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Argomento presente: « Gaetano della Gatta, addio! » | |||||
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ID: 2300 Intervento
da:
messaggio libero
- Email:
email@inesistente.00
- Data:
martedì 19 luglio 2005 Ore: 19:38
Ciao comunità, sono un collega di lavoro di Gaetano quando stava in banca a Torre. Non ero in buoni rapporti con Lui per il suo carattede difficile, volubile, inaffidabile, ma ora che è morto non posso fare a meno di riconoscerGli anche i meriti che c'erano. Gaetano non ha mai pagato una multa a Torre, le contestava tutte e quasi sempre aveva ragione. Non c'è ministro italiano dagli anni 60 ad oggi che non abbia mai ricevuto almeno una lettera dal Nostro. Addio Gaetano, anche da parte mia. Dartagnan |
ID: 2299 Intervento
da:
Gaetano Pepe
- Email:
gaetanopepe9@freemail.it
- Data:
martedì 19 luglio 2005 Ore: 14:08
Caro Gigi, Questo testo l'ho scaricato dalla rete, quando non riuscivi più a rintracciare Gaetano, il nostro amico comune. Aveva 53 anni, sette meno di noi. 4 più di Aniello, tuo fratello, quando è morto due anni or sono. Gigi, diamoci da fare non sprechiamo l'ultimo tempo che ci da generosamente il Signore. Io non ho colto astio, ma solo amore in questa Tua risposta a Gaetano che solo ora hai deciso di sottrarre all'anonimato. Grazie per avermi concesso di inviartela pubblicamente. G. Pepe Risposta anonima ad una E-mail privata di un mio caro amico d'infanzia fuori Torre di cui non trovo più l'indirizzo. Caro G, non avrei avuto nessun diritto di punirti con l'indifferenza e il silenzio dopo un periodo di intensa comunicazione telefonica e via e-mail. La cosa è dovuta alle circostanze ed alle mie problematiche caratteriali, non alle tue. Quelle le paghi già tu in prima persona. (Chi è causa del suo mal pianga se stesso). Ma i tuoi problemi a me non ledono, possono dispiacermi, amareggiarmi, umanamente, ma emergono prioritari i miei problemi che finiscono col "sedersi" sui tuoi. Questo accade con tutti i rapporti d'amicizia, è normale, tutti annaspiamo quotidianamente nel mare della moderna società ipocrita ed egoista nel tentativo di non affogare e l'amicizia si àncora solo ai baluginanti vecchi valori etici e religiosi inculcati fino a noi "anta". Pensa i giovani che non hanno nemmeno questa risorsa. Oggi sono comuni gli sbalzi d'umore, l'instabilità, la difficoltà a trasmettere e recepire nozioni, in una parola la difficoltà al dialogo che si traduce, invece, con i monologhi logorroici unidirezionali che precludono l'assimilazione della comunicazione dell'interlocutore e lo lasciano inappagato, confuso. Ma non è un problema che riguarda solo te. Una delle maggiori difficoltà odierne e saper ascoltare. Tutti abbiamo un bisogno smodato di dire, imporre, postulare. Se il nostro interlocutore eroga dei messaggi si chiude l'"ipoglottite" della nostra ricezione e in quel momento già pensiamo a cosa dobbiamo dire noi, e lo diciamo subito, ancor prima che l'altro abbia finito di esprimere il suo concetto, il suo messaggio, la sua domanda. Ecco precluso il dialogo. Ecco l'angoscia di comunicare con i muri di gomma. Guai se sappiamo di detenere, in questo frangente, un sia pur leggero potere sul nostro interlocutore, non solo rispondiamo a casaccio alle sue precise domande, ma diventiamo aggressivi e per conseguenza inespressivi, ne consegue che il malcapitato compie sforzi sovrumani nel tentativo ri ritessere un mosaico che si riduce a pochissime informazioni, confuse e frammentarie, e solo il suo acume ed il suo intuito possono aiutrarlo a trarre un fievole beneficio. E questo senso quel potere, fatto sostanzialmente di nozioni settoriali, ci autorizza a mancare di tatto, ad usare le password altrui. Entrare ed uscire da un'appartamento depositare materiale, senza pensare che nel contesto arredatorio del padron di casa potrebbe guastare la progettazione; invece di usare la via ovvia e legale della posta; egli, che si guarderebbe bene dal lasciare le sua password a chicchessia. Ma noi napoletani ci portiamo appresso il retaggio della precarietà del viceregno, la scaltrezza, il senso di prevaricare innato, e nello stesso tempo il terrore di essere prevaricati. Caro G, tu non segui il sito Torreomnia attentamente, non hai il tempo di farlo perché non hai il dono dell'ubiquità. Sei assorbito dalla tua immane lotta contro i mulini a vento: la tua linfa vitale, che è comunque un palliativo per i tuoi problemi esistenziali, una linfa che mai potrà risolvere i problemi a monte. Ma d'altra parte è l'unica cosa che ti rimane, anche quando hai le "batterie scariche", come dici tu. Non segui il sito, dicevo, perché nella sezione FOLKLORE/Costumi, v'è una raccolta infinita di motti, proverbi, aforismi di stampo planetario, raccolti tra centinaia di volumi. A cavallo di questa fatica vi è un saggio sui rapporti umani, soprattutto sul rapporto della coppia, quella coniugale. Ma al di la di tutte le considerazioni nulla può essere risolto esistenzialmente al di qua dei limiti della nostra dimensione umana di pensiero, anche di quella delle menti geniali. So che risulta banale e retorico parlare di vecchi valori, di umanità, dello sfuggire dalla presenza diabolica di ciò che una volta era chiamato "merda del diavolo" cioè il danaro. Caro G, siamo prede della più colossale confusione mentale che la storia ricordi. E' la moderna guerra, non più sanguinaria, letale, ma devastante lo spirito, l'anima. L'umanità è oggi ammalata nell'anima. Questo nuovo disegno satanico (non so trovare altra espressione) ci dovrebbe portare a cercare rimedio oltre i limiti della nostra ragione umana, presso qualcosa o qualcuno che, se non vado errato, sembra si chiami Dio; perché al di qua di essa v'è solo confusione, instabilità, tormento, illusione di raggiungere la felicità. Non ho nulla contro di te e nessuno ha insufflato nulla. Ma questo fatto di pensarlo denuncia i tuoi sensi di colpa, in antitesi il sospetto e il piacere che G, è vittima delle sue malefatte che, sin da piccolo, pensava rimanessero impunite, mentre ora la maturità e l'affievolirsi delle forze fanno venire al pettine tutti i nodi e molte speranze e fantasie si avviano al tramonto. Il sospetto che molte goliardate non erano tali, che l'amore, l'affetto, l'amicizia si coltivano con pazienza, per lungo tempo, che, se una terra appare arida vuol dire che soprattutto noi e forse il clima, cioè il destino, l'ha resa tale. Mi hai chiesto di illuminarti su tuoi eventuali errori, e proprio adesso che non squassi più la tua criniera di vecchio leone dimostri finalmente la tua maturità. La forza che stà nell'umiltà, nella consapevolezza dell'atroce domanda: ma dove ho sbagliato. Peccato che questa maturità arriva a cinquant'anni perché prima continuiamo imperterriti a fare quello che fanno gli altri e non come quelli che fanno bene. Il tuo amico Luigi Mari Da Gaetano Pepe, compaesano e commilitone |
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