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Argomento presente: « Fratel Gregorio dossier DUE » | ||||||
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ID: 4477 Intervento
da:
la redazione
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info@torreomnia.it
- Data:
domenica 24 settembre 2006 Ore: 23:09
Parte quinta lingua. Rimaneva sempre con una mano stretta a Gesù e con 1’altra serviva i Fratelli, convinto che in loro si perpetuasse il Cristo sofferente. Ripeteva spesso ai Novizi il motto di S. Camillo de Lellis: «Ecco un bocconcino per me!» e intendeva rendersi utile e mettersi al servizio degli altri. Per essere disponibile verso i Fratelli metteva in pratica la regola di S. Benedetto: « Ora et labora », senza perdere un minuto di tempo. In casa accomodava tutto: sedie, tavolini, finestre, lavandini... e in tutte le circostanze pagava sempre di persona. Era un continuo esempio di dedizione per i suoi Fratelli Novizi. Umiltà Non parlava mai di se o della sua famiglia. Aveva una memoria eccezionale ed una cultura non indifferente, ma non fece FOTO-ricordo di Fr. Gregorio (il primo a destra), insieme a tre Confratelli, Fr. Alfredo, Fr. Orlando e Fr. Sisto, insigniti dell’onorificenza « Pro Eccle- sia et Pontifice ». mai sfoggio della sua erudizione che aveva acquisito con lunghe ore di studio a tavolino. Sceglieva per se ciò che vi era di minimo, senza accarezzare ambizioni. Nascondersi e ricercare le azioni più umili fu sempre la sua regola. In questo imito Santa Teresa di Lisieux: come Lei riconosce il proprio niente e come un bambino attende tutto dal Padre suo, si abbandona tra le sue braccia e sorridente si dona con amore e con zelo per la salvezza delle anime. Mortificazione Raggiunse un controllo straordinario della propria persona dominando i sensi con una mortificazione prodigiosa e continua. Sapeva nascondere cosi bene i sacrifici e le privazioni, da sembrare che facesse tutto con la più grande naturalezza. Non diceva mai di no ai sacrifici che incontrava giornalmente o che gli richiedeva il suo amico Gesù. Fuori dei pasti, anche in piena estate, non si vedeva mai bere e soltanto raramente, quando i Confratelli lo invitavano, prendeva qualche bevanda. Era solito scegliere i lavori più umili e più difficili. L’amore alla mortificazione lo sollevo fino all’eroismo della Croce: «La Croce non rende tristi. Piu si soffre e più si gode ». PENSIERI DI FRATEL GREGORIO: Bisogna che mi sforzi di diventare santo: voglio, voglio a qualunque costo farmi santo. E Voi, Madonnina mia, dite: Cosi sia! I regali divini sono per gli amici del cuore, per le anime pure. Non c’e niente che il demonio ami tanto, quanto un’anima triste: e il suo giocattolo! Una briciola di superbia rovina una montagna di santità. Assicurare a tutti coloro che ci circondano l’immensa fortuna della santa gioia. Come gli aviatori vedere le cose della terra piccole piccole e tenersi sempre in alto. Gioia, amore! continua |
ID: 4476 Intervento
da:
la redazione
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info@torreomnia.it
- Data:
domenica 24 settembre 2006 Ore: 23:06
Parte quarta sguardi, erano irreprensibili e nessuno mai si permetteva in sua presenza di dire qualcosa che fosse men che corretto. Nel parlarne usava un’estrema delicatezza ed era esigente coi suoi Novizi nel richiedere un completo pudore. La sua presenza suscitava un istintivo rispetto e quanti lo hanno conosciuto non esitano a credere ch’egli sia riuscito a conservare intatta, per tutta la vita, 1’innocenza battesimale. Fr. Gregorio appartiene alla « stirpe dei casti » perché non visse nella mollezza, ma tra le spine, sempre con delicatezza e coraggio, con animo umile, prudente, fiducioso nell’aiuto di Gesu e Maria. Obbedienza «L’uomo obbediente canterà vittoria». Cosi e scritto nella Sacra Scrittura (Prov. 21,28). Sotto questo aspetto la sua vita fu una vera vittoria. Ebbe sempre un grande rispetto per 1’autorità, nella quale vedeva incarnata la presenza di Dio. Bastava che il Superiore esprimesse un desiderio, una parola, un cenno e Fr. Gregorio era pronto ad ubbidire: a lui importava compiere esattamente la S. Volontà di Dio che si manifestava attraverso il Superiore. Quando il Fratello Direttore lo mandava a chiamare, dovunque si trovasse, anche ai piedi di Gesù Sacramentato, o dedito a qualche lavoro a lui gradito, rispondeva immediatamente: «Va bene, vengo subito, senz’altro...» e lasciava tutto. Non e esagerato affermare che fece della sua vita, secondo una espressione di S. Tommaso, «un vero olocausto offerto a Dio». L’amore all’obbedienza