Dico
subito che una giornata da dedicare alla nostra amata
TERRA non basta. La terra ha bisogno di essere ricordata
e rispettata ogni giorno. Credetemi: da piccolo non so
perché ho sempre avversato chi sputa per terra. Lo so
è infantile dire questo, vi sembrerà sciocco, ma è la
verità. Disdegno chi, senza ritegno, sputa sul nostro
suolo, sulla terra delle origini: mi sembra un’offesa
alla città, alla madre terra vesuviana.
Tante volte, vedendo per terra del pane gettato via
probabilmente da chi era sazio, mi abbassavo, lo
raccoglievo e lo mettevo sopra un muretto o su qualcosa
che avrebbe reso quel gesto meno offensivo. Fantasticavo
la raccolta di quel tozzo di pane da chi poteva
usufruirne. Sto parlando del
dopoguerra, quando qualcuno scippava ancora
l’erba dai binari del Cavaliere
e a casa se la cucinava con l’acqua.
In me due pensieri andavano in conflitto: è meglio
alzarlo da terra, perché il suolo è calpestato: offeso
da sputi e altro o lasciarlo lì perché oramai era
fuori norma di igiene.
Non sto parlando del periodo della restrizione bellica,
per fortuna sono nato dopo, ma per insegnamento, ho
sempre avuto rispetto per la madre terra, e le esigenze
altrui.
Da sempre amo la natura: mi piacciono la campagna, gli
alberi, il verde, il mare, i laghi, le montagne e gli
animali. Facilmente mi soffermo a guardare il cambio dei
colori all’orizzonte, all’alba e al tramonto. Amo
l’odore dell’erba tagliata, della resina dei nostri
pini mediterranei, quando, dopo la pioggia, si insinua
nelle narici l’odore forte della resina dei pini. Amo
sentire l’odore del mare, gli spruzzi di salsedine e
del muschio umido. Le gocce di pioggia sul viso e il
vento che ti aiuta nei pensieri sereni e nostalgici.
Peccato: ultimamente hanno tolto l’unico pino rimasto
dietro il piazzale Cesare Battisti, “vecchio: aret’
u Cavalier”, dove una volta c’era il commissariato
di P.S. e due piante di aranci.
Due piante che non davano fastidio, fino a che è
subentrato l’intenso traffico veicolare. Le auto, per
girare tutto intorno al piazzale hanno reso necessario
l’abbattimento.
L’ultimo “Il vecchio pino”, forse, l’hanno
abbattuto perché otturava con i suoi aculei i tombini del piazzale.
Una cosa è certa, mi manca l’odore di quel pino che,
dopo la pioggia, rendeva l’aria fresca e profumata di
resina, la vecchia quintessenza di resina che rimestava
il passato.
Si parla di terra: come dimenticare il surriscaldamento,
i ghiacciai che si sciolgono, le foreste amazzoniche
distrutte dall’uomo per prelevare legname da lucrare,
gli incendi che si moltiplicano in ogni parte del mondo,
compresa la nostra Italia che, con pochi riguardi, è
violentata da leggi stupide atte ad arricchire chi vuole
speculare ai danni della bellezza atavica della nostra
penisola, per tramandare ai posteri, solo rovine di
scempi edilizi.
Bisogna salvaguardare quel poco che ci resta. Non ci
servono ponti sullo stretto, né ci occorre ampliare le
costruzioni del 20%. Ci occorre dove poter far correre i
nostri figli. Ci occorre il verde, gli alberi ancora la nostra fertile terra da coltivare. Il
cemento non ci sfamerà e se ne sono accorti le nazione
come la Corea, la Cina ed altre che, prevedendo il
pericolo, si accingono ad acquistare terreno agricolo
nelle altre nazioni per provvedere nel futuro alla
coltivazione per poter sfamare la propria popolazione.
Grande rispetto per la terra che ci ospita, è
necessario salvarla dalle violenze dell’uomo, come
incendi e inquinamento; ma bisogna salvare pure la
dignità dell’uomo, oggi nel massimo degrado della
moderna civiltà.
La stupidità del potere è evidente in chi non ha visto
al di là del proprio tornaconto. “Le mani sulla città”.
A Torre, come altrove le bande dirigenziali
agiscono per lucro. Chi non conosce la corruzione, il
peculato, l’abuso. Mondo era e mondo è.
Vanno scagionati i nostri figli, e i figli dei nostri
figli. Bisogna insistere oggi per salvare un domani
precario e infermo.
Con umiltà e non violenza non dobbiamo demordere e
combattere i prevaricatori che approfittano del potere a
loro concesso per dilaniare lo spirito umano.
Cristofaro
Cingolo
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