Torre di notte      pag. 1

L'alba, questa
sconosciuta!

Sezione dedicata ai numerosi giovani torresi moderni che si svagano di notte e dormono di giorno!
Le foto che seguono sono state scattate dal sottoscritto Luigi Mari, autore del sito, sabato 29 settembre 2001 dalle ore 22 alle 23, a 18 giorni dal "disastro delle torri gemelle". Non ostentano, come si evince facilmente, nessuna pretesa artistica o professionale, sono messe giù senza filtri, artifici, manipolazioni e foto ritocco, come molte immagini del sito scattate da me. Sono come il mio occhio le vede, con quella naturalezza che nasconde una vena di rimpianto, di nostalgia per una Torre del Greco andata che i giovani ignorano.
Temevo di trovare le strade deserte per il timore di eventuali eventi bellici, ma dimenticavo la forza esorcizzante dei torresi che ricostruiscono la città sulle falde di uno dei vulcani attivi più tremendi del mondo.  Presso la villa comunale ho avuto l'impatto con almeno tremila giovani, un assembramento, consueto, dicono, da "fare invidia..." a quello quotidiano notturno del trittico "Bar Di Donna", "Bar Vesuvio" e "Rumba".
Dico questo perché la mia forma mentis mi lasciava immaginare dei notturni  di Torre non dico oleografici col lampione ed il passante sparuto, ma la riproduzione di un volto urbanistico semplicemente rifatto dal progresso nella sua struttura architettonica.
Si nota il disagio interdomestico riassunto nei contrasti generazionali post sessantottini. I giovani nei frangenti notturni, per così dire, con i loro raggruppamenti costituiscono, come dire, delle fazioni ideologiche esistenziali se pur innocue, per lo più apolitiche, dove, tuttavia, il senso della trasgressione è affievolito rispetto ai primi stravolgimenti epocali del dopoguerra.    
Dov'è finita, infatti,  la confusione faccendiera urbana della mia Torre del Greco, distrutta dal Vesuvio e ricostruita diecine di volte, attingibile dalla letteratura d'arte e d'informazione post-bellica? E prima di proseguire in questo stralcio di sapore retorico rispondo alle smorfie rinitiche di qualche progressista. Qui non se ne fa una questione di componenti nostalgiche esasperate o di pessimismo progressista.
Il "malessere" dei giovani, se così di può definire, è stato costruito dagli anziani, col modello sociale umano contorto dai media legati alla "grancassa" che rivela un consumismo, un edonismo ed un "estetismo" esasperati, non facilmente raggiungibili. 
Oggi i giovani, intanto, tendono a naturalizzare il linguaggio senza censure, il che non è turpiloquio. La vecchia cultura ci ha insegnato: dipartire per morire, amplesso per coito, così non abbiamo mai guardato con chiarezza in faccia la morte e il sesso, e, noi anta, li sentiremo sempre misteriosi. Stranamente, però, per l'ingerenza di nuove forme emozionale, le naturali pulsioni sessuali ed emotive sono, oggi, in calo o semplicemente offuscate.
Dove sono le strade palcoscenico, l'umorismo delle logorroiche meliche voci popolari? Ben venga la retorica oleografica, rivogliamo i tepidi soli, gli eterni tepori di primavera. Rivogliamo gli usci con le fornaci fumanti al posto dei cancelli automatici con videocitofono; le capère in luogo dei giornali di pettegolezzo; le tinozze o le braci con le rigogliose spighe bionde al posto dei pub con gli hamburger e i crauti. Agogniamo la sinuosità delle forme del più salubre eterno femminino e non le mascoline silhouette delle manequin. Ben ritornino le camicette di seta sui seni floridi. Vadano a farsi benedire gli stilisti miliardari moderni con le loro felpe sintetiche firmate, le borse policrome ad armacollo ed i pantaloni casual unisex variopinti e guallarosi.

