Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 44 |
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Più
in dettaglio, sulla spiaggia di Bona,il 23 maggio, mentre quasi 400
coralline erano intente alla pesca si scatenò un'allucinante massacro dei
disgraziati equipaggi sorpresi a terra, ed:
"...armi
alle mani bruciarono tutti quei incontrati nonostante che si davano
prigionieri,pur non di meno li spogliavano e li uccidevano..."
(123).
Significativa
la testimonianza diretta del sacerdote don Gerardo Palomba,allora
cappellano dei corallari torresi:
"Allo
spuntar dell'alba si portò in casa del Console nostro un Moro e bussando
la stanza ove il medesimo console dormiva,gli avvisò d'alzarsi,che era in
gran pericolo.
Il Console subito levatosi,
nè trovando il Moro,uscì di
casa per sapere qualche cosa e vide tutti quei barbari armati,ma senza
fidarsi di scoprir cosa.
Inviò subito un suo germano
nella mia stanza e mi fece subito alzar,
così ordinando il Console per
trovar una maniera onde far fuggire tutte le barche.Subito io dal letto
buttatomi ed alla meglio mi vestii,
mi portai dal Console e dopo
averlo aspettato circa 6 muniti lo vidi venire,
e mentre mi diceva,come dobbiamo
far partir da costà le barche,comparve lo Scianuscio collo bastone da una
mano e collo dagano da un'altra,ed arrivato vicino a Noi,seguendolo
grandissima ciurma di barbari,
afferrò il Console con una mano
dicendolo:
Console
ti star legato e cominciò a spingerlo per la prigione.
Io conoscendo chiaro esser noi
romasti schiavi,
voleva salir sopra la mia stanza
per nascondermi sopra un pò'
di danaro,non avendo addosso nessun quattrino,
ma appena mossomi,
che un Turco mi afferrò
gridando:
non
saniar da chi Papasso e dopo un respiro cominciò a spingermi...
fintantoché giungemmo così
alla prigione...
Mai al mio mondo ho veduto un luogo orrido,
simile a quello,mentre oltre
d'aver all'improvviso perduta la bella luce del giorno,restando in un'orrida
oscurità,conobbi esser in un luogo stretto,sudicio,e in terra molto
fangoso,subito per tutte le mie membra mi venne un sudor di morte...
Mentre io per quanto mi permettevano le mie
forze stava piangendo i miei peccati con Dio...quei barbari incominciarono
a portar nell'istessa prigione altri sventurati Cristiani,
che si misero fuori la porta
della detta prigione tre o quattro barbari peggior dei bruti,
che colle armi da punta e da
taglio,
tiravano sopra quei sventurati
che erano costretti entrar in prigione.
Ed ecco una crudele tragedia,
a chi aprivano il capo,
a chi tagliavano le braccia,
le mani,
a chi l'interiora cacciavano
fuori,
finanche a scannar
Cristiani,come porci,
talmente che di 200 Cristiani
chiusi in quella stretta prigione,
non eravamo trenta
sani,
ed il sangue dei medesimi
copriva tutti i piedi...
Dopo adunque più di quattro ore mediante
varie preghiere,
fecero uscir fuori di quella
prigione il Console e poi me...
Alla mattina dei 24...
comparvero
nel luogo del nostro arresto tutti quei barbari Comandanti con faccia
ridente e,
dopo aver fatti vari saluti al
Console,
l'annunziarono la pace e la
libertà sospirata...e senza ritardare un momento il Console si portò a
sollevare tutti gli altri poveri Cristiani nella prigione...
Dopo aver pianto un poco
con essi per il dolore,
mi convenne pensar ad
aiutarli...A
i moribondi...
diedi l'ultima assoluzione con
Sacra Unzione:
accomodati in tal maniera i
feriti mi portai alla marina,
nella quale io non caddi morto
perché
Dio non volle.
Tutta quella maledetta arena era
inzuppata di sangue Cristiano e piena di cadaveri,
tutti sconosciuti da me ed anche
da amici... Dovunque si girava lo sguardo si miravano corpi estinti,
i quali furon tutti portati alla
Sepoltura Eclesiastica,
pagando un pezzo duro l'uno...
Tutti i Cristiani arrestati in Bona fummo
837,tra i quali più di 200 i feriti,
ed i morti,
credo,esser più di cento...
Ora,
Amico mi trovo a Tabarca,
e grazie a Dio,
godo tranquillità..."
(124). |