Il
nostro scrivere è una comunicazione studiata, elaborata, riveduta e
corretta. Raramente è di getto e poche persone, a mio avviso, hanno una
tale padronanza, o presunzione, da non rileggere, limare o correggere
quanto hanno scritto.
Di solito quando scriviamo non ci limitiamo a dare un semplice comando
alla mano per comporre segni grafici intelligibili ma ci sforziamo di
essere chiari, in primo luogo a noi stessi, tant’è che si può
scrivere solo per mettere a fuoco i nostri pensieri, per |
fermarli su un
foglio bianco, in modo da rileggerli poi con calma; o si può ancora
scrivere per comunicare ad altri destinatari il nostro messaggio. il
desiderio o semplicemente l’obbligo di scrivere in modo semplice e
chiaro, come dovrebbe essere ogni messaggio che parte da un emittente
per raggiungere un ricevente.
Quando esso è disturbato o semplicemente poco leggibile, il
destinatario fa fatica a recepirlo e per una semplice legge naturale di
"risparmio energetico" lo cestina rapidamente. |
Allora mi
domando perché a volte si scrive usando paroloni, espressioni bizantine
ed arabesche, linguaggi criptici e discorsi contorti, utilizzando il
comune " politichese ", il parlare per non parlare o l’espressione
di una semantica difficilmente comprensibile e poco nota.
Semplice sfoggio di una cultura del gusto effimero e di facciata,
scrivere per non scrivere o peggio strumentalizzazione ed emarginazione
del lettore?
E ancora, chi scrive per non scrivere, se non vuole scrivere per
comunicare, |
informare ed esternare,
perché allora scrive? Forse perché non vuole essere capito, valutato,
giudicato e criticato e dà corpo alle ombre scrivendo "aria
fritta".
Quando scriviamo senza porci nei panni del nostro lettore non possiamo
avere la sua attenzione e il nostro elaborato potrà essere utile solo
ad un cieco che non vuole vedere.
Pertanto non imitate il mio scritto, se mai ci fosse qualcuno
affascinato da esso, è solo un esempio di come si potrebbero confondere
le idee agli altri.
E’ bello scrivere e comunicare ! |