AI NUMEROSI MARITTIMI TORRESI:
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO AGLI ARMATORI: "DALLA COMPAGNIA DI STATO CONCORRENZA SLEALE, AVETE RAGIONE" Notizie del 10 luglio 2008
Nella foto a lato: Silvio Berlusconi Il Cavaliere spinge la privatizzazione Tirrenia Coccia (Confitarma): "Quella è una "one man company", ma Pecorini non lo cita "Il vostro settore ha sollecitato più volte il governo e il parlamento a porre fine a quello che il mercato considera "la concorrenza sleale della Tirrenia". Il governo è d'accordo". Firmato Silvio Berlusconi. Acccelera la privatizzazione della compagnia di Stato: Silvio Berlusconi ieri non era a Palazzo Ducale, dove gli armatori festeggiavano i dieci anni del registro internazionale, ma il suo messaggio è arrivato inequivocabile via telegramma: la privatizzazione - che pure è una questione "complicata", secondo il ministro Altero Matteoli - va fatta al più presto. "Tempestivamente" dice il Cavaliere. Tanto che il governo l'ha messo nel Dpef. Insieme a un altro importante dossier: "Sarà collocata in Borsa Fincantieri, impresa che ha tenuto alto in Europa il prestigio della cantieristica navale italiana". Sarà la volta buona? Lo sperano gli armatori in sala che a Genova hanno ricordato la svolta legislativa voluta dall'allora ministro dei Trasporti Claudio Burlando e che ha portato la flotta nazionale agli attuali 14 milioni di tonnellate di stazza lorda, 20 in prospettiva nel 2010.
Nella foto a lato: Nicola Coccia, presidente della Tirrenia
Ma Tirrenia, resta una spina nel fianco: "una one man company" la definisce il presidente Nicola Coccia, accalorandosi dal palco nel ricordare il dominio incontrastato di Franco Pecorini, al timone dei traghetti di Stato dal lontano 1984. Se veramente si vuole privatizzare, è il messaggio implicito di Coccia, Pecorini si deve far da parte. Sarà lui o un altro a gestire il passaggio ai privati? "Vedremo..." temporeggia Matteoli, che rispetto al premier è sembrato molto più prudente su questo dossier definito "complicato". Il fatto è che il governo è partito col piede sbagliato: la prima ipotesi era il passaggio a titolo gratuito delle società controllate regionali alle Regioni. "Cosa che non sposta minimamente i termini del problema" nota Coccia. "In effetti questa non è una privatizzazione, sono il primo a dirlo - riconosce Matteoli - d'altronde le Regioni non si sono dimostrate entusiaste all'idea" spiega il ministro con eufemismo. "Lavoriamo insieme per la privatizzazione, la vogliamo.
Nella foto a lato: il Ministro Altero Matteoli
Ma nell'operazione serve il vostro coinvolgimento, se non ci date una mano come imprenditori privati non se ne fa niente" conclude Matteoli. Che, nei prossimi giorni, si vedrà proprio con Pecorini. E di privatizzazione parla anche il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, sia in riferimento a Tirrenia che a Fincantieri (sinora si era parlato solo di quotazione, in quest'ultimo caso): "Le modalità di cessione - chiarisce - saranno definite nel rispetto dei vincoli posti dalla normativa italiana ed europea, tenendo conto di criteri di economicità e delle esigenze delle diverse realtà locali interessate". L'importante, per gli industriali, è fare presto. A dicembre, scade la convenzione con lo Stato e di nuove proroghe qui nessuno vuole sentir parlare: "Vogliamo forse ritrovarci con un altro caso Alitalia? Mi auguro di no e che questo tema venga affrontato e risolto al più presto", ha attaccato il vicepresidente Confindustria, Edoardo Garrone. Che, poi, ha raccontato i suoi viaggi di adolescente sui traghetti di Stato così: "I servizi erano a dir poco vergognosi. Vent'anni dopo ho ripreso il traghetto per la Sardegna.
 A lato: Edoardo Garrone vicepresidente Confindustria
Un altro mondo, ma anche un'altra compagnia di navigazione, che allora non esisteva, perché esisteva solo la Tirrenia". Federmar-Cisal proclama lo stato di agitazione del personale Tirrenia Il sindacato teme che la compagnia di navigazione pubblica possa essere destinata a diventare una «seconda Alitalia» Federmar-Cisal ha proclamato lo stato di agitazione del personale navigante ed amministrativo delle aziende del gruppo Tirrenia. «La decisione - ha spiegato oggi il sindacato - è stata assunta giudicando ormai superata la posizione del governo sulla privatizzazione della flotta pubblica, almeno come esplicata nel recente decreto legge 122/08, in quanto le Regioni interessate hanno apertamente manifestato il loro dissenso all'acquisizione, ancorché gratuita, della proprietà delle società minori del gruppo, presupposto ritenuto indispensabile per procedere alla successiva vendita ai privati dell'azienda maggiore». «A ciò si devono aggiungere, poi - ha proseguito l'organizzazione sindacale - i continui attacchi, certamente non disinteressati, portati dalla Confitarma contro il provvedimento del precedente parlamento mirato a realizzare la privatizzazione della Tirrenia entro il 2012, attacchi ai quali purtroppo si unisce lo stesso presidente del Consiglio dal momento che, nel suo messaggio inviato all'assemblea della medesima confederazione, definisce “concorrenza sleale” l'attività svolta dalla Tirrenia, ossia da un'azienda di Stato, per assicurare la continuità territoriale tra continente ed isole».
