
ARABIA
FELIX, IL RICCO EMPORIO
TRA MEDITERRANEO ED ORIENTE
Lo
Yemen era la terra del regno di Saba e si trovava sulla via di Ophir,
il paese dell’oro per gli antichi. Per i romani era Arabia Felix,
leggendaria per le sfarzose architetture e per la ricchezza di resine
aromatiche. La capitale del regno Ma’rib era tappa principale sulla
”via dell’incenso”, meta dei cammellieri abili e tenaci e sosta
d’obbligo per proseguire verso i grandi mercati di Palmira e Petra, i
porti di Tiro ed Alessandria, e da li al mondo mediterraneo. Era questa
una delle vie commerciali più importanti del mondo antico, il cui
dominio era ambito da egiziani, greci e romani. La rotta carovaniera,
che in due mesi collegava I’Arabia del sud al Mediterraneo, fu sotto
il controllo dei regni sud arabici fin dal V secolo a. C. II commercio
divenne I’attività primaria della penisola e ne fece la sua fortuna.
L’economia di Saba e d’altri regni dell’Arabia meridionale,
seppure fondata sull’agricoltura, ricavò enormi ricchezze dagli
scambi con paesi lontani. I traffici non erano limitati ai prodotti
locali, come incenso e mirra, ma includevano spezie, pietre preziose e
sete che giungevano nei porti di Arabia Eudaemon (Aden) e di Cane (I’odierna
Bir’ Ali sul Mar Arabico) dall’India e dalla Cina. Ezechiele
(27.22,23) aveva citato i porti e Saba in relazione agli scambi con
Tiro: ”Saba e Raema commerciavano con tutti i migliori aromi, con
pietre preziose e oro ... Haran, Chene, Eden erano i tuoi negozianti,
Saba, Assur, Kilmad i tuoi venditori ...”. Le carovane prendevano
dunque la via dell’incenso verso il Mediterraneo cariche di merci
esotiche per ritornarne con prodotti provenienti dall’Impero Romano,
dalla Grecia e dalI’Egitto. Tra queste mercanzie vi era il corallo le
cui esportazioni verso, I’Asia ebbero un ampio arco cronologico. Vi fu
infatti una continuità, sebbene alterna, dall’età antica a quella
medioevale, fino all’epoca moderna. II
Periplus Maris Erythraei,
il più importante portolano dell’antichità classica, redatto in
greco nella meta del I
secolo d. C., descrive con mirabile accuratezza i traffici marittimi
dell’epoca evidenziando come le rotte navali avessero acquisito
maggior importanza delle vie carovaniere. Nel
Periplus
il corallo e segnalato tra le merci inviate all’emporio di Cane, punto
nevralgico del mercato arabo e scalo sulle rotte dall’Egitto verso
I’India, da cui si può dedurre che il corallo non fosse solo
destinato al mercato locale, ma che vi transitasse per altre mete più
lontane come la costa occidentale delI’India, dove era richiesto ed
apprezzato dalla società brahmanica che gli attribuiva particolari
valori simbolici. La fornitura del corallo mediterraneo in India lungo
la via commerciale Egitto-Arabia-India inizia tra la fine del II e I’inizio
del I secolo a. C. Tuttavia
questa merce, anche se solo in transito in Arabia, verosimilmente può
aver suscitato curiosità e interesse presso le popolazioni carovaniere
della penisola. La materia corallina aveva gia conquistato il mondo
greco-romano dove era valutata come gemma preziosa, tanto che le attività
di pesca e il suo commercio acquisirono una formidabile importanza nel
bacino mediterraneo. Nel De
Materia Medica
di Dioscuride (V, 121) come nella
Naturalis Historia
di Plinio (XXXII, 214) sono citati i diversi luoghi di pesca. Dioscuride
indica solo la località di Pachino, vicina a Siracusa. Plinio elenca
diverse aree dove il corallo e reperibile, partendo dal mar Rosso e dal
golfo Persico, ma osserva che i più pregiati sono quelli pescati nel
Gallico sinu,
le isole Stecadi al largo di Marsiglia, e nel
Siculo,
nelle Eolie e a Trapani, nonché presso Gravisce e infine conclude che
il corallo più rosso nasce di fronte a Napoli, mentre in Eritrea e
molle e dunque di scarso valore. Nel periodo medievale, tra il secolo XI
e XII, il porto sud arabico di Aden diviene il terminale dei traffici di
terra con I’Oriente controllati in gran parte da mercanti ebrei. In
un’epistola ritrovata al Cairo nella serie di documenti della
Geniza, un
mercante giudeo egiziano informa lo zio che i prezzi offerti ad Aden
erano troppo bassi e d’aver perciò deciso di riesportare il corallo a
Sindabur, emporio sulla costa occidentale indiana. II commercio del
corallo tra le zone di pesca mediterranee e i porti yemeniti, dunque,
s’avvaleva d’intermediari egiziani. Nell’antico testo sanscrito
Arthasastra
il
corallum rubrium
era denominato
alasandraka
o
alakandaka,
aggettivo desunto dal toponimo di Alessandria, ad indicazione del luogo
d’origine del prodotto o dell’etnia dei mercanti che la
commerciavano, confermando come Alessandria d’Egitto fosse, gia
nell’antichità, luogo di scambio tra le aree di pesca del corallo e
I’Oriente.