lo portava a osservare scrupolosamente la Regola e si può applicare a Lui quanto fu scritto del Santo Fr. Muziano: «Trascrivete la Regola dal primo all’ultimo capitolo e dopo ogni articolo aggiungete: Fr. Gregorio lo ha osservato durante tutta la sua vita, senza mai trasgredirlo». Il Rev.do P. Diomede che per diciotto anni fu Cappellano del nostro Noviziato di Torre del Greco, era solito dire: « Quando Fr. Gregorio sarà canonizzato, bisognera rappresentarlo con il campanello in mano! ». Rispetto ed esattezza per quanto veniva comandato, fu la regola e la pratica della sua vita. FOTO II Servo di Dio Fr. Gregorio al suo tavolo di lavoro. Carità fraterna Nel prossimo vedeva veramente Dio. Dalla sua bocca non usci mai una maldicenza o una espressione poco caritatevole. Era felice quando poteva rendere un servizio; si poteva ricorrere a lui per ogni piccola cosa ed egli era sempre disponibile a dare una mano per risolvere o facilitare i problemi della vita quotidiana. Gentile e affabile con tutti, era convinto che la maggior parte delle croci ce le fabbrichiamo da noi, con le nostre mancanze di carità e soprattutto per non saper tenere a freno la continua |
ID: 4475 Intervento
da:
la redazione
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domenica 24 settembre 2006 Ore: 23:05
Parte terza S’impegno a praticare le virtù in grado eroico La povertà Visse povero e distaccato da tutte le comodità e gli agi, tanto da rassomigliare a S. Francesco, il poverello di Assisi. Per quarant’anni Fr. Gregorio non ebbe una camera propria, ma dormi insieme ai Novizi, in un angolo del dormitorio comune, dietro una tenda. Non tocco mai denaro e nei rari viaggi che fece, le spese si riducevano al puro costo del biglietto. Sempre pulito ed ordinato, i suoi capi di vestiario, rara- mente nuovi, recavano il segno di una estrema povertà. Si serviva del necessario con distacco. Non si procurava comodità di sorta e non prendeva mai cibo o bevanda fuori dei pasti. Metteva in pratica le parole di S. Francesco di Sales: « Io desidero ben poche cose e le desidero molto poco ». Infine ricordava e gustava 1’insegnamento del Santo Fondatore: « Il mistero della povertà della nascita di Cristo deve impegnare il vostro amore alla pratica di questa virtù, perché Egli ha voluto nascere in uno stato di assoluta indigenza per farvi amare teneramente tale virtù ». La castità Fr. Gregorio, nei confronti di questa virtù era delicatissimo: mai un’espressione, un accenno, un sorriso che potessero minimamente offenderla. Dovunque si recasse, il suo contegno, i suoi continua |
ID: 4474 Intervento
da:
la redazione
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domenica 24 settembre 2006 Ore: 23:00
Parte seconda La sua vita fu un anelito di santità Nel nostro Servo di Dio Fr. Gregorio, fin dalla sua entrata in religione, colpisce il grande desiderio che egli ebbe di farsi santo. Dopo aver letto la vita di S. Gerardo Maiella fece propria la frase di questo Santo: « Non pensate più a me: vado a farmi santo!». A 18 anni, nel 1914, durante il suo Noviziato a Favria Canavese (Torino), scriveva nel suo quaderno di appunti spirituali: «Bisogna che mi sforzi di diventare santo. Voglio pregare come pregavano i Santi. Dio lo vuole: la santità e la condizione della mia felicita. Non si fa mai troppo quando si tratta dell’eternità». Il Direttore Fr. Prior Trescartes fu bene impressionato dal fervore di questo Novizio e scrisse di suo pugno un incoraggiamento FOTO Villingendorf: Cappellina di Osvaldo dove il Servo di Dio, da ragazzo, si recava spesso a pregare sul quaderno di appunti spirituali: « Lei, caro Fratel Gregorio, e un buon religioso, che Dio ama molto. Credo che sarà un Fratello saggio, pio, generoso, in una parola, un santo Fr. Gregorio. Coraggio, e sempre meglio al servizio del buon Dio! ». Fratel Gregorio, incoraggiato dal suo Direttore, vigilava e pregava. Un altro motivo che lo spinge alla santità e il grande amore e la riconoscenza che sente verso Dio e la Vergine Santa per i doni che ha da loro ricevuto. Il pensiero sereno e continuo della morte lo porta ad una vita eroica: « Debbo comparire dinanzi al Tribunale di Gesù Cristo, quindi santità, santità». Nei suoi appunti si trova spesso abbreviato questo suo ardente desiderio: (S.S. r.v.v.) « Santità, santità, il resto e vanità, vanita...». In questo suo cammino di amore e di fede e aiutato dalla FOTO II Noviziato di Albano Laziale, dove il Servo di Dio Fr. Gregorio dimoro dal 1924 al 1935 con l’incarico di Vice-Maestro dei Novizi continua |
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