Nella foto a lato una nave del Gruppo Tirrenia
«A questo punto - ha rilevato il segretario nazionale di Federmar-Cisal, Alessandro Pico - l'indeterminatezza derivante da un progetto non più realizzabile, vale a dire quello del coinvolgimento delle Regioni, fa inevitabilmente sorgere il timore che il Gruppo Tirrenia possa essere destinato a diventare, pur con le dovute proporzioni, una seconda Alitalia, ove, ormai è dato per scontato, saranno proprio i lavoratori a dovere subire l'aggravio maggiore della ristrutturazione e della successiva privatizzazione». «Poiché questa organizzazione sindacale ha sempre sostenuto che, per tutelare l'occupazione e le ricadute sulle economie locali, un'operazione di cessione ai privati della flotta pubblica dovrebbe concretizzarsi nel suo insieme, cioè senza ricorrere all'artificio dello spezzettamento, e tenuto altresì conto delle dichiarazioni di questi giorni del ministro ai Trasporti Matteoli improntate ad una certa cautela sull'intera questione che coinvolge il futuro di queste imprese e di migliaia di lavoratori - ha concluso Pico - la Federmar-Cisal ha chiesto allo stesso ministro un sollecito incontro al fine di esaminare nel concreto queste tematiche». ARMATORI D’ACCORDO Tirrenia privata l’accelerazione di Berlusconi Matteoli: andremo avanti ma con cautela Coccia: pronti ad assorbire i 1.600 esodi BIANCA D’ANTONIO Genova. Fincantieri in Borsa e privatizzazione della Tirrenia: sono le due priorità del governo. Lo ha confermato il premier Silvio Berlusconi in un messaggio inviato al presidente di Confitarma Nicola Coccia che ieri, a Genova, ha celebrato il decennale del Registro internazionale e la seconda edizione della «48 Ore del mare». Nella sua lettera, Berlusconi ha consacrato il ruolo trainante per l’economia italiana svolto dall’armamento che contribuisce per il 2,7% al Pil nazionale.
Nella foto a lato: Claudio Scajola
Proprio per questo - ha insistito il presidente del Consiglio - lo Stato dovrà fare più di quanto fatto in passato sul fronte dell’ammodernamento delle infrastrutture». Musica per le orecchie di Coccia che, alla presenza dei ministri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, Altero Matteoli e Claudio Scajola, ha snocciolato i numeri del settore da lui presieduto: 14 milioni di tonnellate di stazza, la consistenza della flotta destinate a raggiungere tra qualche anno i 20 milioni, 1.535 navi in servizio, di cui il 60% realizzate negli ultimi dieci anni, 220 navi attualmente in costruzione nei cantieri di tutto il mondo e 27 miliardi di euro investiti negli ultimi dieci anni. A tener banco, però, è soprattutto la privatizzazione di Tirrenia, la compagnia pubblica che Coccia definisce «un vero paradosso perché, con soldi pubblici, fa concorrenza agli altri armatori italiani». Ma se Berlusconi concorda sulla «concorrenza sleale» praticata dalla Tirrenia, il ministro Matteoli frena: «Va bene privatizzare, ma bisogna andare cauti - afferma - Anche il progetto di scorporare le regionali marittime e darle a costo zero alle Regioni non ha trovato d’accordo queste ultime. Non le vogliono a meno che non siano accompagnate dai necessari contributi. Ma i soldi non ci sono e allora è il caso di sedersi attorno al tavolo insieme agli armatori privati e trovare una soluzione». Sul futuro dei 1.600 marittimi in esubero in seguito alla privatizzazione, Matteoli chiama in causa gli armatori privati. «Siamo pronti ad assorbirli - afferma Coccia - penso sia ormai noto che c’è un’enorme carenza di marittimi italiani». Sul fronte della riforma della legge 84/94 sui porti, infine, il ministro ha detto chiaro e tondo che serve una nuova legge e non una serie di riforme. Fonti notizie: da "Avvisatore Marittimo", "InforMare" e "Il Mattino" 9/7/09

A cura di Scala Camillo della Redazione |