Toponomastica torrese di Salvatore Argenziano

Presentazione                                    Pag. 1    

Nel 1925 lo Stabilimento Tipografico Palomba & Mazza di Torre del Greco pubblicava il "Vocabolarietto delle Denominazioni Locali di Torre del Greco", opera del Sacerdote Vincenzo Di Donna. Un carissimo amico, Paolo Faticato, mi ha inviato una copia fotostatica della rara e dotta operetta.

Un’altra lettura che mi riporta alle antiche denominazioni è “Una passeggiata a Torre … quanti ricordi” di Mimmo Pugliese.

Ma il ricordo più vivo e esauriente lo ricavo da un prezioso elenco delle denominazioni locali che mi ha inviato il caro amico Vincenzo Garofalo, l’artista del presepio, grande cultore della tradizione popolare torrese e raccoglitore di detti e fatti locali. È lui il vero autore di questa raccolta. A me il modesto compito di averla organizzata secondo percorsi cittadini e di avere aggiunto le foto e qualche commento.

Quasi tutte le foto sono desunte dal Grande Archivio Pubblico Torrese, il sito Torreomnia, l'unico archivio a disposizione di tutti. Le altre sono quelle che amici carissimi mi mandano, per rinnovare il mio ricordo di Torre.

Prendo spunto da queste letture e dalla consultazione del testo di Padre Salvatore Loffredo “… Turris Octavae alias del Greco” per alcune considerazioni sulla toponomastica torrese.

Non intendo elaborare una elencazione esaustiva dei tanti modi per l’antica denominazione dei quartieri e delle strade torresi. Solo alcune considerazioni, quando possibile, sull’origine del toponimo, sulla metodologia della formazione e sulla sua grafia.

 

Il fattore determinante della formazione di un toponimo è una domanda: Dove?, addó?, aró?  

La risposta comporta la precisazione di un avverbio di luogo ed ecco che è nato il toponimo. 

Mmiezo, ncoppa, abbascio, sotto, rinto, add'u, add'a,  seguiti dal sostantivo definiscono il luogo, dando risposta all’interrogativo.

 

Il riferimento avverbiale primario è mmiezo, in mezzo, inteso come luogo centrale dal quale si vedono e si definiscono le altre appartenenze che possono essere abbascio oppurre sotto quando visto dall’alto e ncoppa per chi è in basso.

Mmiezo, scritto con la doppia emme perché forma contratta di “ammiézo”, “in mezzo” ma senza l’inutile apostrofo per indicare l’aferesi. Come locuzione avverbiale mmiezo significa in mezzo ma non solo nel senso di “al centro”. Miéz’a via significa “per la via” e mmiéz’a Parrocchia sta ad indicare “in piazza di Santa Croce” ma non necessariamente nel centro della piazza o addirittura nella navata centrale della chiesa.

Per la grafia dei toponimi osservo per prima cosa che questa dovrebbe essere rispettosa del valore di sostantivo che la locuzione avverbiale ha acquisito e non ripercorrere quella che ne fu la espressione grammaticale.

Abbascio al mare, giù alla marina, era la locuzione primaria. In seguito abbasciammare divenne un sito, un luogo ben definito del territorio torrese.

Vasciammare era il quartiere di Corso Garibaldi, tra la ferrovia e il mare, e se mi chiedevano di dove ero, rispondevo “so’ ‘i vasciammare”, come se dicessi sono di Resina o del Vomero. Vasciammare aveva perduto la caratteristica di avverbio di luogo e si era fatto sostantivo, nome proprio di una località.

Detto quanto sopra, non ritengo più necessario né possibile scrivere abbascio a mare, perché non ha alcun senso compiuto dire “giù al mare”, espressione vaga che non individua un quartiere e anche in considerazione della pronuncia che è decisamente diventata abbasciammare.

Invece per le denominazioni non avverbiali di vie, strade ecc. ritengo opportuno adottare la grafia estesa. Diremo a strata campanile, a via r’a croce ecc. Ciò per il fatto che u rio, a litoranea  ecc. sono riferimenti toponomastici alle strade quale componenti della viabilità urbana diversamente da nturio oppure abbascialitoranea che stanno a indicare una zona, un quartiere nella sua complessività.