CARA, VECCHIA CIRCUMVESUVIANA TORRESE

Un salotto mobile piccolo borghese. "Ho conosciuto mia moglie viaggiando".
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Rivedere foto ingiallite, vecchie trombette di ottone e piccoli biglietti, ha risvegliato ricordi che aspettavano solo I’occasione per uscire fuori e consentire un nostalgico viaggio nel tempo.                                                (Ricordi di Antonio Raiola)

Ci voleva I’interessante retrospettiva di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, allestita dalla Circumvesuviana, per dare la stura a tutti i miei ricordi, che forse non aspettavano altro per farsi vivi. Chi, come me, ha cominciato a viaggiare sui treni della Circumvesuviana dagli anni trenta (ovvero dalla prima infanzia), ora che ne ha settanta la testa e una miniera di ricordi e di sensazioni.
Rivedere quelle foto ingiallite delle vecchie stazioni, quei plastici, le trombette d’ottone dei capitreno che mi sembra di sentirle ancora suona- re, i vecchi piccoli biglietti, talmente piccoli che sparivano nelle tasche, la macchinetta a braccio per convalidarli, mi hanno riportato pericolosamente indietro nel tempo.
Ricordo il lavoro dei bigliettai delle stazioni che alla fine di ogni giornata dovevano riportare su un grosso tabulato i numeri progressivi dei biglietti venduti per farne la conta e poi riportare il tutto in lire. Rammento benissimo i vecchi locomotori, con alcuni posti a disposizione per i viaggiatori, che ad ogni cambio di velocità facevano interna- mente grosse scintille bluastre; quando ragazzino per necessita mi capitava di stare seduto in quei pochi posti, rabbrividivo dalla paura. Sono nato e vissuto fino a tarda età a Torre del Greco in Via Cappuccini dov’era allocata la vecchia stazione della Vesuviana, sulla stessa strada c’era anche un passaggio a livello che veniva chiuso ad ogni transito di treni, il tutto contornato dal suono alternato e continuo di una campanella per avvertire i passanti, essa ovviamente cominciava a suonare con due o tre minuti di anticipo sui passaggi, io mi muovevo da casa appena sentivo il primo suono sicuro che sarei giunto nella stazione prima del treno, e non ho mai perso un treno.
La vita della nostra strada si può dire che e rimasta condizionata per anni, anche dopo la costruzione delle gallerie che hanno sostituito il passaggio a livello, dal suono cadenzato e squillante di quella campanella.
Altro importante segnale era il successivo passaggio dei viaggiatori, erano per lo più lavoratori pendolari che passavano in tutta fretta, la mattina presto per raggiungere il lavoro e la sera stanchi ed affamati per andarsene a riposare nelle loro case. Ho sempre preso i treni della Vesuviana per tantissimi motivi; i nonni paterni vivevano a Trecase e, almeno una volta al mese, andavo a trovarli con i miei genitori. In quel tempo una scritta mi incuriosiva tantissimo: Raddoppio Leo pardi]; non trovavo mai una risposta adeguata per soddisfare la mia curiosità e nonostante tutto, non trovavo il coraggio di chiederlo a mio padre.
Successivamente, fino all’ età di 18 anni sono stato a scuola ad Ercolano, Portici, Torre Annunziata e praticamente tutti i giorni durante I’anno scolastico ero in treno. Per noi studenti era comodo, forse anche economico. Non dimentichiamo che quei treni hanno sempre viaggiato durante e dopo il conflitto mondiale, quando i tedeschi, che nel ritirarsi facevano saltare in aria tutte le vie di comunicazione, inspiegabilmente lasciarono indenne la sola Circumvesuviana. In quel periodo era capostazione a Torre del Greco una persona molto simpatica, Pasguale Carotenuto, ancora oggi non mi capacitò come possa aver sopportato tutti noi ragazzi sempre tra i piedi nella stazione; noialtri nei momenti di li- berta eravamo nel piazzale antistante la stazione giocando a calcio.
In quel piccolo spazio vi era un maniscalco ed una carrozzella con un vecchio cavallo stanco in attesa di qualche sporadico viaggiatore con bagaglio.
Negli assolati pomeriggi estivi gli unici suoni che si udivano erano il ritmo del martello

sull’incudine e il vociare degli scugnizzi che ad ogni arrivo di treno offrivano i loro servigi: 
«signo a valigia» era il loro leit motiv, anche loro dovevano sbarcare il lunario; poi ritornavano ai loro giochi.
Figura indimenticabile di quel tempo era I’avvocato Enrico De Nicola; lui viaggiava sempre in treno e qualche volta in piedi sullo staffone come tutti i comuni mortali.
Allora i treni era
no super affollati: tanta gente restava in piedi all’aperto compressa tra due cancelletti sempre aperti, e tanti altri en- travano e uscivano direttamente dai finestrini.

II giorno dopo la sua elezione a Presidente della Repubblica, quando giunse nella stazione circondato da molti giornalisti che volevano avere I’onore di accompagnarlo in macchina per lo meno a Napoli, lui garbatamente rifiuto, poi saluto il capo- stazione e la signora addetta all’edicola e, come tutti gli altri giorni dell’anno, sempre aggrappato con un braccio sullo staffone, se ne andò verso il Suo alto destino.
Nel giugno del 1944 stavo sostenendo gli esami di licenza media presso la scuola professionale di Ercolano. A noi erano stati aggregati moltissimi privatisti non più giovani per conseguire lo stesso diploma; erano gli anni del caos, alcuni di essi appena ritornati dalla guerra, o congedati dal servizio militare, erano in cerca del loro primo vero lavoro e speravano di essere assunti dalla Circumvesuviana che doveva rimpiazzare i tanti, tantissimi vuoti di coloro che non erano più tornati dalla guerra.
Molti di questi privatisti non erano bravi come noi ragazzi, ma venne in loro aiuto un ingegnere nostro insegnante di materie tecniche molto umano e tanto comprensivo. Sistemo quei giovanotti vicino ai più bravi di noi, facemmo tutti a gara per aiutarli, furono tutti promossi.
Quelli assunti dalla Circumvesuviana, per tanti anni li ho ritrovati sui treni, prima come frenatori e poi capitreno e mi guardavano sempre sorridenti ed ammiccanti. Un’altra cosa che rammento benissimo fu quando venne inaugurato nel 1948 il doppio binario fino a Torre Annunziata, quel giorno venne Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio; tutti speravano in una sosta del treno a Torre del Greco per vedere da vicino quest’uomo politico, purtroppo il cerimoniale (o le misure di sicurezza) non lo permisero.
Tutti rimanemmo molto male, il treno rallento un poco, De Gasperi senza neanche una inquadratura che affacciarsi dal finestrino saluto i convenuti; del personale viaggiante faceva parte I’ amico Giorgio Rispo che ricordo benissimo si sbracciava per indicarci il finestrino del presidente. Dimenticavo una cosa molto importante: parlando di ricordi e di condizionamento della Circumvesuviana, devo aggiungerne un altro molto personale: ho conosciuto mia moglie in treno ritornando una sera di festa da Castellammare di Stabia. Era il 25 aprile di molti, molti anni fa, eravamo nel 1958. Siamo ancora felicemente insieme.

Antonio Raiola

[**] La scritta era riferita con molta probabilità ai lavori di raddoppio tra Torre del Greco e Torre Annunziata, inaugurato nel gennaio 1948