|  quella gutenberghiana, dovrò partire
        dalle origini. L’ossatura tecnica di questo capitolo e quella
        strutturale delle officine, dal materiale tipografico alla
        progettazione. Anche questo capitolo, pertanto, allo scopo di lenirne l’asetticità,
        è farcito di dissertazioni di vario genere. Vedremo cosa accade nell’intimità
        delle officine e proveremo, mi auguro, lo stesso fascino che ci fa
        avvertire la storia antica, come, ad esempio, quella inerente la cultura
        napoletana. Sebbene diversi napoletani o meridionali in genere non
        abbiano poi quell’eccessivo entusiasmo per le lettere, si dice che un
        primo ordinamento dottrinario in Campania si ebbe col Sacrario della
        Sibilla Cumana in opera già dal VII secolo a. C. I cumani, dunque,
        diffusero l’alfabeto nel Napoletano. Nessuno leggeva libri a Napoli, a
        parte i pochi iniziati, ma la storia veniva tramandata verbalmente
        con i fattarielli di sempre. Tanto più le leggende stavano
        sempre sulla bocca di tutti. Il popolo conosceva il poetico mito delle
        sirene fatto vivere nel nostro Golfo da Omero, sul quale, a furia di
        studiarci sopra non si sa più non gia se sia esistito egli, ma la
        stessa Grecia, o l’Italia dove poggiamo i piedi.  |  | Questione omerica permettendo mi piace dire che 1’eroe
      di Itaca approdò a Ischia e fece fuori le tre figlie del figlio di Tetide
      in grado di imitare il canto melodioso della madre. Dice..., ma che c’entra
      questo con l’arte scrittoria? La letteratura riguarda la storia e 1’arte,
      la quale era in pieno fervore quando la città di  Neapolis nacque nel V
      secolo a. C. Pur essendo un piccolo centro commerciale da fare invidia ai
      milanesi, la città non era in sensibile all’influsso artistico e
      culturale ellenico. Quello romano, invece, di influsso, Napoli l’ebbe,
      come molti sanno, con l’opera letteraria di Marco Tullio Cicerone, e chi
      volete che non lo conosca, il quale si fece costruire il Cumunan
      nella zona flegrea. Questa villa fungeva anzitutto da centro culturale, a
      parte qualche bisboccia, ma una di quelle eruzioni che hanno puntualmente
      sempre distrutto la mia Torre del Greco (che il Vesuvio l’ha come
      copricapo) rase al suolo la casa del retore intorno al Lago d’Averno.
      Questo nel 1538. Dicono gli storici che Cicerone abbia composto
      Academica e Repubblica, in quella casa, ma vallo a controllare
      se ti riesce. No, perché col senso campanilistico che ci ritroviamo, non
      è |