ID: 4252 Discussione: Racconto torrese-deutsche
Autore:
D'Adamo Vito
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Email:
vda@online.de
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Scritto o aggiornato:
mercoledì 13 settembre 2006 Ore: 10:36
PER TORRE COL TURISTA
Racconto di Vito D'Adamo
Scendevo da Capo Torre per Diego Colamarino con il mio ospite, Louis, universitario ame-ricano, sbarcato a Napoli da un paio di giorni, fermamente deciso a scoprire l’Europa e a ri-confermarsi nell’idea che di essa aveva in un tour di tre mesi. C’eravamo conosciuti tempo addietro tramite un comune amico, che ci aveva messo in relazione epistolare: Louis deside-rava perfezionare il suo italiano, ed io ero stato prescelto dal suddetto comune amico a tale bi-sogna, bontà sua.
Scendevamo verso Santa Croce per Via Colamarino sotto la pioggerella dei giorni passati e discutevamo con parecchia animazione. Nelle mie lettere gli avevo raccomandato di leggere i nostri classici ed egli aveva interpretato Dante con i risultati che presto dovevo scoprire, e il Leopardi. Ora ne parlavamo.
-Dante – diceva Louis – is a great, barbarous poet.
- Barbara sarà la traduzione in cui l’hai letto. Eppure ti avevo raccomandato di leggere i no-stri classici in originale.
- Leopardi è un gran poeta. Ma Dante è un grande, barbaro poeta.
- D’accordo sul Leopardi. Ma tu hai letto Dante o quello che su Dante ebbe ad esprimere il Lukas?
- Non conosco questo Lukas. Ma ho letto Dante.
Scendevamo per Via Colamarino sotto la pioggerella ed il mio corrispondente americano credeva di aver compreso Dante al punto di poterlo giudicare attraverso chissà quale e quanto discutibile traduzione. Era stato molto colpito dal Leopardi, ma Dante lo respingeva. Egli era sbarcato in Italia, in Europa da due giorni e si sentiva respinto da Dante. Presto avrei compre-so che egli guardava a Napoli, all’Italia e all’Europa attraverso le pagine del Malaparte.
- Dante mi annoiava. Non è la “nostra” Europa quella di Dante.
- La “vostra” Europa è quella della colonia americana di Parigi durante l’altro dopoguer-ra, non è vero?
- Dante non ha lo spirito europeo.
- Questo nel senso che si sarebbe trovato a disagio nella “Autobiografia di Alice Toklas”.
Aggrottò la fronte.
- Non capisco -, disse.
- Lascia andare!
- No, non lascio andare. Quale grande poeta, se non è barbaro, potrebbe mai scrivere:
“…Bot of my hands in agony I bit;
And, thinking that I did it from desire
Of eating, on a sudden the uprise…”
con quel che precede e ciò che segue?
- Questa versione non rende compiutamente la polita terzina dantesca. L’originale è il se-guente:
“…Ambo le mani per dolor mi morsi:
E quei pensando ch’io il fessi per voglia
Di manicar, di subito levorsi…”
- Non mi piace tutta quella storia, né come va a finire. Voi Italiani siete antropofagi!
- Noi che tanto amiamo i negri? Via: non mi risulta che in Italia vi sia il Ku Klux Klan.
- Shut up, Vito!
Scendevamo per Via Colamarino ed il mio amico viveva e parlava e mi costringeva a vi-vere e a parlare – ed ora a scrivere- in chiave di “Peste di Napoli”, sebbene parecchio addo-mesticata. Egli aveva questa’idea di Napoli, dell’Italia e dell’Europa e niente mi faceva spe-rare in un suo ravvedimento.
- In tema di versi danteschi, ora vedrai un campanile. Ti ricordi del famoso Farinata e della sua posizione nell’Inferno? Ti ricordi del verso:
“Dalla cintola in su tutto il vedrai”?
- Non ricordo e non capisco.
Gli tradussi il verso e gli spiegai la situazione.
- Come il personaggio dantesco così immerso nell’eterna tomba, il campanile è alla lava dannato e si tien ritto, mezzo sopra, mezzo sotto, e soffre nel suo orologio.