In
un manoscritto del XIII secolo
Azhar al- Afkar fi Jawahir al Ahjar
(letteralmente ”fior di pensieri sulle pietre preziose”) I’autore
|
magrebino Ahmed ibn Yousuf Al- Tifashi disserta sulle gemme conosciute e
commercializzate all’epoca. Nel
capitolo dedicato al
marjan,
termine arabo per indicare il corallo, segnala che e pescato nella zona
di ”... Marsa Al Kharez nel Mare d’Africa in grandi quantità e
anche nel mare di Francia. Non ci sono altre buone qualità, grandezza e
quantità di corallo come quelle che si trovano in questi luoghi”.
L’autore elenca le località di compravendita e di distribuzione
”... e esportato da Marsa verso Oriente, in Yemen, India e altri
paesi” non trascurando di precisarne la lavorazione ”... in
Alessandria e ripulito, forato e lucidato. Poi e esportato in tutti gli
altri paesi”.
II porto di Marsa Al Kharez era centro di raccolta e vendita dei coralli
più pregiati, da cui genovesi e veneziani traevano ingenti quantità di
materiale scarlatto che era poi smistato nei traffici con altri paesi
orientali. II nome, che in arabo significa ”porto dei globetti”,
deriva forse dall’abitudine degli autoctoni di portare al collo un
globetto di corallo per difendersi dalle sventure e dai pericoli di quel
luogo selvaggio. Marsa fu conquistata nel 1286 dall’ammiraglio
siciliano Ruggiero di Lauria, al servizio degli Aragonesi, segnando il
declino arabo del commercio del corallo.
La fornitura del corallo mediterraneo in India lungo la via commerciale
Egitto-Arabia-India inizia tra la fine del II e I’inizio del
I secolo a. C. Tuttavia questa merce, anche se solo in transito
in Arabia, verosimilmente può aver suscitato curiosità e interesse
presso le popolazioni carovaniere della penisola. La materia corallina
aveva gia conquistato il mondo greco-romano dove era valutata come gemma
preziosa, tanto che le attività di pesca e il suo commercio acquisirono
una formidabile importanza nel bacino mediterraneo. Nel De
Materia Medica
di Dioscuride (V, 121) come nella
Naturalis Historia
di Plinio (XXXII, 214) sono citati i diversi luoghi di pesca. Dioscuride
indica solo la località di Pachino, vicina a Siracusa. Plinio elenca
diverse aree dove il corallo e reperibile, partendo dal mar Rosso e dal
golfo Persico, ma osserva che i più pregiati sono quelli pescati nel
Gallico sinu,
le isole Stecadi al largo di Marsiglia, e nel
Siculo,
nelle Eolie e a Trapani, nonché presso Gravisce e infine conclude che
il corallo più rosso nasce di fronte a Napoli, mentre in Eritrea e
molle e dunque di scarso valore. Nel periodo medievale, tra il secolo XI
e XII, il porto sud arabico di Aden diviene il terminale dei traffici di
terra con I’Oriente controllati in gran parte da mercanti ebrei. In
un’epistola ritrovata al Cairo nella serie di documenti della
Geniza, un
mercante giudeo egiziano informa lo zio che i prezzi offerti ad Aden
erano troppo bassi e d’aver perciò deciso di riesportare il corallo a
Sindabur, emporio sulla costa occidentale indiana. II commercio del
corallo tra le zone di pesca mediterranee e i porti yemeniti, dunque,
s’avvaleva d’intermediari egiziani. Nell’antico testo sanscrito
Arthasastra
il
corallum rubrium
era denominato
alasandraka
o
alakandaka,
aggettivo desunto dal toponimo di Alessandria, ad indicazione del luogo
d’origine del prodotto o dell’etnia dei mercanti che la
commerciavano, confermando come Alessandria d’Egitto fosse, gia
nell’antichità, luogo di scambio tra le aree di pesca del corallo e
I’Oriente.
In un manoscritto del XIII secolo
Azhar al- Afkar fi Jawahir al Ahjar
(letteralmente ”fior di pensieri sulle pietre preziose”) I’autore
magrebino Ahmed ibn Yousuf Al- Tifashi disserta sulle gemme conosciute e
commercializzate all’epoca. Nel capitolo dedicato al
marjan,
termine arabo per indicare il corallo, segnala che e pescato nella zona
di ”... Marsa Al Kharez nel Mare d’Africa in grandi quantità e
anche nel mare di Francia. Non ci sono altre buone qualità, grandezza e
quantità di corallo come quelle che si trovano in questi luoghi”.
L’autore elenca le località di compravendita e di distribuzione
”... e esportato da Marsa verso Oriente, in Yemen, India e altri
paesi” non trascurando di precisarne la lavorazione ”... in
Alessandria e ripulito, forato e lucidato. Poi e esportato in tutti gli
altri paesi”.
II porto di Marsa Al Kharez era centro di raccolta e vendita dei coralli
più pregiati, da cui genovesi e veneziani traevano ingenti quantità di
materiale scarlatto che era poi smistato nei traffici con altri paesi
orientali. II nome, che in arabo significa ”porto dei globetti”,
deriva forse dall’abitudine degli autoctoni di portare al collo un
globetto di corallo per difendersi dalle sventure e dai pericoli di quel
luogo selvaggio. Marsa fu conquistata nel 1286 dall’ammiraglio
siciliano Ruggiero di Lauria, al servizio degli Aragonesi, segnando il
declino arabo del commercio del corallo.
|