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      Tratto da "La tòfa" 181 - 18 maggio 2014                                                            pagina 2
 

LA CROCE TUTTI I SANTI

di GIUSEPPE DI DONNA 

   Nell'800 cambiarono gli "attori"; si aggiunsero altri santi che sostituirono quelli vecchi ormai obliati. Si pensò di "aggiornarli" attraverso i ricordi dei superstiti.
   Le nuove corporazioni con i rispettivi protettori subivano ricambi o trasformazioni: per i bottegai da S. Ireneo si passò a S. Michele per le numerose botteghe che stavano per sorgere     "'ncopp San Michele", per gli artigiani S. Giuseppe, per le maestre S. Maria, per i marinai S. Pietro, per i civili S. Paolo d'Arezzo, per il clero S. Filippo, per gli studenti S. Raffaele, per l'intera Università S. Gennaro.
   La sera precedente la processione di "Tutti i Santi" arrivavano nella chiesa madre i busti provenienti dalle varie parrocchie. Era un vero e proprio fermento: nelle navate laterali e centrali della basilica, davanti ad ogni statua i comitati e i rispettivi portatori davano vita ad infiorate per abbellire i carri attraverso il rituale di un apposito cerimoniere. Erano oltre 40 le effigie portate in processione, ne ricordiamo alcune. Apriva il corteo San Michele che divenne con il tempo protettore degli artisti, poi San Raffaele, Santa Lucia preceduta da un gruppo di pueri cantores che intonavano un canto in onore della Santa. Questa Santa era molto venerata a Torre perche molti uomini di mare rimanevano orbi totali o parziali per incidenti durante il loro duro lavoro, San Vincenzo Ferreri (creduto il tutelare degli esattori) veniva accompagnato dagli uomini dell'Azione Cattolica, S. Timoteo dai naviganti.
  I contadini invece accompagnavano il madrileno Sant'Isidoro con il carro adornato di frutta e paia d'oro. S. Antonio Abate con caratteristico campanello e maialino veniva accompagnato dai panettieri, S. Antonio da Padova con carro ornato di gigli era il patrono dei pollieri. Con il tempo S. Francesco di Sales divenne pare patrono dei bottegai, S. Elena "declassata" divenne la protettrice dei defunti. Tra le statue, molto bella quella di San Luigi Gonzaga, vi erano anche statue di santi minori tra le quali ricordiamo San Raimondo e Santa Giovanna d'Arco la cui scultura fu voluta da un franco-torrese. Entrambe uscivano dalia chiesa di "S. Raimondo Non Nato alle Pezzentelle". Si ricordano infine la bella statua di San Bernardino dalla chiesa di S. Giuseppe agli Orti e quella di una santo poco conosciuto ossia Sant'Espedito. La lunghissima processione di "Tutti i Santi" chiudeva con il penultimo santo ossia S. Gennaro che aveva preso il posto dell'esautorato San Fausto. Terminava il corteo delle statue l'Immacolata non più posta sotto il pallio come nella primitiva festa; quest'ultimo invece con un sontuoso baldacchino recava la croce metallica in cui era incastonata la scheggia sacra. Il clero non era più in testa ma in coda. Le strade erano ricolme di fedeli e di tanti curiosi provenienti dalle città vicine, dai balconi era un continuo lancio di fiori al passaggio dei santi. Bande musicali, campane a festa e fuochi artificiali facevano il resto.
Degli otto magnifici protettori era rimasto poverino solo San Timoteo protettore dei naviganti la cui statua, con simboli marini, veniva portata in maniera commovente dai suoi devoti. Presto sarebbe rientrato nel novero dei "santi dimenticati".
   Certamente questa festa come tante altre aveva un sostrato pagano. Ricordava le feste primaverili quando si celebrava il trionfo della primavera e il grano stava crescendo nei campi. Il 3 di maggio nei tempi antichi si faceva la festa della Croce pure a Ottaiano e questo potrebbe far pensare alla vicinanza d'origine di quella comunità con la nostra (Turris Octavia). Essi erano nell'antichità comuni confinanti e forse figli della stessa gens latina. Nello stesso giorno pure a Somma Vesuviana con canti e balli al ritmo di tamorre si faceva festa alla Madonna di Castello, un antico rione di questa cittadina e dedicato alla Santa Croce. Le feste pagane nell'antica Roma, duravano anch'esse diversi giorni e venivano dedicate alla dea Flora (Madre dei fiori con le tipiche infiorate) e Maia (Madre terra). Alcuni giorni dopo, ossia l'8 maggio, in molti comuni vesuviani si celebrava la festa dedicata a S. Michele. L'Arcangelo della Luce, poneva fine anche al mondo pagano uccidendo il demonio sotto forma di rettile.
Per il popolo vesuviano il drago era anche il mostro che si cela nei meandri del Vesuvio.