Ci fermammo a guardare e Louis traduceva a suo esclusivo beneficio la grossa lapide.
- Mi suona in qualche modo familiare -, mi disse alla fine.
- Certo. Arieggia famose parole: “Soldati, venti secoli di storia vi guardano dall’alto di que-ste piramidi”. Citavo a senso e mi rammaricavo di non ricordare le parole originali in france-se. – ll proclama di Napoleone alle truppe, prima di una famosa battaglia in Egitto contro i Mamelucchi.
Louis scoppiò a ridere:
- In italiano Mamelucchi non significa…?
- Quello che vuoi dire si scrive e si pronunzia diversamente. Abbi un po’ di rispetto per quei valorosi soldati di colore, perbacco!
Calcai su “di colore”. Mi guardò perplesso. Gli davo addosso continuamente, per fargli cambiare certe idee preconcette nei nostri riguardi. Evidentemente, decise di vendicarsi:
- Non è a Torre del Greco che si svolse una famosa couvade?
- Sì, ma solo, forse, nella fantasia del Malaparte.
- Campanilista?
Sbottò di nuovo a ridere e guardava il campanile e me. Credeva di aver detto una battuta storica. Gli risposi:
- Non è a Holliwood e a New York che succede quel che succede in “Chocolades for breakfast”?
- Vuoi mettere Torre del Greco con Holliwood o New York?
- E tu vuoi mettere la Moore con Malaparte?
- Shut up, Vito!
- Attento: tu hai mandato a memoria “La Pelle” e simili: non è così che terminano i dialoghi a ferri corti tra il colonnello americano Jack Hamilton ed il capitano italiano Curzio Malapar-te?
- Voi latini siete terribilmente suscettibili!
- Non è questo: ma non vorremmo perdere per nulla al mondo l’occasione di esercitare la nostra ironia. E voi Americani, come siete?
- Degli ingenui, se crediamo di passarcela liscia a punzecchiarvi.
- Bene, questo è quel che si dice essere uomo di spirito.
- This bastard, dirty…
- …wonderful people, colonnello Hamilton, alias Louis. Anche questa era prevista.
Ci lasciammo alle spalle il campanile e scendemmo per Via Comizi, diretti al porto. Louis voleva assolutamente fotografare il Vesuvio dal mare. Scattò un paio di fotografie al vulcano, ma poi prese a fotografare compiutamente il Mulino Marzoli.
- Pittorico e caratteristico, non è vero, Louis?
- Un’industria quaggiù è cosa tanto rara, che bisogna per forza fotografarla perché ti pos-sano credere, quando lo racconterai.
Fotografò anche barche e pescherecci ed i cantieri navali.
- Desidero fotografare i mandolinisti.
- Sorry. Non abbiamo mandolinisti.
- Vuoi scherzare?
- Non scherzo. Spiacente di deluderti.
- Non è per orgoglio che mi dici…
- Non è per orgoglio. Non ce ne sono proprio.
- Incredibile!
La pioggia non ci concedeva tregua e Louis ora non sapeva cosa dire.
- Deluso per non aver trovato il sole?
- Anche qui piove, insomma.
- Sì, anche qui piove. Nothing sun, warmth, azure, mandolini, alle advertising for the tu-rists.
- Ma è una truffa!
- Sì, queste travel-agenncies! Spiacente di deluderti anche su questo punto: the country of the sun is one and only rain.
Poi ci recammo in contrada Leopardi, ove gli feci vedere la Villa delle Ginestre. Restò an-cora una volta deluso. Chissà che cosa s’aspettava. Restò immusonito fino a pomeriggio inol-trato, fin quando, cioè, poté comprare coralli, cammei e conchigliette, cosa che lo riportò nel suo mondo turistico e lo rassicurò circa il buon proseguimento del suo viaggio. Aveva ritrova-to la “sua” Europa. Da Firenze poi mi scrisse. Cominciava a comprendere Dante, in loco.
Quella dei mandolinisti, però, non me la seppe perdonare.
Vito d’Adamo
Da “IL TORRESE” del 7 giugno 1958.
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