Anno I
Febbraio 2002 
n. 2

Pag. 3 di 16

Scrivere
per non
s
crivere

L’arte del comunicare
per non comunicare

di Maurilio Tavormina

sommario
4 Archeologia

L’Antico Yemen ovvero il regno della regina di Saba
di Alessandro de Maigret
5 Arte e cultura

Battesimo di Cristo
di Raffaele Iovine

Specchi rotti e lanterne magiche
Rain Man
di Adele Pisapia
6 Temporanei accessi
di ragione

Noi la malattia e gli altri
di Vincenzo Riccio
La televisione italiana
di Lucio Bonelli
Meraviglioso
di Maria Scognamiglio

7 10 Speciale Ercolano

7
Napoleone in gonnella
di Giuseppe Della Monica

8
Ercolano e la sua storia
di Pietro Oliviero
I mille colori di Ercolano
di Annamaria Scognamiglio
Lo sterminator Vesevo
di Agnese Forgione

9
La storia del Vesuvio
di Maria Pasqua Di Donna
L’Osservatorio Vesuviano
di Antonio Giordano
Il rischio Vulcanico
di Pietro Oliviero
10 L’Epitaffio del Viceré
di M.T.
Gli scavi di Ercolano
di Gianfranco Oliviero
11 La voce dei familiari

Mariella
di Luigi Fiorini

12-13 Speciale Pasqua

12
La Pasqua
di Francesco De Stefano
La Pasqua ebraica
di Felice Gaglione
La vera Pasqua
di Mimmo Matrone
Pasqua: integrazione e solidarietà degli operatori UOSM 80
13
La Pasqua di Resurrezione
di Francesco Albanese
L’uovo di Pasqua
di Carla Di Cristo
14 Sport

Lo sport è vita
di Matilde Carrino
Poesia

Ridi? -
di Mariella Fiorini
Momenti sconsolanti
di Catello Chiazzo
Ad un bimbo mai nato
di Annamaria Sorrentino
Amore sconosciuto
di Simona Giraud
15 Astrologia

Pesci
di Ida Balzano
16 Il Fumetto

Avvenimenti di marzo
di Raffaele Iovine

Il nostro scrivere è una comunicazione studiata, elaborata, riveduta e corretta. Raramente è di getto e poche persone, a mio avviso, hanno una tale padronanza, o presunzione, da non rileggere, limare o correggere quanto hanno scritto.
Di solito quando scriviamo non ci limitiamo a dare un semplice comando alla mano per comporre segni grafici intelligibili ma ci sforziamo di essere chiari, in primo luogo a noi stessi, tant’è che si può scrivere solo per mettere a fuoco i nostri pensieri, per

fermarli su un foglio bianco, in modo da rileggerli poi con calma; o si può ancora scrivere per comunicare ad altri destinatari il nostro messaggio. il desiderio o semplicemente l’obbligo di scrivere in modo semplice e chiaro, come dovrebbe essere ogni messaggio che parte da un emittente per raggiungere un ricevente.
Quando esso è disturbato o semplicemente poco leggibile, il destinatario fa fatica a recepirlo e per una semplice legge naturale di "risparmio energetico" lo cestina rapidamente.

 

Allora mi domando perché a volte si scrive usando paroloni, espressioni bizantine ed arabesche, linguaggi criptici e discorsi contorti, utilizzando il comune " politichese ", il parlare per non parlare o l’espressione di una semantica difficilmente comprensibile e poco nota.
Semplice sfoggio di una cultura del gusto effimero e di facciata, scrivere per non scrivere o peggio strumentalizzazione ed emarginazione del lettore?
E ancora, chi scrive per non scrivere, se non vuole scrivere per comunicare,

 informare ed esternare, perché allora scrive? Forse perché non vuole essere capito, valutato, giudicato e criticato e dà corpo alle ombre scrivendo "aria fritta".
Quando scriviamo senza porci nei panni del nostro lettore non possiamo avere la sua attenzione e il nostro elaborato potrà essere utile solo ad un cieco che non vuole vedere.
Pertanto non imitate il mio scritto, se mai ci fosse qualcuno affascinato da esso, è solo un esempio di come si potrebbero confondere le idee agli altri.
E’ bello scrivere e comunicare !