFO all’evento.
La scena è avvolta da un profondo senso cristiano ed è esaltata dalla grande luminosità dell’opera; questa "pittura di luce" , tipica della pittura fiorentina tra il 14540 e il 1450 ci permette di datare l’opera.


"Battesimo di Cristo (tavola cm 167x116,2) Londra, National Gallery

                            Piero Della Francesca, 1445 circa"

Specchi rotti e lanterne magiche
Rain Man

Il mondo della follia a cinema
ed in televisione

Molti films continuano a rappresentare i disturbi mentali come inguaribili ed i portatori di questi come soggetti del tutto irrecuperabili al vivere sociale.
E non si tratta di cattive produzioni!
Purtroppo anche films, molto apprezzati da pubblico e critica, trasmettono messaggi veramente poco rassicuranti circa la possibilità di esiti positivi del curare e prendersi cura in psichiatria.
Un esempio particolarmente significativo a questo proposito è Rain man (1988), film che descrive abbastanza lucidamente un caso di schizofrenia (autismo), ed il cui finale rinvia in modo reazionario il paziente ad una realtà "custodialistica", unica realtà possibile per lui.
     

 

 

Rain man

Difficoltà di comunicazione e apprendi- mento, disturbo della percezione e dell’elaborazione sensoriale, ecolalia, risposte apparentemente stereotipate, cronico da vent’anni, incredibilmente bravo nel fare calcoli, abitudini rituali molto rigide, senza le quali "va in crisi" (l’ora di RISCHIATUTTO o di PROCESSO POPOLARE sono tassative, forse anche in virtù della prolungata istituzionalizzazione): questo è Raymond o come lo ricorda il fratello minore "l’uomo della pioggia".
Ad osservarlo sembra che abbia solo un ritardo mentale, ma se qualcuno tenta di abbracciarlo, mostra chiaramente il suo rifiuto "autistico".
Il fratello, cui è stata taciuta per tanti anni l’esistenza di Raimond, lo porta con sé in viaggio per tre giorni e cerca di scardinare il compatto tessuto di abitudini che protegge ed isola la sua monotona esistenza. Raymond reagisce male, sembra che non abbia alcuna capacità di sopportare il cambiamento e di elaborare un comportamento adattivo.
Tra i due fratelli si stabilisce tuttavia un rapporto molto intenso: è come se entrambi ritrovassero una parte di sé smarrita, oltre che un legame di sangue. La rottura della routine sembra non giovare a Raymond e il fratello si arrende e lo riconduce nel suo mondo.
Conclusione amara, in fondo reazionaria: non c’è speranza per i malati di mente al di fuori di un’istituzione, ci suggerisce orribilmente il regista del film.