Forse, però, i progressisti l'avranno vinta. La mia cittadina alle falde del Vesuvio, amena e ridente, come leggo da secoli sui libri di storia locale, non ridarà mai più alle fanciulle quelle labbra carnose sulla bocca larga e voluttuosa senza il belletto, il roseo naturale alle guance prive di fard, lo splendore ai denti d'avorio tersi con bicarbonato, gli occhi luminosi privi di mascara.
Alcuni dedali sono stati risanati nella mia Torre del Greco. Falansteri di cemento armato fagocitarono le romantiche magioni-giardino delle costruzioni spagnole.
Mai più vedrò fanciulle alle finestre dagli infissi detti pezzi d'opera, da lavare e lucidare nelle prossimità pasquali. Occhi dolcissimi e sereni, mimetizzati tra vasetti di garofani e rose, le nostre rose, i garofani di Torre del Greco, rossi come il fuoco del Vesuvio. Immagini a mezza strada tra il mistico mariano e la passionalità shakesperiana. La mente richiamava epos trovadorici e cavallereschi che accendevano il meridionale ardore. Haimè, la letteratura moderna analitica ed introspettiva aveva a mano a mano i consensi popolari ed interessava pure gli editori campani. La retorica alla gogna. Già negli anni 60 pure i giovani dei dedali erano suggestionati dai dialoghi interiori di Joyce e di Svevo o dallo sconvolgente pensiero di Nietzsche. Ancora Fromm e Jung e tutti i neofreudiani, Il giovane meridionale si accorge di aver addentato la mela. Determina che l'attrazione intensa per la fanciulla del cuore e solo una condizione mentale, un'elaborazione culturale dell'idea dell'amore. E sospetta, con amarezza, che quella folle passione che intende placare, non è, in fondo, amore per lei, ma per se stesso, attraverso lo specchio di lei.
La vecchia Napoli dei guantai, dei ciabattini, dei dolcieri, degli ambulanti, dei tipografi del piombo fuso tramonta inesorabilmente.
Se date uno sguardo alla sezione FOTO ANTICHE di questo sito capirete come il bisturi del progresso abbia "rifatto" la città con un bel decolleté al...silicone. 
Una Torre del Greco trasformata fuori e dentro, né migliore né peggiore, invéro, di quella di una volta, ma spaventosamente diversa. 
Ah generazione confusa e disorientata, la attuale, dove l'apparire è essenziale, ma l'essere, che determina a la qualità della vita, è incrinato e stordito dalle notti di svago incondizionato e costante come un medicamento irrinunciabile. Molti giovani, oggi, non conoscono l'alba perché dormono fino all'ora di pranzo ignorando che l'ozio è lo svago sono una pseudo-terapia inutile e dannosa per il benessere psico-fisico. 
Per noi anta "prendere la notte per il giorno" era saltuario e trasgressivo, oggi è un modo di esistere, un modus vivendi quotidiano.
Purtuttavia vi amo, cari giovani, pur se vi adagiate sullo "stato sociale domestico", perché a molti di voi almeno la cattiveria, l'egoismo e l'egotismo non vi sfiorano, pur se trentenni, molti "figli di papà", anche i meno abbienti,  siete fuori dai baronati istituzionali, anche se siete tutti uguali; indossate una sorta di divisa interiore, non vi vedete mai bene sulle foto perché i vecchi volponi detentori del potere soffocare in voi l'autostima, sono gelosi della vostra intelligenza, della vostra cultura e della vostra giovinezza, infine. 
Parlate alla stessa maniera, trasgredite alla stessa maniera, amate alla stessa maniera, addirittura, talvolta, morite alla stessa maniera. SEMBRA SIATE STATI PROCREATI DALLA STESSA MADRE E DALLO STESSO PADRE!!!, cari, meravigliosi giovani contemporanei. E' grazie a voi che i "vecchi lupi consolidati" non divorano tutto e tutti come i pirana e si dannano nella chimera del potere, nel terrore dei essere detronizzati.
Questa Torre notturna, quindi, non è solo un modesto archivio raffazzonato di immagini falciate di asettica luce artificiale, ma uno spunto di riflessione per rivedere, capire, difendersi dal lato negativo del progresso
                                                     Luigi Mari