Ci voleva I’interessante retrospettiva di
Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, allestita dalla
Circumvesuviana, per dare la stura a tutti i miei ricordi, che
forse non aspettavano altro per farsi vivi. Chi, come me, ha
cominciato a viaggiare sui treni della Circumvesuviana dagli anni
trenta (ovvero dalla prima infanzia), ora che ne ha settanta la
testa e una miniera di ricordi e di sensazioni.
Rivedere quelle foto ingiallite delle vecchie stazioni, quei
plastici, le trombette d’ottone dei capitreno che mi sembra di
sentirle ancora suona- re, i vecchi piccoli biglietti, talmente
piccoli che sparivano nelle tasche, la macchinetta a braccio per
convalidarli, mi hanno riportato pericolosamente indietro nel
tempo.
Ricordo il lavoro dei bigliettai delle stazioni che alla fine di
ogni giornata dovevano riportare su un grosso tabulato i numeri
progressivi dei biglietti venduti per farne la conta e poi
riportare il tutto in lire. Rammento benissimo i vecchi
locomotori, con alcuni posti a disposizione per i viaggiatori, che
ad ogni cambio di velocità facevano interna- mente grosse
scintille bluastre; quando ragazzino per necessita mi capitava di
stare seduto in quei pochi posti, rabbrividivo dalla paura. Sono
nato e vissuto fino a tarda età a Torre del Greco in Via
Cappuccini dov’era allocata la vecchia stazione della Vesuviana,
sulla stessa strada c’era anche un passaggio a livello che
veniva chiuso ad ogni transito di treni, il tutto contornato dal
suono alternato e continuo di una campanella per avvertire i
passanti, essa ovviamente cominciava a suonare con due o tre
minuti di anticipo sui passaggi, io mi muovevo da casa appena
sentivo il primo suono sicuro che sarei giunto nella stazione
prima del treno, e non ho mai perso un treno.
La vita della nostra strada si può dire che e rimasta
condizionata per anni, anche dopo la costruzione delle gallerie
che hanno sostituito il passaggio a livello, dal suono cadenzato e
squillante di quella campanella.
Altro importante segnale era il successivo passaggio dei
viaggiatori, erano per lo più lavoratori pendolari che passavano
in tutta fretta, la mattina presto per raggiungere il lavoro e la
sera stanchi ed affamati per andarsene a riposare nelle loro case.
Ho sempre preso i treni della Vesuviana per tantissimi motivi; i
nonni paterni vivevano a Trecase e, almeno una volta al mese,
andavo a trovarli con i miei genitori. In quel tempo una scritta
mi incuriosiva tantissimo: Raddoppio Leo pardi]; non
trovavo mai una risposta adeguata per soddisfare la mia curiosità
e nonostante tutto, non trovavo il coraggio di chiederlo a mio
padre.
Successivamente, fino all’ età di 18 anni sono stato a scuola
ad Ercolano, Portici, Torre Annunziata e praticamente tutti i
giorni durante I’anno scolastico ero in treno. Per noi studenti
era comodo, forse anche economico. Non dimentichiamo che quei
treni hanno sempre viaggiato durante e dopo il conflitto mondiale,
quando i tedeschi, che nel ritirarsi facevano saltare in aria
tutte le vie di comunicazione, inspiegabilmente lasciarono indenne
la sola Circumvesuviana. In quel periodo era capostazione a Torre
del Greco una persona molto simpatica, Pasguale Carotenuto,
ancora oggi non mi capacitò come possa aver sopportato tutti noi
ragazzi sempre tra i piedi nella stazione; noialtri nei momenti di
li- berta eravamo nel piazzale antistante la stazione giocando a
calcio.
In quel piccolo spazio vi era un maniscalco ed una carrozzella con
un vecchio cavallo stanco in attesa di qualche sporadico
viaggiatore con bagaglio.
Negli assolati pomeriggi estivi gli unici suoni che si udivano
erano il ritmo del martello |
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sull’incudine e il vociare degli scugnizzi che
ad ogni arrivo di treno offrivano i loro servigi:
«signo a valigia» era il loro leit motiv, anche loro dovevano
sbarcare il lunario; poi ritornavano ai loro giochi.
Figura indimenticabile di quel tempo era I’avvocato Enrico De
Nicola; lui viaggiava sempre in treno e qualche volta in piedi
sullo staffone come tutti i comuni mortali.
Allora i treni erano super affollati: tanta gente restava in piedi all’aperto
compressa tra due cancelletti sempre aperti, e tanti altri en-
travano e uscivano direttamente dai finestrini.
II giorno dopo la sua elezione a Presidente della Repubblica,
quando giunse nella stazione circondato da molti giornalisti che
volevano avere I’onore di accompagnarlo in macchina per lo meno
a Napoli, lui garbatamente rifiuto, poi saluto il capo- stazione e
la signora addetta all’edicola e, come tutti gli altri giorni
dell’anno, sempre aggrappato con un braccio sullo staffone, se
ne andò verso il Suo alto destino.
Nel giugno del 1944 stavo sostenendo gli esami di licenza media
presso la scuola professionale di Ercolano. A noi erano stati
aggregati moltissimi privatisti non più giovani per conseguire lo
stesso diploma; erano gli anni del caos, alcuni di essi appena
ritornati dalla guerra, o congedati dal servizio militare, erano
in cerca del loro primo vero lavoro e speravano di essere assunti
dalla Circumvesuviana che doveva rimpiazzare i tanti, tantissimi
vuoti di coloro che non erano più tornati dalla guerra.
Molti di questi privatisti non erano bravi come noi ragazzi, ma
venne in loro aiuto un ingegnere nostro insegnante di materie
tecniche molto umano e tanto comprensivo. Sistemo quei giovanotti
vicino ai più bravi di noi, facemmo tutti a gara per aiutarli,
furono tutti promossi.
Quelli assunti dalla Circumvesuviana, per tanti anni li ho
ritrovati sui treni, prima come frenatori e poi capitreno e mi
guardavano sempre sorridenti ed ammiccanti. Un’altra cosa che
rammento benissimo fu quando venne inaugurato nel 1948 il doppio
binario fino a Torre Annunziata, quel giorno venne Alcide De
Gasperi, allora Presidente del Consiglio; tutti speravano in
una sosta del treno a Torre del Greco per vedere da vicino
quest’uomo politico, purtroppo il cerimoniale (o le misure di
sicurezza) non lo permisero.
Tutti rimanemmo molto male, il treno rallento un poco, De
Gasperi senza neanche una inquadratura che affacciarsi dal
finestrino saluto i convenuti; del personale viaggiante faceva
parte I’ amico Giorgio Rispo che ricordo benissimo si
sbracciava per indicarci il finestrino del presidente. Dimenticavo
una cosa molto importante: parlando di ricordi e di
condizionamento della Circumvesuviana, devo aggiungerne un altro
molto personale: ho conosciuto mia moglie in treno ritornando una
sera di festa da Castellammare di Stabia. Era il 25 aprile di
molti, molti anni fa, eravamo nel 1958. Siamo ancora felicemente
insieme.
Antonio Raiola
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La scritta era riferita con molta probabilità ai lavori di
raddoppio tra Torre del Greco e Torre Annunziata, inaugurato nel
gennaio 1948 |