  
Invenzione di Santa Croce di Ciappa in cui si notano il Vescovo Macarios e la madre di Costantino

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I MAGNIFICI OTTO

                            
1) San Fausto il "Santo dell'Università" come lo definisce Balzano nella sua opera "Torre del Greco tolta dal'oblio" quasi a non volerlo nominare per rispetto. Fu il principale protettore di Torre antica. Non si sa quasi niente della vita di questo martire vissuto forse nel III sec. d.C. "Faustus" potrebbe indicare uno dei tanti "lieti" martiri (l'agiografia ne conta oltre 10) che diedero la vita per la fede. Il san Fausto "torrese" potrebbe essere uno di questi tre: San Fausto martire ad Antiochia in data imprecisata insieme a San Timoteo, San Fausto di Milano martire a Milano, San Fausto martire (+ 250), martirizzato in croce, celebrato il 16 luglio.

                          
2) Sant'Ireneo di Lione protettore originario dei "potecari" torresi. Fu vescovo di Lione e martire nel 202. Nato a Smirne, crebbe in una famiglia cristiana; ricevette alla scuola di Pollcarpo, vescovo della stessa città natale del santo, una buona formazione religiosa. Venne sepolto nella chiesa di San Giovanni a Lione, che più tardi venne chiamata di Sant'lreneo. Fu il primo vescovo nelle Gallie e nelle terre di confine della vicina Germania. Di origine greca, aveva appreso le lingue "barbare" per potere evangelizzare le popolazioni celtiche. Pacificatore di nome e di fatto (il nome "Ireneo" in greco vuol dire pacifico e pacificatore). Scrisse un trattato contro l'eresia gnostica.

                           
3) San Timoteo protettore dei marinai forse perche fu grande viaggiatore evangelico attraversando tutta l'Asia Minore e il Mediterraneo. Fu discepolo carissimo di Paolo da lui convertito. Divenne vescovo di Efeso. Nacque in Asia Minore da padre greco e da madre giudea.

                         
4) San Donato protettore dei malati di mente cd epilettici in un'epoca in cui questi infelici venivano posti al margini della società. Secondo alcune fonti, potrebbe essere stato originario di Nicomedia o di Roma. La sua opera di evangelizzazione fu molto proficua. Pur consacrato vescovo continuo la sua opera pastorale, coadiuvato dal diacono Antimo. Il martirio, mediante decapitazione, sarebbe avvenuto secondo alcuni dal 304 al 362.

                           
5) Sant'Abbondio protettore dei naviganti a Torre assieme a S. Timoteo. Con questo nome sono conosciuti dalla chiesa circa dieci martiri. Il più noto è Sant'Abbondio vescovo di Como. Vissuto nel V secolo forse proveniva dalla Macedonia. Morì nel 430. Fu un uomo risoluto e attivo, deciso e infaticabile.

                          
6) Sant'Alessandro Si conoscono quasi quaranta santi con questo nome. Il più noto è il martire di Bergamo. Pare che le sue spoglie riposano a Pescolanciano. Si sa poco sulla sua vita né quale corporazione a Torre proteggesse. Forse fu il figlio di S. Felicita.
             
                          
7) San Flaviano di Costantinopoli divenne Patriarca di Costantinopoli nel 446. Strenuo difensore della duplice natura umana e divina di Cristo, morì esiliato in Lidia per le sue idee tra terribili sofferenze. Non si sa nulla su quale patronato a Torre egli vigilasse.

                       
8) Sant'Eugenia  Il suo culto, molto antico, deve la sua popolarità a racconti di favolosi miracoli, diffusi in varie lingue. Romana pagana si trasferì insieme alla famiglia ad Alessandria: qui Eugenia venne convertita al Cristianesimo dagli eunuchi Proto e Giacinto, suoi schiavi. Eugenia venne fatta decapitare ad Alessandria dopo una vita avventurosa spesa per la religione cristiana. Molte storie si raccontano sulla sua vita forse frutto di leggende. Racconta lo storico torrese Balzano che per l'effigie della santa si prese come modello Anna Carafa regina del Regno che forse nella vita della santa doveva riconoscersi. Tuttavia di "santità" la regina ne aveva ben poco essendo stata una donna dispotica, ladra e tiranna durante il dominio spagnolo.